La mia vita ha preso una strana piega. Di mattina presto mi alzo e vado al mio turno di guardia con Kail, frequento le lezioni, pranzo con i White, studio un po', James viene a prendermi e mi istruisce con i suoi modi alquanto discutibili, insegnandomi le leggi dell'assassino e i trucchi per sopravvivere ad uno scontro frontale, mi porta a mangiare qualcosa o a bere qualcosa, ceno con Ally, aspetto che se ne vada a dormire e a volte faccio il turno di guardia di notte.
Questa storia va avanti da una settimana circa.
La mia testa fa brutti scherzi per l'assenza di sonno, in compenso sto diventando bravissima con l'Artemis... ho un insegnante molto bravo per quanto irrequieto.
-Clare! Clare!!- mi sveglia Ally -La smetti di dormire sui banchi.. eppure dormi un sacco la notte!-
Borbotto qualcosa in una lingua quasi straniera e sbadiglio. La prof. guarda verso di me con fare comprensivo. Sono stati informati dal Direttore, sanno della mia guardia e anche delle mie sessioni di allenamento.
Kail entra in classe. Ha il fiato corto, le pupille dilatate e la pelle imperlata da un leggero strato di sudore. I suoi occhi sono fuori dalle orbite, è quasi buffo. Anche se l'ansia un po' mi invade il corpo e toglie il sonno.
-Signora Mills! Mi serve Clare Payhad! A rapporto con il preside!- urla e poi mi guarda. Io mi alzo senza una parola e attraverso l'aula con fare annoiato. Non ho ancora fatto pace con Kail. Non mi ha detto dei miei genitori!
Imperdonabile e stupido
Esco e gli passo accanto con disinvoltura.
-Che succede, Kail?- gli chiedo con indifferenza, adottando il mio tono più freddo. Mi prende sottobraccio.
-Dovresti stare di meno con quel Black... a quanto pare l'indifferenza è contagiosa- commenta senza guardarmi. Sa di aver sbagliato, lo capisco dai gesti isterici che lo seguono ovunque vada
-Cosa succede, Kail?- ripeto calcando il suo nome con rabbia.
I suoi muscoli si contraggono e li vedo guizzare sotto la sua pelle.
-Hai una spedizione-
-Dove dobbiamo andare?-
-Dovete- mi corregge e sembra infuriato come se non fosse una sua volontà e so bene che non lo è.
-Dobbiamo? Io e ?-
Digrigna i denti.
Mi conduce all'entrata dove mi aspetta James, appoggiato allo stipite della grande porta a vetri di colori diversi. Ha le braccia incrociate al petto, i jeans neri stretti, la camicia nera con dei filamenti scarlatti che evidenziano i suoi occhi vermigli ed un sorriso simile ad un ghigno stampato sul volto. Conosco quel sorriso maligno.
Deve aver insistito lui affinchè Kail restasse qui. E deve aver ottenuto il consenso del preside.
-Ehi, rossa- mi saluta distaccandosi dallo stipite.
-Ciao, biondino- lo schernisco mentre i suoi capelli chiari subiscono l'effetto del vento che si sta alzando, gelido.
Mi stacca, fisicamente, da Kail.
-Andiamo- mi fa James. Kail lo blocca da dietro, prendendolo da un braccio.
-Riportala sana e salva o provvederò a farti saltare la testa-
Io lo guardo con sorpresa, James lo guarda con disgusto per poi sfoggiare la sua malignità.
-Mi sembra che la scorsa volta sia stato io a salvarle chiappe- ricorda con ironia.
Kail fuma di rabbia. James mi prende per il braccio e mi trascina via.
-Andiamo- ripete senza stizza quasi schernendo il gesto di Kail.
-Ok ok ma piano!!- mi ribello io faticando a stargli dietro per le scale.
Ci allontaniamo di un po' verso la città.
-Sembri distrutta.- commenta guardandomi con la coda dell'occhio. Il suo sguardo rosso dovrebbe risultarmi inquietante, soprattutto da questa prospettiva, ma ormai mi è troppo familiare.
-Non sembro, sono. Per ora faccio sia il turno di mattina che quello di notte con Kail e dormo poco- dico guardandomi la punta delle scarpe. Siamo gli opposti in questo momento: io rossa, lui biondo, lui maschio, io femmina, lui in nero e rosso, io in bianco e azzurro, io metà guerriera, lui vampiro. Il bene, lui il male.
-...capisco- incalza le mie parole con una punta di ironia nella voce che però maschera un pizzico di irritazione.
-Dove stiamo andando?- chiedo per smorzare la tensione creata.
-Un linea E è stato avvistato in città- mi riferisce. -Il preside mi ha ordinato di portarti con me...-
-Tu non volevi?-
-È pericoloso, specie per una nuova-
Abbasso di nuovo lo sguardo. E lui fa per dirmi qualcosa.
-Sì ho capito- dico secca.
Arriviamo in città avvolti in un silenzio teso
-Ma nonostante il fatto che io non vorrei tu fossi qui, devo istruirti, quindi- mi mette una mano sugli occhi-Devo farlo bene-
-Cosa fai!?-
-Cosa senti?-
- Sei impazzito? Cosa vuoi che senta?-
-Zitta. Ascoltami e basta, Mrs Payhad, dovresti avvertire qualcosa. Come del pericolo, come... se qualcuno ti stesse attaccando. Ascolta la tua anima, ma non avere paura- mi dice dapprima infastidito poi ammorbidito dalla mia postura rigida.
-Perchè non dovrei avere paura?- chiedo rassegnandomi alla mia momentanea cecità e chiudendo gli occhi sotto il suo palmo ampio
-Perchè ci sono io e ti assicuro che non sei in pericolo-
Non sono in pericolo? Perchè lui non mi sembra proprio un angelo. Non sono in pericolo, anche se sono diventata l'allieva di un BlackWarrior?
Questa rassicurazione è un po' fuori luogo data la sua natura eppure funziona. Eppure so che non mi accadrà niente di brutto.
Mi concentro. Strizzo gli occhi. Una sensazione strana mi pervade: sudo freddo. Sento Artemis tremare e sento come se mi pesasse nella cintura. Come se diventasse di piombo e la forza di gravità la stesse facendo cadere e io fossi costretta a sorreggerla prima che possa cadere in un frastuono turbinante anche se so bene che è ancorata alla mia cintura, chiusa e al sicuro, proprio come me.
Il mio sguardo sotto le palpebre chiuse si sposta verso un punto preciso.
Alzo un dito nella direzione del mio sguardo, istintivamente, senza pensarci su, come se una voce me lo avesse sussurrato.
-Molto brava- dice sfiorandomi l'orecchio con le labbra. Piccole scosse elettriche attraversano il mio corpo e piccoli brividi mi ricoprono la pelle come un mantello che però tengo stretto. Mi toglie la mano dagli occhi. Quando lo guardo i suoi occhi sembrano prendere fuoco.
-Prepara Artemis. Anche se farò in modo di non fartela usare- mi ordina come un generale e inaspettatamente mi scopro ad ubbidirgli ciecamente.
Si avvicina ad un uomo in giacca e cravatta, ha le scarpe lucidissime e gli occhi neri.
L'uomo sta aspettando con una valigetta in mano, sembra in cerca di qualcuno. La normalità e la serietà dei suoi abiti lo fanno sembrare una figura secondaria appartenente ad un dipinto, come facesse parte dello sfondo. In effetti, ad Alcanta è normale incontrare delle persone come lui, intenti nei loro impegni lavorativi, sempre seri e in attesa di qualcuno o qualcosa. Eppure dietro la normalità si celano tantissime cose. James si avvicina sempre di più. Estraggo Artemis e la metto dietro la schiena così da non farla vedere. Questa rimane sotto forma di piccolo bastone anche se continua a pulsare tra le mie dita come un cuore dalla forma allungata. Da quanto l'ho presa tra le dita sembra essersi alleggerita, come fosse esattamente la sua volontà, come se la pesantezza fosse una sua richiesta. In un secondo vedo James strappare il cuore all'uomo che assume un'espressione terrorizzata. Apre la bocca come se si fosse dislegata la mascella in un urlo muto ed agghiacciante che mi fa gelare il sangue. Le sue orbite divengono vuote e il terrore si fa strada nella mia mante, quasi fosse contagioso. Sono lì lì per urlare
...e se non fosse il linea E?!
