Capitolo 32

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-Cambiati- azzarda, gli tremano le mani, anche se di poco. Siamo nel panico, entrambi e la situazione non potrebbe che peggiorare e sfociare in un disastro. I suoi occhi assumono un'espressione dura, ma la sua posizione non sembra cambiare di molto. Se non me lo avesse confessato meno di quindici minuti fa, non riconoscerei il terrore nei suoi tratti. Terrore che, fra l'altro, sono incapace di spiegarmi.
-Shale... io non voglio... non voglio- farnetico. Avrei bisogno di sfogarmi ma non so più nemmeno piangere, qualcosa in me mi sta avvertendo che se anche ci provassi, dai miei dotti lacrimali non uscirebbe nulla.
-Cambiati. Calmati- mi porge un abito azzurro. Ha uno scollo a V e una gonna lunga quasi sotto il ginocchio a pieghe morbide, vellutate. Le spalline basse e un cinturino di velluto bianco allacciato alla vita, sembra drasticamente rassicurante, probabilmente per via delle sfumature che ricordano la mia divisa scolastica. Cerco di indossarlo, sciogliendo il nodo che mi blocca la gola, stiro tra le dita, la stoffa e lo sguardo mi ricade nello specchio. La mia figura, intarsiata e modellata sotto il colore chiaro mi rassicura. Sono una Whitewarrior, anche se non ne possiedo le caratteristiche, non posso permettermi di cedere. Shale, appena fuori dalla porta del bagno, mi fissa, passa lo sguardo su tutto il mio corpo, soffermandosi sulle pieghe del mio abito, forse cercando qualche imperfezione. Sembra che mi stia addobbando.
-Bene- dice con voce ferma.
-Shale...- dico quando mi appoggia una mano sulla schiena e inizia a spingermi verso la porta. Metto una mano allo stipite e stringo per non farmi trascinare, con decisione mentre il mio volto si tramuta in una maschera gelida. Le nocche divengono bianche sotto il mio sguardo, ora fermo e glaciale.
-Clare-
-Shale...- sussurro di nuovo, il mio tono si riempie di decisione, in esso non vi è tristezza -Io non voglio morire-
Lui mi guarda per un secondo sento nelle orecchie il mio battito cardiaco, lento e regolare. Lui annuisce rimanendo in silenzio.
-Lo so. Menti, Clare- mi spinge in corridoio e poi mi fa cenno di andare verso destra. 
Sapevo che non potevo fidarmi di lui, è solo un sanguepuro che gioca con la sua cena, sono certa che sarà lui a darmi il colpo di grazia. I vampiri sono famosi per il loro modo di giocare con il cibo, di fingere di essere dalla parte della vittima, indurla a fidarsi. Non sarò la sua preda, non avrà terreno fertile, conosco la sua natura e la sua illusione svanisce con la mia consapevolezza. Non ho intenzione di morire, Mentirò, Mentirò e basta. Lui mi vuole per ultima per potermi finire, seguirò i suoi consigli fino a che non sarà il suo turno. Vuole che menta? Diverrò la bugiarda più sincera di sempre. Loro non sanno quale sia la verità, troppo imbottiti dai loro stessi tranelli. Loro non sanno chi sia la vera me. Chi sarò? Chi voglio essere o chi sono? Sono entrambe delle verità, ma modificandosi e intersecandosi, entrambe diventano menzogne.
La porta della camera da letto è scura e vanta degli intarsi argentei e dei bassorilievi raffiguranti per di più mostruose creature, simili a Nightmare, ma più variegate. Assumo la parte della dama dell'800, se mi conciano così, probabilmente è ciò che vorrebbero da me o forse l'unico secolo che conoscono. Chiudo la mano e torturo il lego intarsiato con tre colpi secchi.
-Chi c'è?-
-Sono Clare, Marschall-
-Vieni pure- Il suo tono pare così soddisfatto da infastidirmi, ma sono una dama, quindi mi costringo ad assumere un'espressione di inaspettata serenità.
Entro. La sua camera è diversa da quella in cui hanno sistemato me, più scura. Il nero prevale sul blu e il blu elettrico è praticamente assente.
Lui mi fa cenno di sedermi sul letto a fianco a lui.
Bene
Lui penserà che io sia ancora sotto l'effetto del suo eyens. Devo cercare di lasciarlo nella sua convinzione, per non farglielo ripetere basterà far finta di esserlo fino al momento giusto.
Mi siedo sul letto.
-Ti dona quest'abito- commenta sorridendo. I suoi denti sporgono dalle labbra e mi ritrovo a constatare che ha una dentatura più ampia e spessa rispetto a James che, infondo, è l'unico vampiro che ho davvero osservato da vicino, oltre Zauko.
-Tu sei molto carina ma è il tuo sangue a spingermi ad usare le mie arti. Vedi, il fatto che tu sia così disponibile... diciamo che dipende anche da me- spiega
Nulla che io non sappia, caro
-Interessante- dico mostrandomi incuriosita dalle sue parole. Lui mi si avvicina, fiorandomi con le labbra la belle chiara e provata dall'aria gelida.
Devo distrarlo. Di lui so davvero poco, solo che legge... ieri a tavola leggeva un libro e sono quasi sicura che sia andato a studiare alla  Warrior.
-È pazzesco come la media degli studenti che studiano alla Warrior al primo anno non si accorgano di quello che li circonda- lo respingo con dolcezza.
-Uhm quello che li circonda? A cosa alludi?- chiede. Non sembra innervosito dal fatto che l'abbia respinto, sembra interessato.
-Intendo, il mondo... è così anche per altro non solo per la Warrior, intendo che abbiamo sempre quello che cerchiamo sotto il naso ma non ce ne accorgiamo mai. Anche se è qualcosa di importante. Finiamo per non accorgercene anche se è molto importante...- scandisco piano. Lui socchiude gli occhi, sistema gli occhiali sul naso con aria di qualcuno preso alla sprovvista. Oltre le sue spalle si eregge una grande libreria di mogano, anche questa come la porta è intarsiata di e lavorata fino a formare mostruose creature. Sulle scaffalature troneggiano libri dai colori spenti, antichi di decenni e rovinati dalle troppe carezze del loro proprietario. Solo una decina di libri sembrano nuovi, con copertine rigide luccicanti e scritte nere che, intrecciandosi, formano i loro titoli.
- si in sostanza è la metafora della vita. Tu quando hai capito il trucchetto della tua scuola?-
-Da settembre- ammetto. Lui porta più in alto il volto per guardarmi con un spttile strato di stupore.
-Wow. Son impressionato-  si avvicina, nuovamente. Le sue labbra carnose sono gelide, umide mentre sfiorano la cute, dotata del calore umano di cui è provo. Provo una nota di disgusto verso la sua specie, come se mi ritrovassi davanti ad un increscioso e schifoso essere. Il mio istinto urla di colpirlo mentre il suo fiato, simile ad una tempesta artica, manda scosse al mio sistema nervoso.
C'è un coltellino svizzero accanto al comodino, il manico sembra abbastanza grande da poter riempire il mio palmo e assicurarmi un briciolo di potere. Per qualche istante è come se vedessi l'intera camera in negativo e quel piccolo oggetto fosse l'unica cosa dalle tonalità calde. Lui appoggia le zanne sula pelle e le sfrega come fosse un lupo che marchia la sua preda, avvertendo il branco. Mentre sento la pelle pizzicare sotto i suoi denti, la mia mano si chiude intorno al coltello. È come se non fossi in me, cerco di fermarmi ma non sono io a controllare me stessa. Avevo ragione, gli intarsi sembrano bramare la mia mano, che taglia l'aria e fa scivolare la lama tra le scapole del vampiro. Sento le dita macchiarsi di umidità che si espande sotto di esse come fosse olio.
Marschall lancia un urlo che mi risveglia dal torpore, l'ho accoltellato. Ritiro, d'istinto la mano e la vedo fasciata di sangue intenso. Capisco di dover scappare quando la lama riflette la sua espressione. Arrivo alla porta, metto una mano sulla maniglia, ma lui mi afferra per le caviglie e mi trascina a terra. Lancio un urlo acuto. Sento i muscoli sotto le mani del vampiro stirarsi e poi strapparsi. Lascia la presa.
-Prima porta- urla e delle ombre iniziano a diramarsi sul pavimento sotto di me. Mi imprigionano le caviglie e i polsi. Mi sollevano come fossi una bambola di pezza. Un'altra ombra mi scosta un pezzo di stoffa azzurra.
Affonda i canini nella carne con un impeto furioso e sento qualcosa di oscuro montare dentro di lui. Strillo con una rabbia disumana, come fossi l'aguzzina e non la preda.
-Mollami-
-Zitta- sibila con una punta di bramosia -Sei solo un nutrimento succulento. Sei bestiame. Nient'altro che bestiame, da macello.-
-Marschall- quella voce Shale.
-Ora basta, Lasciala- le sue ombre si ritirano, Shale mi affianca con uno scatto dal movimento troppo veloce per essere seguito. Mi trascina fuori dalla stanza, tirandomi dal gomito, sembra consapevole del mio atto ed in tensione.  Non poteva aspettarsi che io gli lasciassi fare, non sono come credono. Soni meno forte, ma anche meno sottocontrollo ed è proprio quello che ho intenzione di sfruttare a mio favore. Se devo rischiare, allora voglio giocare tutte le mie carte. In questa partita, sul piatto vi è la mia vita.

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora