capitolo 24

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«Ricordami di quale festa stiamo parlando.» Calum me lo dice solo dopo aver posizionato al loro posto tutte le posate per la cena; io chiudo lo sportello del frigorifero, reggendo con una mano sia la bottiglia dell'acqua che la bibita gassata di Luke.

«Non ne ho idea, Calum» replico, legando i capelli in una coda alta perché non mi diano fastidio sul viso. «Me l'ha detto l'amico Luke qualche giorno fa.» È lui stesso a comparire in cucina, aggiustandosi la maglietta sui fianchi e sulle spalle; ha i capelli ancora umidi di doccia. Calum lo guarda come se si aspettasse una risposta, che però non arriva.

«Qual è la festa della quale parla Hayden?» Chiede alla fine Calum, mescolando qualcosa in una delle due padelle accese sui fuochi.

«Dovrei saperlo?»

«Me l'ha detto Andrew l'altro giorno» replico, recuperando i bicchieri dalla credenza. «Dice che si tratta di qualcosa per la fine del semestre...»

«Ah, quella festa» le labbra di Luke si distendono in un sorriso stanco. «Ne parlavamo ieri, Cal! Non possiamo non andare.» Calum non sembra del tutto convinto, ma annuisce.

La porta d'ingresso viene aperta qualche istante più tardi e la risata di Michael echeggia tra le pareti di casa; Ashton, subito dietro di lui, si schiarisce la voce e un leggero odore di fumo aleggia nell'aria. È lui a fare un veloce cenno con il capo verso di noi prima di sparire al piano di sopra. Michael invece si ferma con noi, schioccandomi un bacio sulla tempia.

«Parlate della festa di fine semestre, vero?» Michael prende posto accanto a Luke. «Vieni anche tu? L'ho già detto sia a Lydia che a Kate.»

«Sì, certo.»

Quando Ashton ritorna in cucina, lo fa indossando degli abiti più comodi e il solito profumo gli aleggia sulla pelle. Lo sento chiaramente quando mi passa accanto, posandomi una mano sul fianco a intimarmi di farmi passare proprio di . Siede nell'altra sedia accanto a Luke dopo aver recuperato qualcosa dal frigorifero. Con un gesto fin troppo brusco tira via il cesto del pane dalle grinfie di Luke.

Mi siedo sulle ginocchia di Michael perché l'ultima sedia rimasta libera è quella dall'altro lato del tavolo, ma ho promesso a Calum di aiutarlo con i piatti. Nessuno di noi sa bene come e quando gli sia comparsa questa smania di cucinare per tutti, ma non ci lamentiamo troppo. In forno stasera c'è del pollo con delle patate arrosto, in una delle due padelle invece c'è del pesto.

Ascolto distrattamente ciò di cui stanno parlando i ragazzi, mi rendo conto di aver posato lo sguardo sulle braccia e sulle mani di Ashton. C'è una vena sulla sua mano destra che sembra pompare più sangue del necessario; ha persino le dita sporche di carboncino. Sussulto quando il timer di cottura della pasta trilla in cucina e di conseguenza, lo stesso Michael sobbalza sotto di me.

Mi alzo in fretta a recuperare i piatti, ma lo sguardo di Ashton lo sento sulla schiena a ogni minimo movimento che compio. Calum sembra sapere esattamente come dosare le porzioni ed io le distribuisco così come mi viene indicato. Non so bene come, ma finisco a sedere nel posto accanto ad Ashton; di solito siamo seduti sempre l'uno di fronte all'altra.

La cosa finisce con l'essere un bene, ma anche un male. Se da una parte non rischio di incrociare il suo sguardo, dall'altra sento la carica proveniente dal suo corpo arrivarmi addosso quasi volesse darmi la scossa. I nostri gomiti sono fin troppo vicini, il tavolo sembra essersi persino rimpicciolito con l'aggiunta di Michael. In compenso però, la cena è squisita.





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