Capitolo 4

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-Sadek, Sadek, Sadek- cantilena una voce alle spalle del mio aggressore.
-James- pronuncia come fosse una maledizione. Sento che le sue dita fremono.
-Ti avevo detto di lasciarla perdere. Che ci avevo pensato io a mettere in guardia il passerotto del pericolo e tu... mi hai disubbidito- il ragazzo biondo di poco fa tira un calcio dietro il ginocchio del mio aggressore che si piega, sotto il colpo, con un urlo preceduto da un rumore sordo. Mi sento improvvisamente pesante e mi stanno per cedere le ginocchia. Sento che i suoi occhi rossi sono puntati su di me. Il mondo gira e mi sento cadere. Una mano mi si posa sul braccio e mi tira in modo da non farmi arrivare a terra.
-Non ti fare illusioni. Non mi importa niente di te. Ma sto controllando che tu rimanga viva in modo che io e Sadek non passiamo i guai. Noiosissimi guai- mi avverte alzando lo sguardo
-Perchè?....- sussurro.
-Siamo dei Black, Mss Payhad- inizia sorreggendomi -E i Black e i White con dovrebbero nemmeno guardarsi, figuriamoci minacciarsi-
-Marchiamola. Potrebbe essere il nostro pass...- inizia Sadek. Ma lo sguardo che quel ragazzo gli lancia è lava pura.
-Non la toccheremo. L'avevo già avvertita e lei era stata brava. Perché punirla?-
-Di cosa parlate?- dico riacquistando la mia stabilità sulle gambe, ma perdendo quella mentale. Le dita di James sono affusolate e fresche al tatto. Per quanto il suo sguardo sia brutale, il tuo tocco mi risulta rassicurante, diverso da quello invadente di Kail. Lieve come un soffio ma abbastanza forte da sorreggere quasi tutto il mio peso.
-Dico solo, Mss Payhad. Che se si deve punire, puniamo ma se c'è da premiare non ci tiriamo indietro. Non sono un sadico...o forse lo sono- dice con un ghigno che mi fa torcere le budella.
-È un'altra minaccia, vero?- chiedo stanca.
Lui sorride.
-Vedo che impari in fretta- esordisce soddisfatto. Poi, vedo le sue pupille dilatarsi -C'è puzza di Wh...-
Kail gli si para davanti.
-Mollatela- dice con i pugni stretti e la mascella contratta. Lui ride e mi lascia, privandomi anche della sua stretta rassicurante.
-Tranquillo, Gadmas. Non le facevamo male... o almeno non ancora.-
Non capisco perchè lo stia sfidando. Lui è un rappresentante, un pezzo grosso
o no?
-James. Vattene- dice mettendomi dietro di lui come a volermi proteggere.
I suoi occhi rossi si puntano e affondano nei miei, come fossero delle lame. E dentro di me qualcosa si accende, prende vita e fuoco.
-Kail... non mi stavano facendo male- dico in loro difesa.
A quelle parole tutti e tre spalancarono gli occhi, sorpresi.
Persino i Black che di solito sembrano di granito.
-Clare? Davvero? Sicura?- chiede Kail.
Io sorrido. Fingo, ma la cosa non mi dispiace.
-Sto bene. Ciao, ragazzi- saluto in modo amichevole. Non so perchè sto fingendo per loro. Sto mentendo a Kail solo per evitargli dei guai. Per evitare guai alle persone che mi hanno prima soffocata e poi minacciata.
Faccio per rientrare in casa e Kail mi segue fulminandoli un'ultima volta con lo sguardo. Entriamo nel salone. In realtà non lo avevo invitato, ma va bene, ok.
No, ma sì.. entra pure in casa mia senza il mio benestare. Vieni vieni, perchè non apri pure il frigo e mangi tutte le nostre schifezze. Non lo so, vuoi anche guardarti un film. No, perchè tranquillo eh. Non mi disturbi mica eh.
Vattene subito.
Chiude la porta e incrocia le braccia al petto. Nonostante la posizione che fa presupporre un rimprovero i suoi occhi sono confusi e pieni di preoccupazione.
-Clare, perché eri i loro compagnia?-
-Io...ehm. Mi sono venuti a conoscere. Sono simpatici-
-A me non sembrava che ti stessi divertendo- il silenzio cala come nebbia e cancella il mio narcisismo. -Clare...-
-Senti sto bene! E.... e non mi hanno fatto male.- una voce dentro di me mi grida che sono una bugiarda. - Per favore, Kail-
La mancanza di aria mi appesantisce la testa. Annaspo un po', cercando di nascondere il mio malore, ma non so come Kail se ne accorge.
-Ehi! Stai bene? Che ti prende?- mi dice facendosi più vicino.
-Kail...- dico soffocando leggermente. È come se l'aria fosse pesante, non riesco a prenderla dentro i polmoni. -Sto bene.- bofonchio ricercando un tono duro nella mia voce che non esiste, ma che fingo di avere.
Kail con un gesto mi prende da dietro il gomito e sostenendomi mi porta fino al divano.
-Calmati-
-Cosa succede?! Cosa cazzo è  questa stupida scuola?! Dove sono veramente? Perchè c'è una foto di Garroway di quasi cento anni fa!?-
-Chi ti ha detto questo?-
-Cosa?-
-Che c'è una foto di Garroway tanto vecchia? È una stupidaggine-
-Come si chiama Garroway?!-
-Luis. Luis Garroway-
Un colpo all'addome
Luis Garoway
La foto mi si scaglia negl'occhi.
1917
-Clare!?- mi richiama. Sono rimasta con gli occhi spalancati e gli occhi vitrei.
Mi risveglio dal mio torpore.
"Non ti sei chiesta perchè i White  e i Black non possono parlarsi? "
Le parole di quel ragazzo mi si scagliano nella mente, così come il suo tocco delicatissimo e la sua voce tagliente come le lame di un rasoio...
-Devi andare, Kail- dico scortese.
Vai, dai. Veloce
-Clare... ma-
-Vattene- dico brusca. -Non sto bene, ho bisogno di stare sola-
Lui si alza avvilito.
-Domani parliamo, ok?- mi dice e quella rabbia iniziale è svanita. Io chiudo gli occhi con la mia mente che sta scoppiando.
Sento che mi lascia un bacio fra i capelli.
-Spero che tu ti senta meglio, Clare- dice e il mio cuore è stretto in una morsa -Per qualunque cosa, puoi chiamare me- e lascia la mia casa. Nello stesso momento in cui oltrepassa la soglia, entra Ally che rimane di sasso.
-C-Ciao strafig- Kail!- dice Ally. A giudicare dalla sua faccia il suo livello di salivazione ora è alle stelle. Chiude la porta.
-Oh Mio Dio! Dove si è seduto?- mi chiede.
-Eh?-
-Dove posso trovare il suo odore?-
-Ally sembri una maniaca- rido indicando il cuscino in cui Kail si era appoggiato.
Lei lo prende e lo abbraccia.
Io scoppio a ridere per poi alzarmi in un sospiro, scacciando la mia isteria.
-Dove vai?- mi dice inseguendomi.
-Vado a vedere quando arriveranno i libri di scuola-
-Che barba- sbuffa.
Io la guardo di traverso poi mi chiudo la porta della stanza.
-Avevo altri piani- mormoro dando un'ultima occhiata verso la porta dalla quale stavo uscendo.

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora