Ashton siede sul bordo del letto con ancora la mia mano stretta nella sua; mi guardo intorno qualche secondo, come a dover decidere ancora sul da farsi. Odio il buio tanto quanto i temporali. Il telefono di Ashton squilla di nuovo, ma è un messaggio che legge velocemente prima di digitare con altrettanta fretta una risposta.
«È Calum, chiede se stiamo bene.» La luce artificiale del display gli illumina gli zigomi e gli occhi; ha un leggerissimo accenno di barba sulle guance.
«Lui dov'è?»
«Da sua nonna, la luce è saltata anche lì.» Ashton blocca lo schermo del telefono solo per riattivarlo quando si rende conto che al buio totale non possiamo rimanere.
«Ma riaggiusteranno tutto subito, vero?» Sono consapevole di suonare come una bambina capricciosa, ma non posso proprio evitarlo.
«Credo di sì, Hayden» Ashton è divertito nel rispondermi, ma non ci do nemmeno troppo peso; mi tira leggermente verso di lui, tanto che le nostre ginocchia finiscono con lo sfiorarsi. «Hai intenzione di rimanere lì impalata fino a che non riattiveranno la corrente?»
«No, io...» cerco una qualunque scusa da potergli rifilare perché è proprio quello che voglio fare in realtà. «Hai occupato tutto il letto.» Ashton scoppia a ridere, si sposta verso destra e mi tira di conseguenza giù con lui. Mi ritrovo seduta sul materasso senza che nemmeno me ne renda conto, finendo con il cozzare contro la sua spalla.
«Comoda?»
«Che cosa facciamo?» Lo sento stringersi nelle spalle.
«Aspettiamo.» Sorride quando sbuffo.
In casa non vola una mosca, gli unici rumori udibili sono il ticchettio dell'orologio in salotto e la pioggia che batte lenta sui vetri della stanza di Ashton, quasi stesse scandendo i secondi. Ashton ha tolto la suoneria del cellulare perché lo sento vibrare sul letto. Lo schermo è così rovinato che faccio persino fatica a leggere il nome che lampeggia su di esso.
«Mike, che succede?» Ashton si porta il cellulare all'orecchio e nonostante Michael non sia in vivavoce, la comunicazione arriva forte e chiara persino a me.
«Dimmi che sei con Hayden, il suo telefono risulta irraggiungibile.» Mike è preoccupato, lo percepisco dal tono della sua voce. Aggrotto però le sopracciglia perché so bene dove si trova il mio telefono e posso giurare di non averlo mai sentito squillare.
«È qui accanto a me, puoi tornare a respirare.» È una fortuna che Michael non possa vedere il sorriso che Ashton si è dipinto sulle labbra.
«Hayden, dico sul serio: un giorno di questi morirò e sarà tutta colpa tua!» La sua voce risulta così alta che non ho nessun problema nel figurarmelo come se fosse qui davanti a me. Né io né Ashton comunque abbiamo tempo di replicare, la comunicazione si interrompe l'istante seguente.
«Antipatico...» Ashton blocca il telefono e il buio torna padrone.
Lascio andare la sua mano solo per alzarmi dal letto e incrociare le braccia al petto. Raggiungo la porta della sua stanza a tentoni e sul momento non mi segue, lo sento semplicemente imprecare. Si alza qualche istante più tardi, fino a raggiungermi a un passo dalla soglia.
«Dove stai andando?» So di essere uscita in corridoio, devo solo raggiungere la porta della mia stanza senza sbattere contro la parete accanto. È lui ad arrivare in mio soccorso, attivando svelto la torcia del telefono e facendomi così strada. «Mi dici che diavolo stai facendo?»
Ashton mi afferra il lembo della maglietta e non capisco se il suo intento sia quello di supportarmi o di bloccare definitivamente i miei passi. Riesco comunque a raggiungere la porta e a spalancarla del tutto.

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UNPREDICTABLE
Fanfiction«Io non lo so che cosa c'è tra di noi e probabilmente vorrei che nemmeno ci fosse niente. Io e l'amore non andiamo d'accordo.» Mi mordo le labbra alle sue parole e non mi rendo conto che la mano di Ashton ha raggiungo la mia guancia. «L'amore è anch...