Poi vedo che dal petto dell'uomo il sangue esce nero e in poca quantità, mentre affetta James dalla camicia in un'ultima supplica. Lui fa una faccia rivoltata, disgustata anche da quell'espressione così vulnerabilmente umana.
Impressionante lo ha fatto fuori in un secondo.
Il corpo dell'uomo prende ad avere delle convulsioni poi scompare e insieme a lui anche la sua parvenza di umanità.
Sento qualcuno che mi prende dalle spalle e mi strattona verso il basso. Getto un urlo acuto, con la coda dell'occhio vedo che le mani che mi stanno tenendo sono munite di artigli. Mi ritrovo a contorcermi sotto la presa salda di qualunque cosa mi stia trascinando indietro. James volta lo sguardo e in una frazione di secondo ho il suo corpo a due centimetri dal mio. Il tempo sembra fermarsi. Per un momento non sento niente, solo il suo petto sotto i miei palmi e il calore che esso emana. Un rumore sordo di ossa rotte rompe quella sensazione ovatta. Le mani hanno lasciato la loro presa. Mi giro e vedo un paio di braccia a terra.
James, gli ha spezzato le braccia?!
L'orrore mi pervade e mi viene da vomitare mentre sotto i miei occhi si diramano filamenti muscolari che implodono e si contorcono prima di rimanere completamente immobili, accasciandosi sul suolo gelido. Mi giro e vedo una creatura mostruosa o almeno quello che era una donna: priva di braccia, i capelli biondi incollati tra loro, gli occhi ridotti a due pozzi neri, la bocca enorme munita di una doppia fila di denti. Artemis freme nel mio palmo. Le mie mani tremano. Ho paura. Troppa paura per usare la mia arma.
Vedo quel mostro avventarsi su James cercando di morderlo. Lui schiva e gli rifila una testata, poi le prende il mento con le dita e la guarda.
Il suo sguardo è diverso rispetto a quello che aveva quando ha ucciso quell'uomo. Ha qualcosa di quasi amorevole, quasi paterno. Mi chiedo se la conosca.
-Sei stata un po' scortese non trovi? Non si fa, troietta- le dice con un sorrido. Sembra psicopatico. Come se non fosse nemmeno più quello di un paio di secondi fa. Lei riesce a graffiargli il polso con i denti affilati. Lui fa una smorfia, ma non le fa niente.
-Io posso aiutarti, sai?- le dice e il mio cuore si riduce in cenere mentre anche in me cresce la speranza di una salvezza.
Quindi possiamo salvarli. Possiamo aiutarli.
Negli occhi della donna luccica qualcosa, una speranza livida e si ferma.
-Tu?... pp...or.ta me da mia bambina...?- biascica il mostro con voce gutturale per poi rivolgermi uno sguardo. James sorride con amarezza mista a gioia.
Poi le sposta il volto di lato con delicatezza.
-È che proprio non voglio farlo- sogghigna, cattivo, gli trancia di netto la testa con un solo movimento netto del polso. Vedo morire davanti ai miei occhi questa donna, ma non solo lei, ma anche la mia speranza di una redenzione per la sua anima. James viene verso di me.
-Stai bene?- mi chiede non ho il tempo di rispondere che già un altro mostriciattolo striscia verso di noi.
-James!- lo richiamo con una voce anche fin troppo acuta.
Lui mi attira a sè e mi porta dietro la sua schiena per proteggermi. Poi prende la testa del mostriciattolo, non ha più niente di umano: è solo una massa informe di nero viscoso con gli occhi. Quell'essere agonizza sotto la presa di James sento delle ossa spezzarsi ma non capisco.
Le zanne del mostriciattolo si avventano sul suo polso. Gli occhi di James diventano rosso fuoco e stringe la testa del mostro finchè questa non esplode in una miriade di gocce che toccato il suolo diventano cenere. Anche gli occhi rotolano per terra e iniziano a bruciare sotto quelli di James che li pesta sotto le scarpe con non curanza. Prende il fazzoletto da taschino che giace a terra come unico resto del primo linea E e si pulisce le mani.
-Ah questa stupida feccia- dice esasperato. Io sono sconvolta.
Li ha uccisi . Tutti. In modo orribile e brutale, magari avevano una famiglia da cui tornare, forse qui i mostri siamo noi.
Cado in ginocchio lasciando andare Artemis, nonostante le regole dell'assassino lo vietano.
《Terza regola dell'assassino. Mai lasciare la propria arma》
James si gira immediatamente e mi afferra prima che le mie ginocchia tocchino terra.
-Ehi!- dice -Ti senti bene? Sei pallida-
Leggo preoccupazione nei suoi occhi, mi era sembrato comprensivo anche con quella donna e poi, le aveva staccato la testa. Un'insana paura mi monta dentro. Lui stesso aveva detto, alla nostra prima lezione, che il mio istinto risulta sempre formidabile ed aveva continuato a ripeterlo nelle lezioni successive. Bene, il mio istinto dice che questo ragazzo è un pazzo pericoloso.
Mi alzo di scatto e mi ritraggo al suo tocco. Il cuore che galoppa nel mio petto, sembra un cavallo impazzito.
-Non toccarmi!- gli urlo contro. E lui sembra paralizzarsi sul posto, confuso.
Riprendo Artemis e la punto su di lui.
-Non. Avvicinarti- sibilo.
Lui fa un sorrisetto amaro.
-Che stai facendo, Mrs. Payhad?- mi chiede per niente divertito, con una vena, ora evidente, che gli attraversa la tempia.
Prende la lama nel palmo della mano per dimostrare di non aver paura. Infatti la paura assale me e non lui. Vedo la sua mano fumare, ma lui non sembra curarsene. Noto che i tagli che si era procurato nei vari scontri sono scomparsi.
Certo stupida! È fottuto vampiro, che ti aspetti?
Chiudo gli occhi e avverto ancora un pericolo li riapro e quel pericolo è proprio davanti a me.
James è il pericolo.
Con uno scatto del polso libero la lama dalla stretta di James, un fiotto di sangue rosso si interseca con la lama lavorata della mia falce. Lui rimane fermo, il palmo attraversato da un taglio superficiale che però sanguina. Quando rialza lo sguardo i suoi occhi sono di un rosso chiaro, luccicante. La paura inghiotte interamente ogni parte di me, mi volto e inizio a correre verso casa.
Mi vuole insegnare ad essere come lui?!
Lui lui è un mostro! Ha illuso quella donna e poi l'ha uccisa, con garbo e gentilezza. La uccisa senza contegno, facendola agonizzare. E come lei anche gli altri due, ad uno aveva strappato il cuore e l'aveva lasciato a contorcersi, all'altro gli aveva fatto esplodere il cranio. Magari avevano una famiglia! Quella donna... non voleva essere quello che era glie lo ho letto negli occhi! Le aveva offerto la speranza e poi l'aveva spezzata.
Ripenso anche al bambino nell'aula dei Black e al mostro con le carte, ma quei due avevano cercato di farci fuori, questi a parte l'ultimo mostriciattolo, no.
Mentre corro le lacrime mi rigano le guance e inizio a singhiozzare quasi impercettibilmente, conseguenza della scarica si adrenalina.
Arrivo al portone e tiro spallate finchè non spacco la prima porta di vetro, ferendomi superficialmente. Mi sento un animale in gabbia e farò di tutto per sfuggire.
Kail mi attira a sè.
-Ehi!- mi dice accogliendomi in un abbraccio.
-Siete dei mostri!- dico e cerco di correre via lui mi afferra per un braccio.
-Ehi! Che stai dicendo? James? È stato James? Io che c'entro?-
-Tu non hai neanche pensato di dirmi "ehi senti Clare tua madre è una guardiana proprio come me e questa scuola è un istituto per soprannaturali e instabili"!- sbotto mentre i singhiozzi mi scuotono violentemente. Kail volta lo sguardo verso un ragazzo, aspetta io l'ho già visto.
"È una White- dice un ragazzo in fondo alla sala. Bello. I capelli neri con riflessi sul blu, gli occhi di un blu profondo come l'oceano. Il fisico ben scolpito sotto la maglietta nera che aderisce al corpo imperlato di sudore. È seduto in una panchina con le cuffie alle orecchie. "
Ma certo è il ragazzo della palestra!
-Calmati, Clare! Oddio stai sanguinando- dice facendo per osservare il taglio.
-Tu... non osare dirmi cosa devo fare!- mi sottraggo alla sua presa per poi correre in camera mia e chiudere a chiave.
Ho uno squarcio su un braccio con una piccola scheggia di vetro conficcata. La tolgo e disinfetto la ferita. Per fortuna è solo superficiale. Mi cambio in fretta, ma non riesco proprio a calmarmi; mi tremano ancora le mani.
-Clare! Che succede,Clare!?-
Ally è molto preoccupata per me ma io non riesco, non voglio, non devo, non posso spiegarle tutto.
-Clare? Stai bene? C'è del sangue per terra- osserva e sembra giustamente inquieta
-Sto bene, Ally. Va a dormire- dico con voce tremante.
-Non non va bene!-
-Va. A . Dormire. Allison- non la chiamo mai per nome completo: lei lo odia. Mi sembra di sentire il suo cuore fare una capriola.
-V-Va bene- si arrende, ferita, incompresa. La comprendo benissimo, invece, ma non posso tirarla in mezzo. Le ho sempre detto tutto e mi dispiace non poterlo fare anche adesso, è per il suo bene. Forse Kail aveva ragione a dire che se avesse potuto avrebbe dimenticato ciò che ha appreso. Ma è sempre meglio sapere una verità terribile e sconcertante che vivere in una bolla di perfezione, incosciente del pericolo. Tanto incosciente da non potersi difendere.
Rimango sola nel buio della mia stanza. Mi affaccio alla finestra.
Perchè facciamo del male ai linea E se noi non li avessimo attaccati; loro ci avrebbero lasciati stare?
Non sono pericolosi se non li si provocano o sì?! Perchè tanta cattiveria?
Vedo il portone aprirsi e una chioma bionda oltrepassare l'ingresso, di corsa. Rivolge subito uno sguardo verso i cocci di vetro rotti e sembra allarmarsi. Corre nel dormitorio. In poco tempo sento Ally bofonchiare qualcosa all'entrata e poi qualcuno che bussa alla mia stanza.
-Mrs Payhad! Mrs. Payhad, sento il tuo sangue!- è la voce di James e so che lo sente, lui si nutre di esso.
Io ho il corpo sopraffatto da sonno. Il cuore mi scoppia dentro la gabbia toracica.
-Mrs. PAYHAD!- urla mentre fa tremare la porta dai cardini, martellando ik legno con il palmo. Non capisco se stia bussando o abbia intenzione di buttare giù la porta. Infondo me lo aspetto da James. La sua perdita di controllo mi risulta irreale, lontana dal James che conosco.
-Vattene!- dico e un vagone di stanchezza mi reclama a sè.
-Dio! Ti sei ferita, lo so. Lo sento idiota!- cerca di farmi ragionare -Il vetro...-
-VA VIA!- urlo forte ne segue un lungo silenzio e lo sento allontanarsi.
Rincuorata, mi lascio andare in un sonno profondo fatto di grida, sangue, mostri e James, che nel subconscio risulta il peggiore di tutti. Morfeo lo sa, come adesso lo so anche io.
Mi sono sempre fidata delle persone sbagliate e questa ne è la prova definitiva.
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Innamorata del male
Fantasy(IN REVISIONE) Il cambiamento non è mai una cosa semplice, soprattutto per un'adolescente che non sa ancora chi sia e cosa si nasconda ai margini della sua mente. Clare Payhad e la sua migliore amica d'infanzia hanno scelto di fare i test per la scu...