La crocchia nella quale avevo acconciato i capelli qualche ora prima si è completamente rovinata e ora giacciono liberi sul cuscino, dove ho poggiato anche la guancia. Una ciocca è intrappolata tra le dita di Ashton, che non smette di giocarci facendomi sorridere nonostante abbia gli occhi chiusi e non possa guardarlo direttamente in viso.
Ashton è sdraiato sul fianco e se con una mano è impegnato a giocare con i miei capelli, l'altra se la tiene sotto al mento così da sostenersi il capo. È immobile nella stessa posizione da minuti interi e non sembra intenzionato a muoversi di lì. Non ho idea di che ore possano essere, il mio telefono continua a essere spento e la sveglia digitale sul mio comodino lampeggia costantemente lo stesso orario: 00:00.
«Mi sono sempre piaciuti i tuoi capelli.» La voce di Ashton è roca quando pronuncia quelle parole; socchiudo gli occhi solo per scoprire che in realtà sul viso di Ashton c'è un sorriso che avevo solo immaginato.
«Ah sì?» Sono piuttosto incuriosita da quella sua affermazione, ma mi stringo appena nelle spalle. «Stavo quasi pensando di tagliarli, sono diventati troppo lunghi.»
«No, ti prego» questa volta sollevo il capo, posandomi la mano sotto al mento per assumere la stessa posizione di Ashton. «Non potrei più fare questo altrimenti.»
Ashton ripete il gesto di attorcigliarsi una ciocca dei miei capelli tra le dita, trattenendola fino ad avvicinarsi al mio viso, lasciandomi un lieve bacio sulle labbra. Sorride, ma gli poso una mano sul petto a scostarlo; Ashton sbuffa, lasciandosi poi cadere sul materasso.
«Che ore sono?» Allunga una mano fino a raggiungere il comodino, recuperando il suo telefono. Prima di rispondermi però controlla le notifiche arrivate nell'ultimo paio d'ore.
«Le 21:23» mormora, bloccando nuovamente lo schermo e lasciando che l'apparecchio resti fermo, in bilico sul suo petto. «Calum chiede se stiamo bene.»
Annuisco alle sue parole e torno a posare la guancia sulla federa fresca del cuscino. Il profumo di Ashton è impregnato ovunque: tra le lenzuola, sui cuscini. Lo sento persino sulla mia pelle.
«La televisione che parla da sola in salotto mi mette una certa ansia.» Ashton scoppia a ridere, ma è d'accordo con me.
«Vieni giù allora, sto morendo di fame.» La sua non è una proposta, ma un vero e proprio ordine al quale io sono costretta a obbedire perché si sta già alzando dal letto, districandosi dal groviglio di lenzuola.
La maglietta che recupero non è la mia, me ne accorgo però solo una volta indossata. Ha il profumo di Ashton ed è più lunga del normale. Lui si volta nella mia direzione, probabilmente a cercare proprio quello stesso indumento; il guizzo sulla sua guancia non mi sfugge ed io stessa abbasso lo sguardo sulla maglietta, portandomi dietro le orecchie alcune ciocche ribelli di capelli.
«Non so dove sia finita la mia.» La mia è una bugia e forse Ashton ne è persino a conoscenza; si inumidisce le labbra, ma annuisce.
«Puoi tenerla, ti sta bene.» Me lo dice in fretta, infilandosi il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni. Tengo per me il fatto che si tratti di una delle sue magliette preferite.
Lo seguo poi attraverso la porta, scendendo di corsa le scale e spegnendo le luci del corridoio. La televisione si è zittita, Ashton è già in cucina che armeggia con qualcosa.
«Hai intenzione di improvvisarti chef proprio oggi?» Glielo chiedo sedendomi sulla prima sedia libera che trovo, osservandolo di spalle.
«Parli così perché non hai mai assaggiato i miei rinomati toast al formaggio.» Ashton si piega sulle ginocchia per raggiungere lo scomparto in cui Luke ritira le confezioni di pane per i tramezzini iniziate.

STAI LEGGENDO
UNPREDICTABLE
Fanfiction«Io non lo so che cosa c'è tra di noi e probabilmente vorrei che nemmeno ci fosse niente. Io e l'amore non andiamo d'accordo.» Mi mordo le labbra alle sue parole e non mi rendo conto che la mano di Ashton ha raggiungo la mia guancia. «L'amore è anch...