Non riesco a dormire come in realtà vorrei, ma non so quale delle tante cose successe nell'arco di così poco tempo abbia influito. Il temporale ha ricominciato a imperversare e i tuoni mi fanno sussultare ogni dannata volta che uno di essi fende l'aria. Alcuni sembrano più vicini, altri dispersi in una lontananza che non conosco, ma è qualcosa che comunque non mi impedisce di starmene seduta al centro del letto, in attesa che tutto passi così da poter finalmente riposare.
L'ora sulla sveglia digitale posata sul comodino al mio fianco segna le 03:56; mi rendo conto solo in quel momento di come manchi qualcosa. Non c'è il bicchiere d'acqua lì accanto, devo essermene dimenticata dopo la sceneggiata di Ashton. Conto fino a dieci e poi decido di alzarmi dal letto e scendere al piano di sotto. Non ho sete in questo momento, ma il pensiero di non avere la certezza di quel bicchiere d'acqua non mi farà dormire tranquilla, temporale o no.
Non accendo nessuna luce, non voglio rischiare di svegliare nessuno, soprattutto Ashton. Procedo quindi a tentoni lungo la stanza, socchiudendo appena la porta. In corridoio, quella del bagno la trovo leggermente aperta, mentre quella di Ashton è totalmente chiusa, oserei dire quasi sbarrata.
Il lampione acceso in strada mi regala una buona visuale del corridoio, così cammino in punta di piedi fino a raggiungere le scale. Il corrimano lo trovo freddo, ma mi permette di scendere i gradini con più sicurezza. Non so con precisione quanti siano, dieci o forse quindici. Sono così concentrata nel calcolarli da non rendermi conto di aver appena calpestato un bicchiere di plastica.
Sobbalzo nell'esatto momento in cui un liquido ormai appiccicoso mi bagna la caviglia e soprattutto quando realizzo che la caduta è ormai inevitabile. Perdo la presa sul corrimano, sbattendo il palmo della mano contro quello che immagino essere l'angolo di uno scalino. Impreco sia per il dolore che per lo spavento.
Non ho niente a cui aggrapparmi per arrestare la mia caduta disastrosa, devo ormai essere addirittura arrivata alla fine delle scale perché mi ritrovo, senza nemmeno volerlo, sul pianerottolo. Sbatto entrambe le ginocchia al suolo, ma in qualche modo riesco a non picchiare la testa solo perché ho posato le mani in avanti subito dopo.
Mi sto mordendo il labbro inferiore così forte per non urlare da non sentire nemmeno il sapore di sangue sulla lingua. Respiro pesantemente, forse volendo semplicemente calmare il battito del cuore. Vorrei alzarmi in fretta, ignorando il dolore che sento ovunque, ma non ce la faccio. Resto lì immobile per quelli che sembrano minuti infiniti. Poi qualcuno compie il lavoro che dovrei invece fare io stessa: vengo sollevata da terra in un attimo.
Sono stata così concentrata sullo sperare di non essermi rotta nessun osso del corpo da non aver minimamente notato la luce del salotto prendere vita e Ashton materializzarsi al mio fianco come un fantasma. Quando mi rendo conto che si tratta effettivamente di lui, quello che mi aspetto di trovare sul suo viso è la stessa identica espressione colma di rabbia che mi ha riservato prima di sbattersi la porta alle spalle. Invece lo vedo con gli occhi dilatati per la paura e lo spavento, con tanto di mascella tesa e serrata.
«Hayden, stai bene?» Entrambe le sue mani sono posate sui miei fianchi. Respira in fretta e li vedo i suoi occhi percorrermi il corpo su e giù più volte, soffermandosi poi su gambe e braccia. Non aveva ancora pronunciato il mio nome.
«Sì.» Annuisco in fretta, sussultando persino sui miei stessi piedi quando Ashton mi prende il viso tra le mani; non si rende nemmeno conto di aver posato il pollice sul mio labbro inferiore.
«Hai sbattuto la testa?» Sussurro un no in risposta e sembra quasi che il suo timore evapori nel momento stesso in cui demolisco i suoi dubbi.
«Solo le ginocchia, credo...» aggiungo in fretta. Ashton è così sollevato nel sentire quelle parole che emette un sospiro ed io rabbrividisco nel sentire il suo respiro infrangersi dritto sul mio viso. «Sto bene.»

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UNPREDICTABLE
Fanfic«Io non lo so che cosa c'è tra di noi e probabilmente vorrei che nemmeno ci fosse niente. Io e l'amore non andiamo d'accordo.» Mi mordo le labbra alle sue parole e non mi rendo conto che la mano di Ashton ha raggiungo la mia guancia. «L'amore è anch...