Capitolo 33

321 21 5
                                    


-Ma Perchè me lo stai dando? Anche tu sei un purosangue- gli faccio presente.
-Sì lo so..- dice poi mi guarda negl'occhi -Clare... menti. Menti anche a me se è necessario. Sopravvivi. Uccidi. Anche me se ti può servire a liberarti. Non voglio che si ripeta quello che è successo ieri. Ti aiuterò a scappare, Clare-
Un dolore caldo mi invade il petto. La sua tenerezza è palpabile e bellissima. La mia mano sinistra gli scompiglia i capelli in un gesto del tutto involontario, che ai miei occhi risulta quasi assurdo.
-Grazie- dico e lui sembra stupito -Grazie, Shale Darkside-
-Perchè mi ringrazi? Io ho contribuito a metterti in gabbia-
-È vero, hai messo un uccellino in gabbia ma lo stai lasciando andare. Questo conta ancora di più -
Lui abbassa lo sguardo, pentito da qualcosa che sta turbinando nella sua mente portandolo al turbamento.
-Io non sono diverso dai miei fratelli, Clare. Sono un purosangue. So evocare il demone degl'incubi... quello che voi chiamate Nightmare..-
-Credevo che solo tuo fratello...-
-No, è una specialità dei Darkside, di tutta la famiglia come il dono di uccidere- mi corregge ma questa volta la sua voce è velata di rammarico.
-Uccid...?-
Un sorriso amaro gli si dipinge sulle labbra. Sembra un angelo caduto dal paradiso che professa il suo amore per Dio davanti ad un ateo incapace, quindi, di capirlo pienamente.
-Cerca di riposare un po', Clare. Ti cucinerò qualcosa- si congeda troncando, con un colpo netto la nostra discussione. Si alza e in un attimo sembra ricomporre il suo solito volto impenetrabile e sicuro.
-Aspetta, Shale-
Lui si gira, le sue dita fasciano già maniglia lavorata.
-Secondo te mi stanno cercando?-
Non so perchè lo sto chiedendo, probabilmente perchè sono cosciente che lui sappia la risposta concreta a quella domanda.
-Sì. Credo che ti stiano dando la caccia e non si fermeranno. Per fortuna questo posto.. è coperto da un sigillo o ci avrebbero già distrutto- dice guardando fuori dalla finestra, come se potesse vedere al di là del verde cupo che regna sovrano intorno all'abitazione.
-Ci avrebbero distrutto... chi?-
-Manchi da un bel po'. Circa una settimana. La Warrior è stata semi rivoluzionata e sono stati messi in allerta i tuoi genitori. E tuo padre è uno dei guerrieri leggendari... e tua madre una discendente delle casate reggenti di guardiani. Ci stanno dando la caccia con la più feroce delle intenzioni-
-Già, i miei genitori sono grandi e io... io non sono niente-
Il suo sguardo mi taglia a fette e rimane immobile sulla mia figura.
-Clare. Tu devi ancora finire l'accademia e sei più avanti di qualsiasi altro essere della tua età- mi fa presente -Tu diventerai qualcuno-
Apre la porta con uno scatto, come fosse infuriato ed esce dalla stanza. Mi rigiro in mano l'unica arma che possiedo. È bellissima, affusolata e letale per degli esseri apparentemente indistruttibili, ma non calza bene nella mia mano. Non è un prolungamento di me, come fosse estranea per quanto bella.
Devo assolutamente riprendermi Artemis. Devo trovarla.
La guardo con attenzione mentre mi alzo in piedi.
Devo trovare un nascondiglio per questo pugnale.
Prendo il cuscino tra le mani e affondo la lama all'interno che stride appena in un suono aspro che è pura musica . Il cotone inghiotte la lama facendola quasi scomparire. Applico un po' di pressione, nascondendo anche l'elsa nel candore e nascondo lo strappo, rigirando il cuscino. L'ennesimo vestito in seta è sul letto, questa volta è rosso fuoco e la sua forma non da l'impressione di nulla di innocente. Calza sulla mia pelle come se mi appartenesse da anni, risulta rigido e non scivoloso come i precedenti, la cosa mi allieta. Quando esco dalla stanza qualcosa nel mio sguardo si è fatto più luminoso. Cammino per così tanti corridoi che ormai non li conto, perdermi è una cosa alla quale inizio ad abituarmi. I miei piedi nudi incontrano il marmo gelido mandandomi delle scosse elettriche al cervello, ad ogni passo. Delle voci incalzanti, mi costringono a fermarmi nel bel mezzo di un lungo corridoio che offre più strade. Mi appiattisco, premendo la schiena contro la parete scura, dietro una colonna, sporgendomi il mini ed indispensabile per captare le figure.
-Quindi, cosa vuoi fare?- è la voce di Michael, dura come il cemento ma anche regale.
-Voglio prenderle l'eco dell'anima per studiarlo e quando avrò le mie risposte, taglieremo il suo stelo- risponde una voce più profonda.
-Hai già pensato al giorno?- chiede di nuovo Michael che non sembra stupito delle intenzioni del suo interlocutore, né sembra avere qualcosa a che ridire.
-È passata una settimana da quando l'abbiamo presa con noi, ne farò passare un'altra. Una volta arrivato quel giorno, avrò abbastanza materiale per poter provare tutto. Dovremmo farle bere una nozione e poi con una scossa il suo corpo non reggerà. Credo che si fidi di quel tuo fratello...-
-Ma chi? Marshall?- il tono di Michael sembra leggermente alterato da qualcosa simile alla sorpresa.
-No, Shale-
Shale
-Bene.-
-Non capisco come mio fratello abbia potuto mettere al mondo un mostro del genere-
-È proprio questo sarà il problema, tuo fratello, è alle costole. Insieme al guerriero della Warrior e al guardiano stanno crepando la nostra barriera.-
Il guerriero della Warrior? Ma chi è?
-Non preoccuparti. Me ne occupo io-
I loro passi si fanno sempre più vicini ed incessanti, scanditi e terrificanti. Mi scosto dalla colonna e prendo il via lungo il lato opposto del corridoio, da dove sono venuta. Cerco di fondermi con il buio e di fondere i miei passi con il fruscio delle tende smosse dal gelo esterno.
Vogliono uccidermi tra una settimana e Shale sarà il boia
Corro finchè non vedo la stanza in cui ieri mi ha morsa Michael e mi ci fiondo dentro facendo attenzione a non produrre troppi suoni e drizzando le orecchie con il cuore che, frenetico, cerca di uscire dalla gola.
Inizio a rovistare bei cassetti, nella scrivania, sotto il letto, dovunque ma non la trovo. Dove diavolo è Artemis?
Non posso rimanere tanto a lungo un questa camera.
Non trovandola esco dalla stanza e riprendo la mia frenetica corsa. Rientro nella mia camera con il fiato corto, le pupille rifotte a due spilli.
-Clare?- è Shale, in piedi, davanti al mio letto. Ha un vassoio in mano. C'è un piatto di lasagne, un bicchiere d'acqua, delle posate, una mela e un bocconcino di torta e altre sagome che non colgo. Lo poggia sulla scrivania -Ti avevo detto di riposare.-
Io lo guardo dal basso. Ho il fiatone è evidente che ho corso molto. Cerca un contatto fisico protraendo la mano verso le mie scapole, ma glielo nego crudelmente, scansando le sue dita fredde. Rimaniamo a fissarci. In lui leggo sorpresa, stupore, dubbio e un pizzico di risentimento.
-Non toccarmi- sibilo inchiodando il mio sguardo nel suo. -Sarai tu ad uccidermi-  dico come se stessi sputando veleno -Quindi evita di starmi vicino e riprenditi il tuo cibo-
La rabbia nella mia voce la fa suonare acuta e fastidiosa alle mie stesse orecchie. Non sapevo nemmeno di provare questa rabbia nei suoi confronti, ma a quanto pare è del risentimento bello e buono, tanto palese da essere impossibile da nascondere.
-Clare che stai dicendo? Io ti ho dato il pugnale, ricordi!?- urla. Non ha paura di essere sentito?
-Tu mi ucciderai- anche io urlo, come se fosse il più schifoso dei rettili. Al che lui mi prende per le spalle e inchioda il mio corpo gelido al muro accanto a noi. Le sue pupille sono così dilatate che riesco a vedere la mia figura per intero, come fossero uno specchio; le iridi divengono anelli sottili e lucenti che riconccono l'oscurità delle pupille selvagge che sembrano volermi divorare. Sono così strani gli occhi umani, così espressivi che sembra di poterci cadere dentro. Gli occhi, l'unico punto con cui si può vedere l'altro e non nella sua forma corporea, ma lo si può percepire anche come ente e non solo come forma. È così strano che anche lui possegga degli occhi umani, da cui poterlo vedere. Lui che di umano non ha che il corpo, viene scorto come ente ed ingannato dai suoi stessi occhi. È così crudele che anche gli esseri come lui posseggano gli occhi. È crudele sia per lui che può esser visto che per me che posso vederlo. Terribilmente crudele quanto il potere che sono in grado di emanare. Potere che lui possiede e mostra senza nemmeno rendersene conto. Crudelmente belli e splendidamente crudeli, i suoi occhi incastrati nei miei, che incastrano... i miei.
-La carenza di sangue ti sta andando alla testa!?-
Abbasso lo sguardo, strappata dai miei pensieri e riportata alla realtà.
-Li ho sentiti, Shale- il tono risulta dolcissimo ma anche amaro e rassegnato.
-Chi?-
-Michael e Caius..-
-Hai origliato? Non sta bene per una signorina..- mi ammonisce poi mi guarda. -Cosa hanno detto?-
-Vogliono studiarmi e poi eliminarmi, sarai tu a somministrarmi una sostanza che poi servirà ad uccidermi quando mi daranno la carica elettrica- confesso con voce sommessa, quasi senza espressione mentre sul suo volto la maschera va in frantumi. Quasi mi sembra di poterli toccare, i suoi pezzi, finiti sul pavimento che dovrà raccogliere per andare via.
Lui sospira e inizia a fare avanti e indietro per la stanza. Caccia una mano in tasca ed esce fuori delle Chesterfield blu, dal pacchetto consumato, logoro che non si addice ad uno come lui. Prende una sigaretta e l'accende di fretta. Io rimango un po' stranita, non so perchè ma non mi aspettavo che fumasse, non lo avrei nemmeno mai pensato o creduto. È un vizio troppo umano per calzare su di lui che, adesso, mi porge il pacchetto. In silenzio accetto, emulando i suoi gesti mentre mi porge un accendino dalla fattura particolare. Una nuvoletta grigia gli avvolge le labbra carnose mentre con una mano sbottona il colletto stretto della camicia blu scuro. Sembra quasi impazzito, scomposto, ben lontano dalla regalità che di solito tende a trasudare.
-Ho intenzione di riprendere la mia falce- mormoro seguendolo con lo sguardo ad ogni passo.
-E cosa ci vuoi fare?-
-Combattere-
-Sei diventata completamente deficiente? Sei in una casa piena di purosangue. Non riusciresti nemmeno a ferire Michael, figuriamoci Caius.- mi imbecca. -Però, io so dov'è-
Sussulto.
Sa dov'è la mia falce
Perchè non me l'ha detto?
-Dimmelo- dico in un impeto che lo fa somigliare più ad un ordine che ad una richiesta. Le sue pupille sono ancora dilatate quando ritorna a guardarmi
-Nello studio di Michael- rivela con mia enorme sorpresa. Faccio per tornare nel lungo corridoio, girandomi con uno scatto repentino, pronta ad una nuova corsa.
Devo trovarla e prenderla
Lui mi si para davanti, con la sua velocità poco umana. Ogni suo movimento, da quando abbiamo discusso sembra fuori dal tempo, come se non camminasse, ma volteggiasse nello spazio in velocità. Deve essere uno dei privilegi più usati dai Vampiri, anche James soleva usarlo spesso.
James. Questo nome, risuona nella mia mente come una nota dolente, qualcosa che si infrange.
-Non farlo-
-Perchè? Voglio andarmene-
-Morirai. Lo studio ha moltissimi tranelli e non sei pronta per affrontarli- spiega, chiudendo piano la porta socchiusa con un gesto lento, come a volersi scusare o a voler compensare il precedente scatto.
-Prendila tu allora-
-Michael se ne accorgerebbe. Ma è possibile che voi guerrieri agiate senza pensare?- mormora a denti serrati, ma mi dedica un colpetto leggero sulla fronte -Usalo- fa alludendo al cervello.
-Lo uso- rispondo secca -E so che così sono vulnerabile. Non sono addestrata ad usare un pugnale. Ma Artemis.. è la mia arma. So usarla-
-Da quanto non usi il tuo eco dell'anima?- chiede pensieroso.
-Da quando sono qui più o meno-
-Ecco, appunto non saresti in grado di potenziarla. Non ora che le nostre difese sono potenziate. Da fuori stanno cercando di abbatterle-
-Chi?-
-Quelli della Warrior sanno dove sei. Hanno localizzato Caius e inquadrato la mia famiglia. Anche tuo padre è al confine e non intende fermarsi. Ma stanno puntando sul bersaglio sbagliato. La cortina ovest è la più potente. Quella ad est no. Se continueranno a puntare quella si sfiniranno e arriveranno qui... se ci arriveranno, senza energie. - mi spiega -Stanno cercando di mettersi in contatto con te dal primo giorno-
-Non me lo hai detto- valuto, quasi ferita. Non capisco perchè lo sia, Shale non è niente per me.
-No. È pericoloso- mi dice e spegne la sua sigaretta ormai consumata fino al filtro.
-Tu non devi temere niente, sei un loro fratello non ti faranno del male-
-Ti sbagli.. non sai quanto i miei fratelli siano crudeli- commenta e la sua voce è velata di un dolore antico e profondo cime l'oceano intrappolato nelle sue iridi.
-Ricorda che io non sono venuta qui di mia spontanea volontà- gli rammento.
-Non ti hanno fatto del male-
-Ah no?-
-Beh, non tanto- qualcosa nel suo tono di voce attiva la mia empatia che urla nel mio cranio.
-Cosa è successo?-
-Mangia-
-No-
-Se mangi, ti porterò in cortile e risponderò alle tue domande- patteggia
-Spiegami perchè vuoi aiutarmi- ordino secca, come se in questa stanza, il manico del coltello lo impugnassi io e forse, entro certi canoni, è quello che faccio
-Prima mangia- il suo tono, ora, è di ghiaccio, non lascia scelta.
Mi porto, a forza verso il comodino dove ha depositato il mio pasto che ancora è caldo. Senza la compostezza che mi ero imposta saggio il gusto di ciò che vi è contenuto e mi sorprendo nel costatarne la bontà. Non ho visto personale e sono quasi certa che sono troppo nobili per cucinare da soli, quindi non mi resta che chiedermi a chi dovrei rivolgere dei complimenti.
Finisco il primo e passo al dolce dall'aspetto impeccabile, Shale mi ferma sorridendo appena.
-Prima la mela-
-Che differenza fa?-
-Nel galateo aristocratico, il dolce va per ultimo e dovresti bere un bicchiere d'acqua prima della mela-
Io lo guardo con stizza, ma lo ascolto. Ho sempre detestato le mele, creano il vuoto nello stomaco e ti fanno stare male per ore. Quando finalmente finisco sento lo stomaco pieno e mi ritrovo a sospirare.
-Andiamo- dico poco convinta: più che camminare mi converrebbe rotolare. Sorrido tra me e me per i miei pensieri fuori luogo, davanti a Shale che mi guarda con infinita pazienza. Si tira in piedi e apre finalmente la porta. Varcata quest'ultima ci immergiamo nel buio dei corridoi che io stessa, meno di un'ora fa, ho percorso di corsa. Lui si muove senza produrre alcun rumore, con lo sguardo sicuro puntato nel buio e i passi svelti che calibra per permettermi di stargli vicino. Arriviamo in così poco tempo nel grande giardino interno che quasi mi sembra assurdo non essere riuscita ad orientarmi.
Ci sediamo in una panchina immersa nei petali delicati delle rose blu.
-Allora. Perchè vuoi aiutarmi?-
-Io...- deglutisce -Non voglio aiutare solo te, ma anche me stesso: questa casa, questa... famiglia è da sempre stata la mia prigione. A volte, penso che sarebbe stato bello nascere in una famiglia mezzo sangue. So come ti senti e se voglio scappare io che qui ci sono nato e sono rispettato posso immaginare come lo voglia tu. Poi tu non sei una semplice ragazzina. Hai grinta: chiunque al tuo posto si sarebbe arreso e si sarebbe fatto prosciugare. Sicuramente nessuno avrebbe pugnalato mio fratello- commenta con un mezzo sorriso.
-Cosa è successo? Perchè non ti senti al sicuro?-
I suoi occhi si velano di oscurità mentre stacca una rosa dal cespuglio e inizia ad accarezzare i petali, con la punta delle dita macchiate da gocce vermiglie che non sembrano turbarlo affatto.
-La nostra casata non è sempre stata così. Un tempo i miei genitori ne erano i padroni. Erano i più forti di tutti i vampiri, cercavano sempre di avere rispetto. Un giorno, Michael evocò lo spirito del demone degl'incubi, Nightmare lo fece troppo giovane però e proprio quando Michael stava prendendo fiato... il demone si impossessò di lui. All'età di dodici anni uccise una ragazza, era giovane e bella, nel pieno della sua vita umana ma a lui non importava. I miei genitori si allarmarono davanti alla cattiveria sfrontata del loro adorato primo genito. Cercarono di sedare il demone che risiede in lui. Fu inutile. Michael convinse me e i miei fratelli che i nostri genitori volevano ucciderlo perchè possedeva "la dote". Ci siamo promessi che per noi ci saremmo sempre stati. Uccidemmo i nostri genitori, tutti e cinque. Solo dopo, rileggendo i diari di mio padre, capì che quello non era più mio fratello. Quel demone ha mangiato tutta la sua umanità e ora è al suo servizio. In cambio Michael gli da il suo corpo.- mi spiega e gli occhi si ammalano di lucidità.
-Ma hai detto che tu sai evocare Nightmare-
-Sì ma non è lo stesso. Ci sono diversi tipi di demoni Incubo. Diverso è il loro stile di combattimento, a seconda della persona. Io ho imparato a dominarlo da più grande e il mio è un demone della luna. Quello di Michael è il demone d'ombra.- mi dice cercando di mantenere un tono piatto.
-Ognuno di voi quindi ha un demone diverso?
-Sì. Michael ha il demone d'ombra, io quello della luna, Marschall il demone psichico, l'altro mio fratello il demone illusorio, mentre il piccolo Edward... non ha ancora sviluppato il suo- spiega e nel rivolgersi al più piccolo di loro una punta di dolcezza gli vela la voce, come di miele.
-Mi dispiace per i tuoi genitori- affermo piano.
-Non... non dirlo- dice lui tremando leggermente -Stiamo bene. Comunque io voglio aiutarti e per farlo dovremmo sfruttare il tempo che ti rimane. Devi potenziarti e poi riprendere la tua arma.- il suo volto appare rilassato, lo sguardo fermo, ma qualcosa luccica i fondo ai suoi occhi e per qualche frazione di secondo mi sento un animale in gabbia. Come fosse un grosso felino che si accovaccia al suolo pronto a scattare come una molla al mio primo passo falso.
-Senti, Shale...-
-Si?-
-Insieme a mio padre, sai se c'è un ragazzo alto, biondo con gli occhi vermigli?-
-Alludi al vampiro bisangue? James Walls- annuisco cin un groppo alla gola -Sì. Ti sta cercando- Il suo volto sembra mutare, per un istante in una maschera di disprezzo e rancore e il suo sguardo si fa truce, cattivo quasi. In cuor mio, spero che James abbia il controllo di sè e che stia ragionando su ogni sua mossa che da qui, a quanto pare, osservano.
-Bene. Adesso, voglio che tu ti concentri sull'eco dell'anima-
-Eh!?-
-Sì, fammi vedere quello che sai fare-
-Come dovrei...? Insomma, non ho Artemis-
-Guarda-
Si alza ed apre la mano sinistra con le dita affusolate, rivolte verso l'alto, lo osservo chiudere gli occhi. Un flusso di energia si sprigiona sotto di lui: strisce blu scuro e azzurre iniziano ad intrecciarsi sotto i suoi piedi, simili a nastri di seta lasciati al vento. In un secondo si concentrano nel suo palmo per prendere un aspetto simile al fuoco.
-Devi concentrarti. Ti ho osservata individuare Nightmare ad occhi aperti. So che sai usarlo. Devi solo concentrarlo su te stessa- mi spiega poi mi fa cenno di alzarmi.
Lo faccio contro voglia, intimidita dalle sue parole, mi chiedo da quanto tempo lui sappia cosa sono. Forse da prima che lo sapessi io. Sollevo una mano destra esattamente come lui e il terreno sembra smuoversi sotto di me ma a parte quello non succede nulla.
-Non credo di esserne capace- mi limito.
-Concentrati. Ne va della tua sopravvivenza, Clare.-
Faccio altri tentativi, ma come risultato ottengo solo uno spostamento parziale di terriccio. Le guance iniziano ad arrossarsi, i muscoli a stirarsi e i nervi ad accavallarsi. Ho il fiato corto e ormai è calato il sole.
Lui mi osserva fino al crepuscolo, quando, mi accascio sospirando sulla panchina.

Riapro gli occhi. La mano ben dritta davanti al mio petto. Il piede sinistro avanti e il destro indietro. Ieri non ho concluso niente, ma Shale ha ragione: ne va della mia sopravvivenza.
Mi concentro fino a che non sento la testa scoppiare. Shale mi guarda con gli o chi ridotte a fessure, seduto sulla medesima panchina immersa tra petali blu. Siede, scomposto su di essa con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le maniche della camicia bianca ripiegata a scoprire l'avambraccio.
Sento la mente pesante e una bolla d'aria bloccarmi la gola. Un sapore dolce si insinua tra le mie labbra schiuse e con la coda dell'occhio vedo delle linee argentee e rosse che iniziano a diramarsi e a luccicare in aria.
Ce la sto facendo
Iniziano a vorticare così forte da staccare dai fiori i loro petali, creando un vortice di colore e luccichio e mi vola accanto. Shale si alza sbigottito dalla sua posizione accovacciata, ha gli occhi sgranati e il leggero venti prodotto dalle mie scie gli ha arruffato i capelli che adesso sono in valia di questi.
-Ma che razza di eco è quello?- si chiede tra se e sè. Istintivamente chiudo la mano in un pugno, le strisce vi si con entrano per poi dissolversi in lingue chiare.
-Che ha?-
-È strano, tu dovresti averlo bianco o al limite azzurro, sei una White. Invece, il rosso è un colore della scacchiera nera e l'argento è un colore regale...-
Sembra scosso. Non capisco dovrebbe essere contento dei miei progressi.
-Regale?- dico -Ma il tuo non...-
-Vedi, Clare, tu sei come una pianta di rose blu.- mi interrompe -Bella, rara, misteriosa e piena di spine. Quando ci si aspetta che tu cresca in una direzione  cresci in quella opposta-
-Mi dai del vegetale?- chiedo alzando un sopracciglio ramato.
-No, voglio dire che...- si imbarazza subito.
-So che era una metafora. Rilassati, Shale- rido con allegria. Era da un po' che non succedeva.
-Andiamo- ordina drizzandosi all'improvviso e prendendomi da un braccio -Mio fratello è arrivato-
-Chi?-
-L'altro mio fratello- mi trascina fino alla sala da pranzo dove cerco di imporre la mia volontà di non entrare. Lui mi guarda e per la prima volta, non c'è l'ombra della gentilezza nella sua imposizione. Sono già tutti seduti con una porzione di cibo non troppo abbondante ciascuno, quando mi porta all'interno. La sala da pranzo è allestita nella sua solita eleganza ottocentesca e la tavola è imbandita alla perfezione. Qualcosa nel tremore appena accennato delle mani di Shale mi porta a passare in rassegna tutti i loro volti.
Michael, Edward, Marschall
E
Drew?!

@Rifugiata_nei_libri

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora