Per qualche strano motivo che non conosco, Michael deve essere in ritardo. Di solito mi aspetta seduto sulla panchina adiacente all'ingresso, ma quando arrivo non è lui quello che sta parlando animatamente al telefono. Nella caffetteria ci entro svelta e nonostante oggi non sia molto affollata, riesco a evitare persino Amber o forse è lei che non si accorge di me, diretta come un fulmine verso il bagno in fondo al corridoio.
L'immagine riflessa nello specchio quasi mi spaventa: alcune lacrime sembrano addirittura essere rimaste intrappolate tra le ciglia, sciogliendomi l'ultimo accenno di mascara rimasto. Il getto dell'acqua è gelido, ma non tento nemmeno di regolarlo, tanta è la fretta di cancellarmi dal viso la sensazione di aver pianto inutilmente.
Strappo un pezzo di carta per le mani dalla parete e lo inumidisco appena per passarmelo lentamente sotto agli occhi. Peggioro la situazione perché mi rendo conto di come il nero del mascara sia ancora lì, ma è comparso anche un leggero rossore dovuto allo sfregamento. I capelli li lego in un nodo scomposto sopra la nuca e sussulto quando la suoneria del mio telefono echeggia nell'ambiente silenzioso.
Michael è seduto al bancone, con il cellulare incastrato tra la spalla e l'orecchio, impegnato ad arrotolare la manica della camicia che indossa fin sopra al gomito. Gli scivolo accanto, pizzicandogli il fianco e facendolo sussultare. Impreca quando il telefono rischia di cadere al suolo, anche se con un movimento repentino riesce a recuperarlo.
«Sei sempre la solita.» Sbuffa, massaggiandosi il punto dolente prima di passarmi un braccio intorno alle spalle e schioccarmi un bacio umido sulla tempia che mi fa arricciare le labbra.
«Sei in ritardo.» Lo ammonisco, riuscendo a prendere posto sull'alto sgabello accanto al suo. Non ci sediamo mai ai tavolini, preferiamo lasciarli a chi vuole studiare e poi qui le ordinazioni arrivano prima.
«Sono stato trattenuto a lezione» replica Michael, stringendosi appena nelle spalle. «E tu hai sicuramente pianto.» Aggiunge, scrutandomi con quei suoi occhi chiari. Non provo nemmeno a difendermi, non riuscirei comunque a convincerlo del contrario.
«Sei insopportabile.» Sbuffo, ruotando appena lo sgabello.
«Cos'è successo?» Il tono di Michael questa volta è serio, mi posa persino una mano sul ginocchio costringendomi a voltarmi completamente verso di lui.
Non faccio in tempo a rispondere alla sua domanda perché Amber compare dietro di noi, posando una mano sulla spalla a entrambi. Michael si affretta a interrompere qualsiasi contatto fisico con me, arrossendo fino alla punta dei suoi capelli blu ormai scoloriti.
«Ciao.» Mi volto verso Amber, trattenendo a stento una risata.
«Non ti ho visto entrare.» Borbotta; Michael diventa improvvisamente silenzioso ogni qualvolta Amber si trova nei paraggi e mi domando come lei ancora non abbia capito perché.
«Sono andata subito in bagno a lavare le mani.» Michael sbuffa appena alla mia bugia, ma Amber ci crede e va bene così. A Michael dà un veloce bacio sulla guancia prima di fare il giro dietro al bancone.
«Che cosa vi porto?» Domanda poi, scrivendo qualcosa sul blocco delle ricevute. Michael fa finta di pensarsi qualche secondo prima di ordinare un bagel al salmone e una Coca Cola. Io chiedo un semplice tè freddo al limone.
Il silenzio di Michael mi rende nervosa, ma lo so che lo sta facendo di proposito; non vuole che altri possano sentire la nostra conversazione. E poi preferisce osservare Amber quando ne ha l'occasione. Quando mi porta l'ordinazione vorrei davvero dirle che non era necessario aggiungere tutto quel ghiaccio, ma Michael, accorgendosi della mia espressione, mi lancia una semplice occhiata che significa solo chiudi la bocca e bevi il tuo tè pieno di ghiaccio.
Michael mi porge un pezzo del suo bagel ed io non faccio in tempo a dirgli grazie perché vengo distratta dal tintinnio della porta che si apre. È Calum quello che compare trafelato, dirigendosi di corsa verso il bancone. Non sembra nemmeno che si sia accorto di noi, impegnato com'è nell'attirare l'attenzione di Amber.
«Cal?» Lo chiamo infine, posandogli una mano sul braccio che ha posato proprio al mio fianco. Sembra una bomba a orologeria. «Va tutto bene?»
«Sì» replica in fretta. «No, forse... non lo so.» Sbuffa infine rassegnato, prima di lasciarsi cadere però sullo sgabello vuoto accanto a quello di Michael.
«Sembri sconvolto. Che succede?» Calum si passa una mano sul viso.
«Sono sotto esame. I professori stanno facendo una pausa, ma io sono il prossimo» annuiamo entrambi alle sue parole. «Sono agitato, sto morendo di fame e potrei persino rimettere il pranzo di Natale di qualche anno fa se non mi do una calmata.» Parla così in fretta da mangiarsi qualche parola di troppo.
«Biochimica con il professor Sin?» Domanda Michael e Calum annuisce quasi disperato a quella sua domanda. «Andrà bene, tranquillo, ho dato l'esame il mese scorso. Ti farà solo un paio di domande, non approfondisce nessun argomento in particolare.» Calum sembra tranquillizzarsi appena, nonostante il suo colorito suggerisca tutt'altro.
«Dimmi tutto.» Amber arriva finalmente a prendere l'ordinazione di Calum.
«Un caffè lungo, per favore. Magari doppio» scivola appena sullo sgabello, stringendosi nelle spalle. «Anzi triplo, forse quadruplo.» Aggiunge in un sussurro senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Mi alzo dallo sgabello solo per raggiungerlo e abbracciarlo da dietro, posandogli il mento sulla spalla. Calum sospira giusto per un secondo, poi posa le sue mani sulle mie e volta appena il viso nella mia direzione.
«Non so niente di Biochimica, ma sono sicura che andrai benissimo. Ti ho sentito ripetere per giorni interi le stesse cose.» Calum alza gli occhi al cielo, ma sorride. «Promettimi solo che non vomiterai sulle scarpe di nessuno.»
«Non posso assicurartelo, ma grazie dell'incoraggiamento.» Amber gli lascia il caffè sul bancone e Calum scivola via dalla mia presa solo per alzarsi e stringermi in un abbraccio.
«Ci vediamo stasera a cena allora.»
«Mikey, aspettiamo anche te» aggiunge veloce Calum, prima di dirigersi verso l'uscita. «Luke vuole ordinare sushi e anche Ashton sarà sorprendentemente dei nostri.» Non so se lo dica rivolto più a me in particolare o se a Michael, in modo da convincerlo ulteriormente.
«Ci sarò.» Risponde semplicemente il mio amico, facendogli poi un cenno di saluto.
Riusciamo a raggiungere il campus circa una ventina di minuti più tardi; non so che lezione debba frequentare Michael, ma io sono in ritardo per Economia e mi tocca quasi persino correre.
«Non è successo niente, davvero.» Rispondo per l'ennesima volta alla domanda di Michael; lui sbuffa perché lo sa che non è assolutamente vero.
«Perché devi raccontarmi bugie?» Non è offeso o arrabbiato, il ghigno sul suo viso mi leva qualsiasi dubbio a riguardo. È che non mi va di raccontare la verità, non quando di lì a breve saranno tutti a cena insieme.
«Non ti sto raccontando bugie» spingo la porta a vetri lasciandola aperta così che anche Michael passi. «Sono in ritardo, non abbiamo più tempo di spettegolare sulla mia vita.»
«Ti odio quando mi nascondi le cose.» Michael sbuffa di nuovo, io invece gli lascio un veloce bacio sulla guancia.
Salgo le scale in fretta, raggiungendo l'aula appena in tempo prima che la lezione cominci. Presto poca attenzione, sono ancora con la testa in camera di Ashton, con lui tanto vicino da respirarmi addosso e gli occhi pieni di rabbia solo e soltanto per me. Il docente ci saluta ancora prima che io riesca a realizzare di che cosa abbia trattato per tutto il tempo.
Perfetto.
Torno a casa da sola perché Michael ha un altro impegno prima della cena; è Luke ad aprirmi la porta non appena io tento di fare altrettanto. Sussulto e lui sogghigna, posandomi entrambe le mani sulle spalle per evitare di perdere l'equilibrio, tanta è la sua fretta di uscire di casa per recuperare la cena.
Poso la borsa all'ingresso lasciandomi sfuggire un sospiro, che di sollievo ha ben poco. In salotto ci entro solo qualche minuto più tardi, rendendomi conto solo ora di non essere da sola. Ashton è seduto in modo scomposto sul divano, con una sigaretta accesa tra le labbra e una bandana blu elettrico a tenergli fermi i capelli castani.

STAI LEGGENDO
UNPREDICTABLE
Fiksi Penggemar«Io non lo so che cosa c'è tra di noi e probabilmente vorrei che nemmeno ci fosse niente. Io e l'amore non andiamo d'accordo.» Mi mordo le labbra alle sue parole e non mi rendo conto che la mano di Ashton ha raggiungo la mia guancia. «L'amore è anch...