Capitolo 34

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Drew è seduto davanti a me e il suo sguardo sembra volermi dilaniare a morte. I suoi occhi ambrati feriscono i miei in una battaglia silenziosa alla quale lui pone fine.
-Ciao, Clare- mi saluta con un ghigno.
-Pulisciti- mi sussurra Shale indicando l'orlo del vestito sporco di terriccio, non staccando gli occhi dal fratello -Voi vi, conoscete?-
-Sì- prendo il fazzoletto che mi porge con la solita grazia anche se noto la rigidità che gli percorre le spalle ed indurisce i tratti del suo volto.
Drew mi guarda dall'altro verso il basso, con un sorriso dipinto sulle labbra da dove fanno capolino le zanne affilate come rasoi.
Shale mi fa segno di sedermi mentre non sembra avere intenzione di perdermi di vista nemmeno un secondi.
Alla festa, Drew aveva attirato l'attenzione di Ally. Lei lo aveva trovato bello e io l'avevo spinta verso di lui. L'avevo convinto a fare il passo verso una cotta per un transizione e quel transizione adesso è davanti a me ed è un Darkside. Lui era lì per venirmi a prendere... Lui sapeva tutto.
Non ho alcuna intenzione di sedermi, in un impeto d'ira pianto una mano sul tavolo. Al che tutti i fratelli si girano a guardarmi, perplessi. Persino Marschall posa il suo libro ed alza lo sguardo interrogativo su di me.
- Ci hai ingannato tutti! Noi ti abbiamo accolto come se fossi nostro fratello. Ti abbiamo accolto negli White come se fossi uno di noi. Hai scherzato con me, con Kail, con Ally. Hai bevuto con noi, festeggiavi. Ridevi, correvi con noi- urlo contro Drew -Ma non sei nemmeno quello tu sei feccia-
Mentre lo dico i miei occhi si accendono, i muscoli si flettono ed i nervi saltano.
È stato accanto ad Ally, ha scherzato con me per tutta la sera, flirtando con lei davanti ai miei occhi. Non sono l'unica a cambiare espressione. Tutti a questo tavolo mi guardano con disprezzo e rammarico.
-Ma come ti permetti?!- sibila Drew passando repentinamente la mano sul mio volto, in uno schiaffo. Porto una mano al punto in cui mi ha colpita, sento il sangue pompare nelle mie vene ad una velocità impressionante.
Shale è al mio fianco ma rimane impassibile anche se le sue mani sono strette poco sotto la tovaglia ricamata.
Il mio sguardo sta volta si punta su Drew. Qualcosa si fa largo in me, è caldo, è liquido e non intendo fermarlo, in un lampo scarto verso di lui in un'ondata si tessuto rosso. Richiamo il mio eco dell'anima quanto più possibile, i tovaglioli iniziano a muoversi come se fosse entrata una folata di vento. Strisce rosse e argentee si formano sul mio corpo come se fossero dei merletti naturali della mia pelle, convergo le scie nella mia mano destra e senza pensarci, senza mirare, assesto il colpo, come se fossi in palestra con James e Drew fosse il mio sacco. Sento le ossa della sua gabbia toracica scricchiolare sotto le mie nocche che si graffiano per via dei bottoni d'argento del suo soprabito. Drew rimane immobile e i capelli scurissimi gli finiscono sullo sguardo mentre io arretro di un passo. Tutti alla tavolata rimangono in un silenzio teso, nessuno si muove. Nonostante questo però, non ritornano a fare quello che stavano facendo prima che io
aprissi bocca. Si limitano a fissarci, tutti.
Drew non si piega nemmeno e mi rifila un altro schiaffo, più forte di prima. Incrocio le braccia tra di noi e lo spingo lontano di qualche passo, cerco di ruotare su me stessa per poterlo colpire in pieno volto.
-Avevi intenzione di colpirmi con queste scarpe sporche?- non si è adirato così quando l'ho colpito prima. Vedo delle strisce scure concentrarsi nella mano che mi tiene e riesce a scaraventarmi vicino alla parete. Mentre cado mi do lo slancio con le mani e mi rimetto in piedi, a fatica mi raddrizzo con il volto dolorante e gli occhi accesi.
-Ci vuole un'aggiustatina ad un impertinente come te-
-Fallo pure Drew tanto sapevi benissimo l'esito di questo pranzo- dice Michael tranquillo.
Esito!? Avevano programmato un esito!? Ma Shale lo sapeva?
Il mio sguardo lo cerca e ho la conferma del fatto che anche lui era ignaro della situazione. La paura si insinua nel suo sguardo e fa oer alzarsi in piedi
-Incubo illusorio- sogghigna Drew mentre delle strisce nere si diramano dalle sue dita. Sgrano gli occhi.
"Sì ma non è lo stesso ci sono diversi tipi di demoni degl'incubi. Diverso è il loro stile di combattimento a seconda della persona..io ho imparato a dominarlo da più grande e il mio è in demone della luna. Quello di Michael è il demone d'ombra.- mi dice cercando di mantenere un tono piatto.
-Ognuno di voi quindi ha un demone diverso?-
-Sì.
Michael ha il demone d'ombra, io quello della luna, Marschall il demone psichico, l'altro mio fratello il demone illusorio, mentre il piccolo Edward... "
Deve essere questo, La potenza di Drew e il suo demone
Una creatura simile a quella creata in precedenza da Michael si forma tra le tenebre che Drew sta emanando, ma sta volta i suoi mille occhi non sono rossi, sono gialli.
La terra trema sotto i miei piedi, come se volesse aprirsi in due, Nightmare mi attacca. Le sue zatte affilate arrivano alla mia carne del polpaccio e lo strappano. Un urlo si forma sulle mie labbra ma non sembra uscire. Il sangue schizza sulle pareti perfettamente pulite della casa, come pennellate di pittura. Arretro l'altra gamba e cerco di puntare al suo muso nel dimenarmi in preda ad un dolore lancinante.
Il mostro si stacca e poi riscagliarsi su di me. Io tasto la ferita sulla gamba e vedo che non è più: ha divorato l'osso, ne restano solo lembi di pelle sanguinante. Gli artigli del mostro stanno dilaniando la pelle della gabbia toracica. Provo a caricare su di lui dei colpi che dovrebbero risultare crudeli. Vedo i suoi artigli prendere qualcosa di caldo e rosso all'interno del mio addome. Sta battendo. Mi si annebbia la vista. Il mio cuore? Mi guarda e sogghigna e piano inizia a mangiarlo. Anche i demoni d'incubo degl'altri fratelli escono dalle loro dita, persino quello di Shale che fisso senza un lamento. Dovrei urlare, dimenarmi, sparargli. Correre a prendere il pugnale nascosto nella mia camera, ma non mi muovo, volontariamente e vedo che tutti i demoni sembrano fermarsi pernun istante per poi riprendere a contendersi il loro pasto. Non escono lacrime dai miei occhi, niente del genere. Sento un ringhio basso nascere dalle mie membra, anche nel dolore. Immenso dolore.
-Basta, Drew!- è la voce di Shale.
Mi risveglio dal mio torpore sono rimasta nella stessa identica posizione solo per un paio di minuti; lo so grazie all'orologio che si trova alle spalle di Edward.
Era un' illusione
Michael si alza.
-Ora Fratelli miei-  li richiama e Nightmare, il vero demone, quello che mi ha insegnato come usare il mio eco. Appare davanti ai miei occhi.
I due colossi mostruosi si guardano e l'incubo dagl'occhi gialli si ritira ringhiando appena, ritornando sotto forma di strisce nere dentro le mani di Drew.
