Capitolo 37

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I miei occhi si rivolgono al cielo mentre cammino cercando di mantenere la loro andatura. Non avevo mai visto Marschall sorridere. Anche lui è bello, i tratti spigolosi sembrano appartenere alla loro stirpe, come la tonalità scura dei capelli. Marshall non cerca di nascondere i suoi gusti antiquati, anzi, li sfoggia sotto gli occhi di tutti, con eleganza, come se fossero di quest'epoca e non lontani anni luce. Ostenta una grazia che risulta quasi invidiabile ai miei occhi, anche nei semplici gesti come camminare accanto ai suoi fratelli. Shale ha qualcosa che gli altri fratelli non hanno: una luce che non hanno tutti loro, sembra più giovane. Edward mi guarda, ha le fattezze di un bambino, ma i suoi modi sono congrui a quelli di un adulto, risulta tenero mentre gioca con l'orlo della camicia ben stirata.
-Tenga- il bambino mi porge con la manina aperta, un cioccolatino. Shale lo guarda e io studio il suo sguardo come per capire se quella roba è commestibile per chi non e un vampiro.
Lui lo capisce e annuisce, scompigliandi i capelli del fratello minore in un gesto paterno.
-Grazie, Edward. Puoi anche darmi del tu- comunico sorridendom
-Davvero?- quasi di commuove. Ma che diavolo di educazione gli hanno impartito. A guardarli, tutti e tre, non oso chiederlo. Sembrano usciti da un romanzo ottocentesco e insieme, mi danno un senso quasi di inadeguatezza, come se fossi io ad essere tornata indietro nel tempo, io a vivere in un'epoca che non mi appartiene.
Mangiamo in silenzio, con la luce del giorno che filtra dalle tende scure. La sala da pranzo sembra aver perso parte della sua luminosa eleganza. L'hanno arredata di tutto punto, come ogni giorno, ma prevalgono toni ancora più cupi che la fanno sembrare uscita da un incubo più che da un sogno ricco e bellissimo. La tavola è ben imbandita e le portante sono ampie, come se non fosse cambiato nulla. Marschall che ci manda frecciatine omblique, come se fossi un'ospite desiderata e non una prigioniera. Le sue battute sottili sono rivolte alla mia compostezza e suo fratello che mi osserva anche sorseggiando da un bicchiere, un liquido rosso simile a vino, che costituisce gran parte del suo pasto. Edward ridacchia sotto i baffi, ma la sua risata non è acuta come ci sia aspetterebbe da un bambino, è contenuta, calibrata, come se fosse stata educata anche essa. La piccola creatura, sta fantasticando sul mondo esterno e mi si stringe il cuore nel comprendere che lui non vi ha mai messo piede. Parla del mondo esterno come se ancora ci fossero cavalieri, principesse e dragoni che volano alti nel cielo. Osservo Marshall che mi fa segno di non contraddirlo e io non lo faccio. Con un sorriso divertito, ascolto il piccolo Edward sognare di uscire fuori e di trovare anche lui, come i più grandi, la capacità di evocare Nightmare. Mi perdo nel chiedermi come potrà mai essere il demone evocato da un bambino ancora in grado di sognare e quanto potrà mai essere forte una tale creatura. Shale mi desta dai miei dolcissimi pensieri e con un sorriso tirato mi prende piano il polso, con le dita lunghe e ossute che lo fasciano alla perfezione e mi cinduce fuori dalla sala da pranzo con leggerezza.
-Oggi sarà impegnativo. Appena posso farò in modo di portarti fuori di lì. Userò qualche scusa. Spero solo che tu resista abbastanza. Usa il ciondolo se sarà necessario.- mi sussurra. Una paura folle mi attanaglia, mi lambisce e preda portandomi con sè nel buio, anche se nella realtà, cammino al fianco di Shale per il lungo percorso.
Con cura, mi fa passare attraverso le innumerecoli trappole, senza che nemmrno una lama mi sfiori. Portandomi tra le braccia nel punto dove, ormai so, che franerà il terreno e lasciandomi riprendere equilibrio senza mai s ostarsi troppo da me. Deve costargli molta fatica non percorrere questa serie di tranelli in velocità, ma lo accetta di buon grado, facendomi sentire un'inetta. Michael ci aspetta, appoggiato allo stipite della porta nera con le braccia incrociate al petto.
-Grazie, Shale-
-Di nulla.- dice rivolgendosi al fratello, fa una riverenza verso Caius -Signore-
Anche lui è molto bravo a recitare, sembra rilassato e lontano dal purosangue che ieri notte si è intrufolato nella mia cella per armarmi per una battaglia che inizierò da sola. Spero solo che non mi stia tradendo, anche se avrebbe tutto il diritto di farlo: è la sua famiglia, dopotutto ed io solo una ragazza estranea che lo sta estirpando da essa. Inspiro.
-Oggi, cara, avrai uno studio speciale- afferma Michael con tono cordiale, educato.
Shale mi da una pacca sulla spalla e mi fa scivolare addosso un pezzetto di carta piegata mentre gli altri due non guardano, prima di sparire nella penombra. Nascondo il biglietto nelle spalline del vestito, coprendole con una cascata di capelli arruffati che calza perfettamente sopra di esse.
Aprono una porta e mi trascinano dentro una stanza molto buia. Il guerriero, Caius, passa alle mie spalle. Sembra aver rubato la grazia e le movenze silenziose dai suoi collaboratori. Da dei piccoli colpetti ad una siringa dal contenuto sconosciuto ed infila l'ago sottile nells mia pelle chiara. Mi dimeno e fa in tempo ad ignettarne solo una goccia minima ma dopo aver espulso l'ago faccio finta di averlo ancora conficcato. Il fluido mi finisce sul tessuto del vestito.
Nonostante il fatto che me ne abbia inniettatoso un paio di goccie, perdo il controllo delle mie membra e mi ritrovo a rovinare a terra.

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora