capitolo 4

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La guancia di Ashton scatta in un movimento quasi involontario ed io noto un accenno di barba su di essa; la mano di Calum mi si apre sulla schiena e mi dà quasi persino fastidio. Però non riesco a muovermi di lì: ho gli occhi di Ashton puntati addosso. Persino Luke si è ammutolito e non fa che guadarci con confusione. Probabilmente anche Calum ha la stessa espressione, ma io non la vedo.

È Calum stesso a chiamare il nome di Ashton, permettendomi di riprendere un minimo di fiato solo perché i suoi occhi si posano finalmente su qualcuno che non sono io. Il suo castano chiaro cozza con quelli molto scuri di Calum; il pugno della mano sembra quasi rilassarsi. Calum deglutisce, Luke posa una mano sulla spalla di Ashton, che però se la scosta di dosso con un movimento tanto brusco da provocare un'ombra di delusione sul viso di quest'ultimo.

«Begli amici del cazzo che mi ritrovo.» L'accusa di Ashton è pesante prima di abbassarsi e recuperare lo zaino da terra; il corpo di Calum si tende a quelle parole. Non credo si aspettasse quella reazione e la cosa mi confonde alquanto.

Ashton aggiunge un'altra imprecazione, ma lo fa sottovoce. C'è un vaso azzurro cielo accanto al divano che si infrange al suolo nel momento in cui vi passa accanto, urtandolo con lo zaino stesso. Luke chiude gli occhi a quel suo gesto, ma non dice niente né muove un passo.

Tutti noi lo osserviamo salire lentamente le scale; Luke prova a chiamare il suo nome una prima volta, ma è solo alla seconda che Ashton si volta appena per mormorare un semplice fottiti e poi proseguire la sua salita.

Solo quando sentiamo la porta della stanza chiudersi probabilmente alle sue spalle, il fiato trattenuto lo rilasciamo tutti: Luke si passa una mano tra i capelli biondi, cercando Calum con lo sguardo. È proprio lui a lasciarsi andare a una serie di colorite imprecazioni, allontanandosi dal mio fianco per fare su e giù per il salotto. Della musica rimbomba all'improvviso nell'aria e li vedo entrambi alzare gli occhi al cielo. Non so bene quando Luke si sia avvicinato per stringermi contro il suo fianco.

«Non pensavo che l'avrebbe presa così male.» Borbotta Calum, facendo persino schioccare la lingua. Luke in risposta sospira ed io mi chiedo se sia il caso di fare qualche domanda in più per cercare quantomeno di comprendere la situazione nella quale mi sono cacciata.

«Che diavolo è appena successo?» Calum incrocia prima il mio sguardo, ma poi quello di Luke che annuisce con un leggero sospiro.

«Hayden, è una lunga storia e...»

«Non ho nessuna fretta.» Interrompo Luke senza nemmeno rendermi conto del tono che mi scaturisce dalle labbra. Lui torna a mordersi il piercing che porta al labbro, forse in un riflesso involontario per nascondere il nervosismo. È di nuovo Calum a prendere parola però.

«Prima dell'aneddoto noiosissimo voglio che tu sappia una cosa: non avevamo intenzione di usarti per uno scopo ben preciso.» Raddrizzo per bene la schiena a quelle sue parole, forse preparandomi a ricevere una notizia non molto piacevole.

«Che cosa vorrebbe dire?»

«Ricordi Justin, vero?» È Luke a sondare il terreno ed io annuisco in fretta.

«Dove vuoi arrivare?»

«Ricordi che Calum ti ha detto che Ashton lo ha cacciato per aver dato quasi fuoco al salotto?»

«Me lo ricordo, sì.» Replico ancora, in attesa che il discorso si faccia più concreto e non solo una reminiscenza di quanto detto il giorno prima.

«Prima di Justin - e un altro paio di ragazzi - abbiamo avuto una coinquilina: Malia.» Non riesco a decifrare in quale tono Luke pronunci quell'ultima frase con quel dettaglio, ma è qualcosa che non porterà a nulla di buono; Calum addirittura sbuffa.

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