Nightmare mi viene incontro, la sua solita cortesia è scomparsa dai suoi rubini. Non c'è traccia del demone che chinava le corna mostruose per lasciarsi toccare, sembra famelico. Dalle mani di Michael escono dei fasci d'ombra che mi imprigionano i polsi.
-Shale!- urlo d'istinto, anche se so che anche lui è impotente.
-Michael. Che storia è questa!?- chiede Shale allarmato.
-Mi dispiace toglierti il tuo giocattolo fratello ma Caius vuole vedere sua nipote.- dice lui indifferente.
-Spero solo non sporchi di sangue il tappeto- dice Drew sprezzante -Basta la sua presenza a sporcare la nostra casa-
Marschall mi guarda.
-Vuole studiarla? È interessante-
-Fratello Michael. Se continuerai a stringerle così i polsi le si spezzeranno- commenta il piccolo Edward, guardandomi. Povero bambino. Ma in che razza di famiglia è cresciuto?
-Tranquillo, Eddy- lo rassicura Michael scompigliando la chioma scura del fratello. -Questo è la cosa meno grave che le succederà- sussurra abbastanza forte da poterlo sentire, abbastanza piano da assumere una nota cantilenante. Ingoio la paura come se stessi bevendo acqua, non sento dolore, forse perchè soffocato dall'adrenalina. Non lo sento nemmeno quando Nightmare mi trascina lungo il corridoio con la sua velocità impossibile da seguire.
Nella penombra vedo apparire davanti a me una gabbia abbastanza grande; una cella.
In un lampo di comprensione cerco di divincolarmi e sposarmi all'indietro assecondando ogni mio impeto e suggerimento istintivo, torcendo dolorosamente i miei arti e cercando di aggrapparmi ad un'agilità sedata dalla sua presa. Non accennando a dargli tregua, mi fascia con le sue ombre e mi ci trascina di peso e una volta chiusa dentro, scompare.
-Shale!- batto i pugni sulle grate.
Odio gli spazi ridotti sono sempre stata claustrofobica e questa cella non è abbastanza grande. Mi faccio prendere dal panico solo per qualche secondo poi mi calmo. Mi sforzo di respirare piano.
-Bene. bene- mio zio si accovaccia accanto alle grate e qualcosa nella mia testa mi suggerisce di sporgermi e strappargli gli occhi dalle orbite, ma non lo faccio. -Un'ibrida- Sorride -Non mi dovresti "uccidere con le tue stesse mani"? Sei un mostro e mostro debole, per giunta-
Non so cosa mi succede ma un interruttore si accende dentro di me. Mi avvicino alle sbarre proprio dove sta parlando lui, lasciando che un fascio di luce investa un lato del mio volto e mi porti ai suoi occhi.
-Infatti è così. Io sono il mostro cattivo che tu stai cercando di sedare, ma non ci riuscirai e alla fine... divorerò il tuo cuore, come solo un mostro come me sa fare- minaccio in un sibilo sommesso mentre dipingo un sorriso flebile sul mio volto che rivedo nelle sue pupille dilatate. Questo comportamento non è da me.
-Quei vampiri, non sanno fare nemmeno i vampiri- commenta seccato -Avrebbero dovuto ridurti ad un corpo. Avresti dovuto supplicare per avere il loro sangue e salvarti dalle emorragie interne causate dalla mancanza di sangue ma evidentemente, non sanno fare i vampiri-
Shale mi ha dato il suo sangue.
Ripensandoci abbasso lo sguardo sui miei polsi, non vi è nemmeno un segno lieve nonostante la brutalità di Nightmare.
Ma il sangue di Shale l'ho ingerito giorni fa quindi non posso averlo ancora in circolo a me no che io non lo abbia... Il cibo, Shale mi portava il cibo. Lui avrebbe potuto... donarmi da lì il suo sangue. Spiegherebbe tutto.
Un modo si gratitudine mi monta dentro.
-Ci hanno provato- mento -Ma come sai, sono un mostro- mi prendo gioco di lui e lui lo sa perfettamente.
-Mancano solo tre giorni, Clarissa, non temere- dice lui sorridendo a sua volta -Riporterò la stabilità in questo mondo-.
La voce del vampiro mi rimbomba nella mente.
Menti
Devo fingere e sarà meno dura per me.
Sento che sta per colpirmi. Infatti entra dentro le grate una mano armata di un bastone luminoso, non è un Artemis. Manda una scarica elettrica che schivo di qual he centimentro, ma lui non può saperlo.
Devo fingere. Se quella roba mi colpisse, sarebbe finita.
Mi butto all'indietro e mi fingo semicosciente, barcollando ad occhi socchiusi, crollo seduta sul pavimento ghiacciato. La gonna che si apre sopra le mie gambe come i petali di un fiore sboccato, mi scrollo di dosso qualcosa di inesistente.
-Cosa succede?- chiedo.
Caius, di fronte a me, pare sinceramente sorpreso.
Mi guarda come se mi volesse leggere dentro, ma cosa vuoi leggere dentro una persona sta scarabocchiando l'anima per renderla impenetrabile?
-Shale? Michael?- richiamo fingendo un'illusione che non vedo realmente.
-Non sono qui- il tono di mio zio sembra quasi dolce, preoccupato. Ma non credo lo sia per me, fingo terrore, come avrei dovuto fare anche poco fa con Drew. Se solo la rabbia non mi avesse controllata forse non sarei messa in questa situazione.
-Che sta succedendo qui?- simulo un singhiozzo e leggo il chiaro stupore negl'occhi verdi di mio zio che cercano i miei.
Scacco
-Oltre che ad un mostro, sei anche pazza e piagnucolona-
ma tu ti stai difendendo muovendo il tuo re e il mio scacco si annulla
Se ne va dalla stanza, dalla sua andatura, improvvisamente svelta, devo averlo turbato.
Ho iniziato una partita a scacchi che non voglio perdere, che non posso perdere.
La porta ben presto si riapre ed altri passi svelti invadono il silenzio che avevo appena conquistato. Mi fingo addormentata sul pavimento al centro della stanza.
-Clare- mi chiama Shale, sembra rasentare la disperazione. Socchiudo gli occhi ma non li apro, non voglio che capisca che sono vigile.
Nella penombra vedo che la sua pelle candida è solcata da schizzi di sangue e il suo zigomo è divenuto violaceo in seguito a chissà quale colpo, lo hanno ferito. Ha in mano una rosa blu, la lascia poco oltre le sbarre. Poi prende un lezzo di carta dalla sua giacca e lo lascia accanto alla rosa. Passa una mano tra i suoi capelli arruffati e intrisi di sporcizia e il suo sguardo so sposta verso di me. passa il polso attraverso le sbarre e mi sfiora piano la mano destra. Le sue dita sono gelide, il contrasto con il mio calore corporeo umano a lui deve risultare ancora più incisivo.
-Riposati, Clare. Andrà tutto bene- mormora, un boato segue la sua voce.  Sento qualcosa sgretolarsi e qualcosa di liquido colpire terra, poi la porta della stanza che si richiude. Questa gabbia oltre ad essere piccola è buia. Mi serve qualcosa che faccia luce. Non ho nulla addosso che possa far luce. Cerco di racimolare le forze e dalle mie mani inizia a spigionarsi della luce argentea con piccole striature rosse. Faccio luce nella stanza attraverso me stessa, perchè io sono la mia luce.
Guardo il muro davanti alla mia cella: c'è un enorme buco dal quale si diramano delle crepe che minacciano di intaccare l'intera parete e qualche goccia di sangue fresco che cola dal centro.
Prendo la rosa e per un secondo aspiro il suo odore attraverso i suoi delicati petali blu.
Rigiro il biglietto tra le mani e lo apro. La carta è un po' giallognola ma ancora sana. La calligrafia è uniforme ed elegante, l'inchiostro rosso e viscoso segue dei movimenti fluidi e allo stesso tempo spigolosi, mi stupirei se fosse sangue.
"Non avevo idea di cosa sarebbe accaduto quando ti ho portata in sala. Non avevo idea delle loro intenzioni, mi dispiace. Avrei dovuto ascoltare il tuo istinto, molto più sicuro del mio. Pensa alle strade di Alcanta, Clare, tornerai presto a percorrerle. Pensa ad un posto tranquillo, dove non vi sono vampiri e nessun canino a spillo. Pensa ai colori e alle foglie sottili, rifugiati lì, in bilico per non imboccare la via della pazzia.
Ti lascio questo fiore sperando che come te non possa appassire mai, Clare.
Sei come il Sole, una stella e in cuor mio spero che non ti spegnerai in questo millennio.
Uscirai viva da qui.
È una promessa"

Gli occhi diventano lucidi. Non piango, neanche una lacrima ma sento che mi sto allagando dentro. Prendo la carta nella mano per leggere meglio la firma di Shale. Nello stesso momento vedo che la carta si increspa in alcuni punti. La guardo controluce, sembra che su questo foglio siano cadute delle gocce: lacrime.
Ho tre giorni per godere la mia vita
Tre giorni per sperare che non sia finita
Tre giorni sono tanti
Quasi quanto i santi
Loro non mi aiuteranno
Chiudo li occhi
No non lo faranno
Ho tre giorni per credere in un Dio
Ho tre giorni per dirgli Addio
Ho tre giorni per pregare
Ho tre giorni per lasciarmi andare
Ho tre giorni per questa solitudine
Ho tre giorni per stare tra il martello e l'incudine
Non molto conveniente
Ma è sempre meglio di sprecarli a non far niente.
Ho tre giorni e forse dovrei arrendermi
Al fatto che mai più James potrà rivedermi
Ho tre giorni e so che non ho speranza,
Anche se adesso vorrei azzerare la distanza,
Di vedere quei suoi occhi rossi
Profondi come fossi
Ho tre giorni ma in fondo
So che non li apprezzerò fino in fondo
Dovrei essere felice
Ma avere solo tre giorni non è semplice.
Dovrei accettare di perire
Con il desiderio di morire.
Dovrei arrendermi ma qualcosa mi dice che sia indiscutibile
In quanto impossibile
Ho tre giorni di vita
E sono tutti in salita
Ho tre giorni per i saluti
Ma nessuno che mi aiuti
Ho tre giorni e finirò
Ho tre giorni e morirò.
Riapro gli occhi e mi guardo nel riflesso del fuoco che porto dentro. I miei occhi si accendono, risplendono di baglior proprio, carboni ardenti.
Ho tre giorni e devo mentire
Ho tre giorni e non voglio morire.
Non morirò
Non stavolta.
Faccio entrare l'aria nei polmoni e lascio che sia il mio sguardo ad illuminare questa segreta buia e stretta. Osservo le sbarre e dietro di esse una piccola luce tremolante. Mi rintano nel buio sperando che questo possa avvolgermi, forse rapirmi e svegliarmi da tutto ciò che sto vivendo. Lui non lo fa, ma dona un'armatura potente che a gocce scorre nel mio sangue come fosse veleno di serpente. Il buio mi accarezza il volto e mi sussurra poesie dolci ed amare al qual tempo. Mi parla di ere lontane e rimango, taciturna, ad ascoltare. Questa notte, non potrò urlare alle stelle, non potrò urlare alla luna. Faccio viaggiare la mente mentre mi godo questa tortura. Con gli occhi chiusi, sotto le mie palpebre, si disegnano delle torri alte, luminose: le torri della Guardia. Con la mente ritorno a scuola, ritorno a casa. Ci rimarrò tutta la notte.

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora