Capitolo 24

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"Buio. Solo buio. Non so dove mi trovo ma sento il familiare peso di Artemis alla cintura, la sfodero. La sua luce divampa nelle tenebre. Sono seduta, al chiuso, sembra una stanza grande. Mi giro e vedo qualcuno, è dall'altra parte della parete, accasciato per terra. Provo ad avvicinarmi usando la falce come fosse una torcia.
-Chi? Chi sei?- chiedo. La voce trema e non so nemmeno io il perchè. L'aria è satura dell'odore familiare della pioggia. Sento montare dentro di me una bolla d'angoscia. Quel corpo accasciato non si muove. È fermo. Non respira.
Potrebbe essere un vampiro, posso sperare almeno, che lo sia.
Mi piego in avanti, il corpo è di spalle, metto una mano sulla spalla e lo tiro in modo da poterlo identificare
Orrore. Quella bolla l'angoscia scoppia, scaraventandomi contro una cascata di disperazione. Gli occhi chiusi, le palpebre trasparenti e intersecate da vene sottili ormai viola, i capelli biondi hanno perso il loro naturale colore ora sembrano una cascata sbiadita e appiccicata alla sua fronte. Noto che la bocca è semichiusa intrisa nel sangue secco, viscoso e soprattutto...nero.
Ha i muscoli rilassati, troppo rilassati per essere naturale. Artemis rintocca per terra con uno stridore che produce delle scintille chiare mentre mi porto vicino al corpo.
-JAMES!- la mia voce mi sembra quella di un'estranea. -James...ti prego, svegliati-
Vengo presa dal panico e mi sorprendo a scuoterlo per le spalle. Il suo volto si accascia, insieme al suo corpo, sul mio petto. Sento il mio cuore scoppiare e spero di sentirlo ridere si me da un momento all'altro, ma ciò non accade. Rimane immobile, floscio, come fosse un pupazzo di stoffa. Passo la mano sinistra che si muove convulsamente, sulla sua nuca, accarezzandogli i riccioli che il suo sudore gli ha formato all'attaccatura dei capelli. Gli occhi iniziano a bruciarmi e con la mano destra porto la falce con la lama rivolta all'interno, creando un semicerchio attorno a noi, come se potesse bastare a proteggerci. Provo a richiamarlo anche se ho già capito che non mi risponderà e che non lo farà mai più. Mi sento singhiozzare nelle tenebre, mentre continuo a stringerlo a me, dondolandomi come per calmarmi.
-Va tutto bene, Jam, ora sistemiamo tutto- lo rassicuro o forse, provo a rassicurare me. Sto mentendo, infondo lo so, ma non riesco a pensare."

Un ronzio.
Fastidio. Dio Santo lo squaglio nell'Artemis questo maledetto telefono. Mi metto seduta sul letto. Gli occhi impastati dal sonno. Sbadiglio e stacco la sveglia. Sono le sei del mattino. L'aria è frizzante. I capelli sono appiccicati alla nuca dal sudore. Mi alzo senza molta voglia. Prendo dall'armadio la mia divisa bianca e entro in bagno. Faccio la doccia e con il sudore cerco di sciacquare via anche i miei pensieri. I risultati, però, sono davvero scarsi. Ogni volta che chiudo gli occhi ho quel volto pallido disegnato nelle palpebre. Morto...
Devo vedere James o impazzirò.
Ma cosa gli dico.
"- Ehi ciao James. Ti ho sognato morto volevo assicurarmi che tu non lo fossi-"
No... Non penso sia una buona idea.
Mi asciugo i capelli e mi vesto.
La mia divisa mette in evidenza i capelli rossi, inizio ad odiarla. Esco in fretta da casa. Matt mi affianca trotterellando sul posto.
-Ehi rossa! Sei in ritardo per il turno di guardia- mi fa notare.
- Non lo farò infatti- dico.
-E Ally?- mi chiede lui alzando un sopracciglio.
-Verrà dopo, sono troppo scossa per parlare con lei - mi limito a dire con lo sguardo dritto in avanti.
-Scossa? Da cosa?-
- Sogni. Incubi- sintetizzo.
Nightmare
Lui distoglie lo sguardo.
-Tranquilla è normale-
Saliamo la scalinata, ma una mano mi blocca il polso e mi tira indietro. Io sobbalzo e per poco non cado, ma quelle stesse mani me lo impediscono. Vedo la faccia di Matt, davanti a me, contrarsi in un ringhio.
James è quì, dietro di me, mi sta sorreggendo. Un moto di gratitudine mi colpisce lo sguardo e per poco non scoppio in lacrime quando mi rendo conto di essere appoggiata al suo petto che si alza e si abbassa.
Era solo un incubo
-Devi venire con me- dice con gli occhi che sembrano andati in fiamme.
-Lei non deve niente- gli ringhia contro Matt.
-Abbassa il pelo sulla schiena, bastardino, o te ne andrai con la coda tra le zampe- dice James scoprendo le zanne. Mi sento in mezzo ai due fuochi.
-Wo wo, calmi- dico e subito entrambi si ritraggono. -Matt. Ci vediamo più tardi-
Lui digrigna i denti, ma mi lascia andare. Mi rigiro nella presa di James che si ritrae per osservarmi perplesso.
-Stai piangendo?- mi domanda interdetto. Io gli dedico un sorriso silenzioso per poi far di "no" con la testa.
-È okay-
-Hanno rilevato dei linea E spuntati dal nulla- mi concede - Il preside ha fatto appello ai guerrieri della scuola-
- Tu non lo sei- preciso.
- No, ma tu si- dice - E si dia il caso che io sia il tuo insegnante, allenatore e non ti lascierei mai cacciare da sola-
Nascondo un sorriso che tengo tutto per me.
-Va bene-
Dopo una buona mezz'ora arriviamo, in una campagna. L'erba è alta qui, ma è secca e si appiccica al tessuto leggero delle nostre divise. Nell'aria capisco che qualcosa non è al suo posto: è densa eppure siamo in pianura. Il clima sembra afoso, ma siamo in inverno, il cielo è grigio eppure fa caldo.
James prende L'aria a pieni polmoni. Sbatto la faccia su qualcosa di solido e mi rendo conto che sono finita addosso a James, Di nuovo. Lui si è girato e mi sta rivolgendo un cenno imbarazzato per poi incurvare le labbra all'insù, come a scusarsi di essersi fermato di botto.
Non deve essere semplice avere a che fare con me
Dio, che bel sorriso, un po' appuntito ma incredibilmente bello.
-Ma che hai?- mi chiede sempre più imbarazzato.
-Eh io? ehm, scusami ero sovrappensiero-. Mi sposto e mi rendo conto che davanti a lui c'è una porta di legno rotta, più che rotta, distrutta.
Mi concentro, li sento, dei linea E. Sono più di due, sfodero Artemis e Lui corruga la fronte.
-Cosa c'è?- mi chiede continuando a guardarmi.
-Non li senti?- gli chiedo, lui sgrana gli occhi.
-Tu non sai usare la localizzazione ad occhi aperti- Ricorda allarmato. - Ci vuole, anche se in minima parte, l'uso dell'eco dell'anima che, mi sembra, essere stato attento a non spiegarti-
Mi guarda dritto negl'occhi.
-Ho sentito un rumore- mento.
Lui sembra rilassarsi, ma non abbassa lo sguardo.
-Sono più di uno- dice lui e i suoi occhi si colorano di rosso sangue.
Vedo che per terra la sua ombra inizia a deformarsi. Artemis brilla con intensità tale da accecare me stessa.
James tira una spallata potente alla porta. Questa si scardina, disintegrandosi definitivamente contro il pavimento.
Entriamo in casa, attraversiamo la cucina e ci immettiamo in un salone buio, troppo buio. Mi ritorna in mente il mio sogno e la paura mi serra la gola, lasciandomi boccheggiare.
I miei sogni hanno sempre qualcosa di reale
Due Linea E spuntano dal buio affiancati da altri due linea M, mostriciattoli della loro specie. James mi afferra e mi porta dietro la sua schiena, siamo circondati. La sua ombra inizia a disintegrare un Linea E, tagliuzzandolo come fosse un foglio di carta nelle mani di um bambino. Metto le spalle contro le sue spalle e non potendone fare a meno, inizio a combattere. Mi rendo conto che questa è la prima volta che combatto con James. Di solito disintegra il nemico quasi prima che io riesca a mirare, oggi no e la cosa mi terrorizza. Di nuovo il sogno mi graffia la mente. Spingo la guardia fuori la formazione, James si gira di scatto a guardarmi. In quel momento un Linea E lo colpisce. La sua spalla fa un rumore secco. E vedo il suo volto contrarsi dal dolore.
Qualcosa dentro di me si accende, prende fuoco e tutto intorno a me, pare rallentare. Sento gli occhi che bruciano, come se fossero stati colpiti. Vedo che delle fiamme chiare avvolgono Artemis, penso di aver preso una brutta botta perchè vedo la lama farsi più spessa e sento il suo peso, come se fosse reale o quanto meno possibile.
Taglio in due il mostro che ho davanti e questo scoppia in un milione di striscioline come se, al posto di un unico fendente, lo avessi martoriato.
Sbatto Artemis al suolo e una luce accecante invade la stanza. Sento la voce di James che sbraita il mio nome. Quando la stanza torna normale e la luce si dirada, i linea E e i Linea M sono spariti e il tempo torna a scorrere lentamente.
Anche l'ombra si è ritratta
Lascio Artemis che sbatta a terra con un suono acuto che mi ricorda la sconfitta le gambe tremanti cedono, scosse dalla paura.
Non è morto
Cado verso il basso. In un millesimo di secondo qualcuno mi affianca e mi prende al volo, in modo brusco.
-Clare?- mi richiama. Io sono assente. Ho la lingua impastata di parole troppo pesanti per volare fuori dalle labbra, rimangono incastrate come se mi comprimessero la lingua, ma non sento dolore -Dio, stai bene?-
Non rispondo, non ci riesco e forse non voglio. Un senso di serenità mi avvolge e sento solo i suoi muscoli che si contraggono e i suoi nervi che si tendono come corde di violino.
A James scappano un fiume di bestemmie, assurde e sicuramente fantasiose.
Sbatto le palpebre, sento il corpo tremare, i muscoli stirarsi.
-CLARE!- mi scuote per le spalle. Io lo guardo, è al sicuro, è vivo e la sua spalla ferita sembra già in via di guarigione. Fisso lo sguardo nel suo e vedo il suo cuore salirgli in gola.
Bestemmia ancora e mi mette una mano sul volto per squadrarmi meglio, passando le dita sugli occhi per aprirli.
-Hai i capillari del tutto spaccati- mentre pronuncia queste parole sento una lacrima rigarmi la guancia, ma non sto piangendo, ne sono certa. Passo il dorso della mano per toglierla e quando abbasso lo sguardo vedo che non è una lacrima, è sangue.
Riguardo James che sta seguendo tutti i miei movimenti. Eppure non mi viene da urlare, ne sento la solita reverenziale paura che, invece, vedo intrappolata sul suo volto.
- Ti prego, Clare, dii qualcosa- sembra supplicarmi, ha gli occhi lucidi, non lo avebo mai visto così, sembra... Vulnerabile
-James...- cerco di spiccicare due parole. È come se qualcuno mi avesse accoltellato alla gola.
-Clare...- dice con la voce spezzata e mi stringe a sè, non curante del fatto che siamo in un covo di mostri.
-Potevi lasciarci la pelle. Potevi non parlare mai più...- biascica- Se fosse stato così non me lo sarei mai perdonato. Hai usato il tuo eco dell'anima, hai potenziato la tua arma... non era la prima volta che lo usavi. Eri dannatamente consapevole. Non eri per niente sorpresa- sembra che non stia nemmeno più parlando a me.
-Mi dispiace -
-Chi è stato a fartelo usare?- mi chiede e la disperazione si trasforma in rabbia, come al solito.
-James...- dico interdetta.
-Non importa ne parleremo dopo- mi solleva, mi prende in braccio.
Delle linee nere si diramano sotto di noi è ci avvolgono.
James ha creato...Un portale
Con il volto impassibile, marmoreo cammina verso di esso. Lo attraversa con il mio corpo accasciato pesantemente sul suo, come fosse di piombo. Sento le gambe ciondolare pesanti alle estremità delle sue braccia, mentre con una mano sposta il mio capo sulla sua spalla. La sua presa è gentile, delicata, rassicurante e soprattutto forte. Scatta in avanti e ci mescoliamo subito con le tenebre come se il mio sfavillio di poco prima fosse scomparso. Veniamo risucchiati dalle ombre, ma non sono le ombre umide del portale di mio padre. Ma quel portale non mi ha dato la stessa sensazione di protezione istantanea, nonostante fosse propenzione dell'umo che mi ha dato la vita. Se quel portale era generato da qualcuno che mi ha dato la vita, questo è generato da qualcuno che me la sta preservando, salvando e proteggendo con le unghie e con i denti.

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora