Capitolo 35

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Un rumore aspro mi desta dal mio dolcissimo sonno. Un suono gracchiante proviene da un punto indeterminato della stanza. Drew sta sbattendo una lama sulle grate della mia cella, come una guardia carceraria che porta il suo pranzo ad un prigioniero. Rimango qualche istante attonita, con gli occhi socchiusi e il volto tirato dal sonno
-Muoviti- soffia contro le sbarre, con gli occhi ambrati luccicanti di un antico rancore che dubito mi riguardi personalmente. Mi tiro su con qualche sforzo, sistemando la gonna stropicciata dalla postura poco regale in cui mi sono lasciata andare qualche ora prima.
Il sonno mi impasta gli occhi e mi spegne lo sguardo. Mi avvicino, barcollando appena alle sbarre.
-Che cosa vuoi, Drew?- chiedo sorridendo.
Mi porge con due dita, un fazzoletto di stoffa con dei ricami floreali color porpora.
-Pulisciti. Subito.-
In silenzio, accetto quella stoffa setosa ed immacolata tra le dita, pulendo le mie piccole mani impolverate, per poi restituire l'oggetto al suo proprietario.
Ma qual è il suo problema?
Sembra un tessuto pregiato di quelli che sono una famiglia come la sua poteva permettersi.
Lo osservo mentre prende il pezzo di seta tra le mani e con un accendino quasi scarico, gli da fuoco, come se fosse nulla. Rimango sbigottita nel guardarlo andare in cenere e finire sul pavimento di marmo. Lui appare soddisfatto quando si volta verso di me.
-Dovrai venire con me, Lady Clarissa-
-Il mio nome è Clare, non Clarissa-
-In verità, "la cosa non mi tange, ma qualora mi tangesse non mi toccherebbe"- cita con il naso perfettamente dritto rivolto all'insù. Mi chiedo se qualcuno gli abbia mai rotto il setto nasale, se qualcuno ci abbia mai pensato o sia un primato, perchè io avrei una gran voglia di farlo. Anche solo per strappargli dal volto quell'espressione rilassata. Apre la mia gabbia con una chiave evidentemente antiquata e grossolana, non utilizzata da anni. Lo fa con un moto di disgusto che taglia l'aria intorno a noi e la rende quasi irrespirabile. Certo, che questo è solo un mio problema, dato che lui non respira. Al primo passo oltre le sbarre di ferro battuto, Drew lega i miei polsi insieme con un nastro blu scuro.
-Dopo brucerai anche questi?- dico con una nota di sarcasmo. Lui mi fa un sorrisetto quasi divertito
-Sì, sarà lurido e incrostato di sangue-. Rido a mia volta, come se quella fosse il più normale dei commenti. Guadagno un po' del suo stupore che nasconde in fretta, ma questo basta a farmi tenere la testa alta e lo sguardo fisso davanti a me, come fossi una regina e non una prigioniera. Sono una prigioniera solo perchè non ho ancora trovato il sistema per fermare queste montagne russe che mi stanno trascinando. Il volto di Shale appare sotto le mie palpebre, come fosse una divinità venuta in mio soccorso. Devo mentire.
Fingo un eccesso di tosse e mi piego su me stessa, in modo che non possa scrutarmi in volto. Conficco i denti nella lingua e sputo un po' del sangue che sta uscendo in fiotti sottili da essa. Drew si ferma, osserva il sangue, ma non cerca nemmeno per un secondo di aiutarmi.
No. Lui è senza pietà
Faccio finta di calmarmi, come se fossi stata presa da un male improvviso e spaventoso.
-Ti muovi?- chiede irritato -Avrai lasciato un centinaio di germi. Dovrò tornare a pulire.
Mi giro a guardarlo ma nel suo sguardo non vedo l'ombra di sarcasmo, dice sul serio. Riprendo a camminare in silenzio, sbigottita dalle sue parole.
Ci immettiamo in una grandissima sala, adorna di oggetti dalla fattura antica che sembrano trasudare storia. Drew affonda i canini sottili nella mano, dove piccole gocce rosse iniziano a fuoriuscire con lentezza. Poggia il palmo della mano in quello che sembra uno scanner che vibra di una luce cupa. Con uno scricchiolio, una porta incavata nella parete si apre e delle lame vorticano in aria nella nostra direzione. Lui le evita senza alcuna fatica, con la consapevolezza di non essere colpito. Uno dei coltelli mi graffia il volto e un rivolo di sangue esce dalla mia guancia, il disgusto si palesa sui suoi lineamenti anche se i suoi occhi sembrano bramosi e famelici.
-Aspetta- mi ammonisce. In un battito di ciglia, le mie gambe ciondolano nel vuoto e mi ritrovo ad esser presa di peso. D'istinto, mi aggrappo alle sue spalle quando spicca un lungo salto, dal quale atterra perfettamente eretto. Mi giro indietro per capire cosa sia successo e appena dietro di lui, il pavimento è andato in pezzi, come fosse fatto di vetro friabile e sottile
Trappole. Siamo nell'ufficio...
Artemis
Mi lascia riprendere l'equilibrio sulle gambe con una delicatezza di cui non lo credevo capace e va avanti, come guida.
Studio bene ogni sua mossa, per quanto veloce e ineguagliabile. Quando arriviamo ad un bivio, lui svolta a destra. Io rimando di poco indietro e noto le il corridoio di sinistra si è ricoperto di spine metalliche che lo trapassano da ogni parte. Capisco di essere arrivata a destinazione quando, davanti a noi appare una grossa porta scura. La sfiora in quella che sembra una carezza e la maniglia diviene incandescente e fumante, così si limita a spingerla. Una volta al suo interno, vedo Michael e Caius seduti dietro una lastra di vetro, spessa forse trenta centimetri.
Drew mi spinge verso di loro e Michael afferra il nastro che mi lega. La presa di Michael è salda, Drew mi tiene le mani gelide sulle spalle. Scappare sarebbe completamente inutile, oltre che folle. Ho visto a che velocità si muove un vampiro e non sarei in grado di eguagliarla.
Sento il respiro accelerare e mi sforzo di mantenerlo muto. Caius si alza dalla grande sedia che lo ospita, il suo abito scuro sembra di un taglio ottimo e non fa nemmeno una piega quando si muove. Abbasso lo sguardo sulle sue mani e noto che con le dita sta dando piccoli colpetti ad una siringa contenente un liquido scuro e viscoso.
Cerco di sottrarmi alla presa dei due fratelli, ma rimane ferrea come se le loro mani non fossero di semplice carne ma acciaio.
Di istinto, un urlo sfocia dalle mie labbra, un urlo blasfemo e blando, una mano si affretta a tapparmi la bocca.
La mordo. Sento la foce di Drew che impreca e subito, quella del fratello che lo imbecca infastidito. Mentre io sono distratta a guardarlo con soddisfazione, Caius mi infila la siringa nel collo e preme lo stantuffo, immettendo quella roba schifosa nel mio sangue. In un paio di secondi, la vista si annebbia e i suoni arrivano ovattati alle mie orecchie tese. Un conato di vomito mi sale in gola, ma lo ricaccio giù con gli occhi lacrimosi. Mi sento crollare, ma non tocco il pavimento, come se volteggiassi nell'aria

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora