capitolo 10

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Mi risveglio con le imprecazioni di Ashton nell'orecchio; mi sta trascinando dentro la sua stanza, rischiando di inciampare nella sedia. Appoggia una mano alla scrivania quando si rende conto che sto scivolando via dalla sua presa e rincara così la dose, stringendomi ulteriormente contro il suo corpo teso per lo sforzo. Lo vedo appena che cerca di raggiungere il cellulare ai piedi del letto, ma se solo muovesse un altro passo, finiremmo per terra entrambi.

«Luke!» Lo sento chiamare, ma nessuna risposta arriva alle mie orecchie. Il diretto interessato deve essersi assopito guardando la TV. Respiro così piano che un dito di Ashton mi si posa sulla gola. «Luke, dannazione!» Impreca a voce alta e un lamento soffocato mi esce dalle labbra. «LUKE!»

Ashton urla il nome del suo migliore amico così forte che la sua voce rimbomba tra le mura; non gli importa di svegliare i vicini o qualsiasi persona possa sentirlo. Il rumore del telecomando che sbatte al suolo ci toglie ogni dubbio: Luke si era davvero addormentato.

Sale le scale di corsa sentendo il suo nome chiamato così ad alta voce; gli ultimi scalini li fa così in fretta da rischiare di inciampare nei suoi stessi piedi. Se non avesse avuto la prontezza di allungare le mani al suolo, avrebbe di sicuro impattato il pavimento con il viso. Li sento i suoi occhi che passano veloci da me ad Ashton; borbotta qualcosa, ma non riesco a sentire che cosa pronunci e Ashton probabilmente deve usare tutta la sua pazienza per non alzare la voce contro di lui.

«Ashton...»

«Luke, ci serve aiuto» indica con un cenno del capo il suo cellulare, ma Luke resta immobile, forse confuso o forse terrorizzato. «Luke, per l'amor del cielo: chiama un'ambulanza!» Il tono di Ashton sembra risvegliare Luke dal suo momentaneo stato di tranche nel quale è entrato.

«No, non abbiamo tempo. È troppo...»

«Allora ho bisogno che tu faccia una cosa per me: prendi le chiavi del pick up di Calum» Ashton le parole le scandisce una per una, ma non perché Luke sia stupido, ma perché sembra essere talmente sotto shock che persino la richiesta più semplice potrebbe rivelarsi complicata da seguire. «Luke, mi hai sentito? Mi serve che tu sia lucido perché sarai tu a guidare. Pensi di farcela?»

Luke non risponde, ci volta semplicemente le spalle e corre giù lungo le scale. Ashton fa la stessa cosa, sollevandomi tra le braccia e portandomi di sotto con lentezza per non rischiare di cadere. Luke ha lasciato la porta aperta e il pick up è già in moto nel vialetto, con tutte le portiere spalancate.

Mi aiutano entrambi a salire in auto, posizionandomi il più stabile possibile contro il sedile; non sento la cintura di sicurezza venire allacciata, solo la portiera che mi si chiude accanto. Luke sale al posto di guida, Ashton si siede al mio fianco e armeggia con il mio braccio così che possa avvicinarmi al suo fianco e stringermi in modo che non mi muova più. Gli poso la guancia sulla spalla senza rendermene conto e le sue labbra finiscono dritte sulla mia testa.

«Andrà tutto bene.» Me lo dice in un sussurro ed io probabilmente annuisco alle sue parole, credendogli.

Luke non rispetta nessun limite di velocità, sento solo il motore andare su di giri ogni qualvolta un semaforo lo costringe a fermare la sua corsa. Arriviamo al pronto soccorso in fretta e Luke ferma il pick up proprio davanti all'ingresso. È lui ad aprire la portiera, ma Ashton fa cenno negativo con il capo.

«Corri, vai a chiamare qualcuno.» Luke annuisce e sfreccia lungo gli ultimi metri che lo separano dalle porte automatiche. Ashton mi fa scendere dall'auto tenendomi tra le braccia, i miei piedi non toccano mai terra.

Due infermieri ci vengono incontro con una barella ed è il medico di turno a portarmi via dalle braccia di Ashton. La sento la sua poca voglia di lasciarmi andare e sono quasi certa che stia persino per dirgli di fare attenzione. Luke si passa una mano tra i capelli, poi mormora qualcosa, ma la mano di Ashton che stringe la mia mi distrae da qualsiasi altra cosa.

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