Capitolo 25

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Le ombre sottili si diramano in un turbinio che presto diviene una striscia impercettibile e scura. Lui continua a camminare, sostenendomi con forza, senza mai indugiare.
-Dimmi, Clare, chi ti ha fatto usare il tuo eco dell'anima?- mi chiede vedendomi cosciente e meno pallida, il suo sguardo fermo è feroce.
-Cosa?- sussulto
-Non puoi usare una potenza simile senza averlo usato anche solo una volta e avevi percepito il pericolo ad occhi aperti. Lo so, non mentire- mi dice.
-Io...-
-dimmelo-
-Promettimi che appena voltato l'angolo non lo cercherai e non ci penserai nemmeno.- gli intimo. Il tono fermo. La mia mano stringe le sue braccia che mi sorreggono. -O lo prometti o non dirò niente- chiarisco.
-Lo prometto- mi dice digrignando i denti.
-Darkside- sussurro
So che lui mi ha sentito. Lo so, perchè si irrigidisce all'istante, mentre i suoi passi si fanno ponderosi e pesanti.
-Quando è successo?- mi chiede, ma i suoi occhi... sono accesi. Quello sguardo affilato come non lo avevo mai visto prima d'ora.
-James...- dico -Devo fare rapporto-
-Ce la fai?- mi chiede
-Sì- lo guardo -Tranquillo- mi mette giù con delicatezza.
-Vieni con me-
-James, devo fare rapporto- gli ripeto.
-Io voglio delle risposte, Clare- la rabbia si fa spazio tra le sue parole. Si insinua nella mia mente come un filo di velluto.
-Ti prometto che arriverò presto- gli dico.
-D'accordo, ti aspetto dietro la porta dell'ala luna- mi concede. Poi mi si avvicina -Sta attenta- le labbra a due millimetri. La mente inizia ad addensarsi.
-Certo- mi volto. Il viso in fiamme. Corro verso l'ala sole. Spicco un balzo e arrivo al primo piano. Corro per il corridoio. Qualcosa arresta la mia corsa. Sbatto, incespico e arrivo a terra, cadendo all'indietro, Matt è a terra di fronte a me e Kail è al suo fianco.
-Clare?- chiede Matt mentre con la punta delle dita si massaggia le tempie.
-Stai bene?- chiede Kail porgendomi una mano per alzarmi, senza nemmeno degnare Matt della minima attenzione. Io accetto volentieri il suo aiuto. Mi alza e Matt mi squadra. Vedo il suo sguardo mutare.
-Dio, Clare. Hai i capillari spaccati!-
-Lo so- mi limito
Kail mi prende per un braccio.
-Clare che diavolo hai fatto?- con evidente preoccupazione ma non ho tempo per queste cose, mi divincolo.
-Devo correre- dico strofinando il dorso della mano sugl'occhi. Ricomincio a correre e sento un boato. Mi giro e vedo che accanto a Kail il muro ha una crepa, non ho tempo per fermarmi.
Arrivo di fronde all'ufficio di Garroway. Non busso nemmeno, faccio irruzione. Spalanco la porta con forza e quella cigola sotto il peso del mio palmo.
-Signor Garroway!- entro con il respiro pesante.
-Che succede ?- mi chiede lui, sorseggiando un liquido rosso e viscoso che ha tutta l'aria di essere sangue., probabilmente perchè è sangue.
-Abbiamo completato la missione. I linea E e M sono stati neutralizzati-
-Molto bene- mi dice poi anche lui mi guarda e la sua espressione si trasforma. Le pupille si dilatano e un brivido mi scorre lungo tutta la spina dorsale.
-Che è successo?- mi chiede con un certo allarme nella voce.
Abbasso lo sguardo.
-Nulla- dico già volgendomi alla porta -Buona giornata-
Mi affretto nei corridoi. Scendo fino alla torretta poi mi butto di sotto, fino a rotolare sull'erba fresca del cortile.
Mi prendo qualche secondo per riprendere fiato. Gli occhi sembrano fatti di fuoco. I muscoli sono del tutto tesi sembrano corde di violino. La bocca ha ancora il sapore di parole non pronunciate. Mi rimetto in piedi e vado verso la porta nera, appoggiando il palmo sulla maniglia. Le ali demoniache si ramificano fuori dal mio palmo, ni perdo nelle venature che solcano il vetro nero e come il cristallo brilla tra il vetro, come i rubini si intersechino con l'ottone di cui sono fatte le ali. La porta si apre sotto il mio tocco e il buio oltre quella soglia mi imprime un senso di vuoto fuori dal comune. Non c'è nulla oltre al buio. Chiudo la porta con cautela.
Poi mi rigiro e ad un respiro mi ritrovo James, ha qualcosa di strano. Si è cambiato, non ha più la divisa, ma i capelli umidi che gli ricadono sugl'occhi: deve essersi fatto la doccia. Una camicia bordeaux di poco aperta sul petto, i pantaloni neri strappati, il viso stranamente rosato e l'aspetto arruffato. Il suo sguardo non è tagliente come al solito. Non mi attraversa, anzi è quasi languido e mi scivola addosso come se fosse un fluido viscoso. Il suo sguardo languido e pigro mi spaventa. Non si prende neanche la briga di ritirare i canini certo io so che non è umano ma, non li ha mai mostrati senza un motivo.
-Sono contento che tu non abbia mentito- mi dice mostrandomi un sorriso a trentadue... zanne. Per un secondo guardo il nostro riflesso nel vetro della porta. Lui è stranamente scomposto e proiettato verso di me.
Siamo proprio gli opposti. Non ho avuto il tempo di cambiarmi, ho ancora la divisa.
Per un attimo se to il bisogno di allontanarmi, ma non lo faccio.
Ci incamminiamo verso i dormitori. Lui barcolla leggermente, spero che non si sia ferito. Forse questa ferita è infetta e gli ha provocato una forte febbre, spiegherebbe il rossore, l'andatura, lo sguardo...
Appena arriviamo lui apre la porta dopo un paio di tentativi, sta usando quella che io definisco il fuoco sotto ghiaccio. Sembra calmo ma in realtà è incazzato nero.
Mi fa accomodare sul divano rosso del salone. Di una casa che ormai conosco a memoria. Le pareti sono nere e non permettono alla luce di illuminare la stanza.
Si siede nella poltrona davanti a me, mette una mano sulla mia coscia, è calda. Lui non è solito di fare questo tipo di gesti, sembra un...Damerino da due spiccioli. Dove è andato il freddo e affascinante James Walls?
-Quando è successo quindi?- mi chiede mentre le mani prendono ad avere degli spalmi convulsi. Noto che sul tavolino c'è un bicchiere con un goccio di liquore sul fondo, lo squadro meglio. Il suo viso è leggermente più rosso di prima, una nuvola di comprensione si insinua del mio cielo di calma.
Guardo la bottiglia, metà manca e ce ne è una vuota accanto.
-James...?- chiedo prendendo in mano il bicchiere e rigirandolo tra le dita, il suo sguardo si fa duro.
-Mettilo giù, Clare- mi dice senza staccare gli occhi dai miei.
-James...hai?- lui mi guarda e mi strappa il bicchiere dalle mani. Non credo lo faccia di proposito ma lo rompe e le schegge gli graffiano i polsi. Il sangue sgocciola sulla sua pelle bianca, mi alzo di scatto, allarmata. Gli prendo la mano, apro il suo palmo e lo studio. Piccoli tagli si aprono sotto le mie dita ma già hanno smesso di sanguinare.
-Tranquilla, non è nulla- mi dice poi prende la bottiglia e in due sorsi finisce la metà restante -Quando. È. Successo.?- riprende.
Tremo leggermente, una parte di me ha paura di lui, mi ritrovo a stringere i denti e trattenere il tremore.
Io non ho paura
Non ho
Paura
Stringo le mani a pugno finchè sui palmi sento aprirsi dei solchi. Il dolore mi concede un secondo di calma e scaccia via la paura. Conficco le unghie un po' di più poi inspiro.
-Non credo tu sia in condizione di pormi una domanda del genere.- inizio- e la risposta della quale non può esserti d'aiuto-
Mi sforzo di ostentare un atteggiamento freddo e minaccioso, un atteggiamento che in fondo è parte di me...un atteggiamento da Black.
Lui mi guarda e sorride un po'.
-Clare- il suo tono è dolce. Mi si avvicina piano. -Ho bisogno di saperlo- mi sussurra appoggiando le sue labbra calde al mio orecchio. Mi sorprendo ad avvampare, ma il suo corpo è magnetico.
Espiro.
Inspiro.
-Perchè ne hai bisogno?- chiedo e mi fingo tranquilla, ma la voce mi trema conseguenza della troppa vicinanza tra i nostri corpi.
Lui scoppia in una risata strana, assente.
Mi guarda le labbra, poi gli occhi.
-Non capisci...- mi dice e questa volta il suo tono mi sembra disperato e canzonante. Mi accarezza la guancia con il dorso della mano.
Tremo, non riesco a guardarlo con la stessa intensità con cui mi guarda lui.
-Io ho bisogno di proteggerti- mi dichiara in un sussurro.
Il mio cuore fa una capriola dentro il petto e lo sento capitolare contro le costole.
Lui...vuole proteggermi
Non lo fa per responsabilità.
Ho le guance in fiamme.
-So difendermi da sola-
-No, Non lo sai fare- mi dice categorico.- Senza il mio intervento saresti morta un sacco di volte. E poi non sai governare a pieno Artemis.-
-Tu che ne sai di Artemis?- dico e improvvisamente della rabbia incontrollata sboccia nel mio petto.
-So più di quanto credi.- dice duro -Io non sono solo un vampiro, lo sai anche tu- biascica -E sai che non posso dirlo, tu me lo leggi in faccia, a che capitolo sei arrivata? Hai già visto come mi sono trasformato?-
Mi si blocca il respiro.
-Cosa?-
-Shh- mi dice mettendomi un dito in corrispondenza delle labbra. Come se avessi avuto intenzione di gridare -Non avere paura. Nonostante quello che tu possa pensare di me, io non ti farei mai del male, Clare...-
Che vuole dire? Lui fa male anche ai suoi compagni, lui fa del male a tutti.
Perchè non ne farebbe ad una White.
-Perchè?- so che non è del tutto sobrio quindi forse mi dirà la verità.
Non ti senti sporca ad approfittarne?
-Clare, tu sei diversa dalle altre. Sei una White. Avresti dovuto avere una paura sconfinata nei miei confronti da subito, invece mi hai mostrato curiosità e rabbia. Hai difeso me e Sadek quando stavamo per farti del male. E... hai avuto agilità e coraggio nel batterlo più volte anche per difendere un'altra persona.-
-È questo che fanno i White: si difendono- lo interrompo. Il suo sguardo si accende.
-No, I White non lo avrebbero fatto. Eravamo in maggioranza e per loro è controproducente perchè non avrebbero aiutato il loro compagno ma avrebbero peggiorato la situazione.- dice come se li conoscesse ad uno ad uno e per un attimo mi chiedo se non sia proprio così, un vampiro vive molto tempo infondo -Tu invece, dillo non ci hai nemmeno pensato..- mi sfida
-No, non ci ho pensato. Mi sono lasciata andare-
-Hai portato Kail a difenderti una volta, non sai quanta rabbia mi abbia dato quel gesto.- bofonchia cattivo. Si alza e barcolla.
-James siediti-
.-Non sai che fastidio, poi l'ultima volta...ma come si è permesso, come Osa?- continua traballando. -Pensa che tu possa divenire sua, che tu possa appartenergli solo perchè la tua divisa è chiara. Quel maledetto bastardo, quel Ken pieno di sfarzi e luccichii, che vergogna- perde l'equilibrio in avanti e io mi precipito verso di lui sorreggendolo.
Il suo odore si insinua nelle narici mischiato alla puzza d'alcool, metto un suo braccio sulle spalle per sostenerlo. Ha la testa china. I capelli biondi davanti al volto. L'unica cosa visibile è il suo sorriso.
-Che? Non mi lasci cadere?- mi chiede sarcastico.
-No, Non ti lascio cadere- gli dico dura. Lui sorride amaramente.
-Sei una stupida- il suo colorito si fa giallognolo.
Non vomitare ti prego non vomitare
Inizia a tossire.
NO
Piano lo porto verso il bagno. So che deve vomitare, lo comprendo dal fatto che boccheggia. Lo lascio delicatamente a terra, seduto davanti al water, mentre mi distacco lentamente. Non ho un bel rapporto con il vomito, solo l'odore fa vomitare anche me e non credo sarebbe il caso.
Lui mi guarda interdetto, gli occhi vermigli che mi inghiottono. Non li avevo mai visti accigliati in quell'espressione interrogativa. Poi un lampo li attraversa, fa un mezzo sorrisetto.
-Clare...- il suo tono è dolce -Non devo vomitare-
Butto un sospiro di sollievo.
-Sei sicuro?- chiedo e ho un filo di fiatone. Non mi ero mai resa conto di quanto potesse pesare un altro essere umano. Lo guardo interdetta pensando che lui mi sorregge sempre.
Mi appoggio al lavandino. Prendo l'elastico nero legato al mio polso e infilo le mani nei miei capelli arruffati. Ci litigo un po' e faccio una coda alta. Alcuni ciuffi sfuggono dall'elastico e mi ricadono sul volto. James mi studia dal basso. Le gambe incrociate e lo sguardo alto.
-Che c'è?-
-Ma ti vedi?- mi dice. Io mi guardo allo specchio del bagno, non noto nulla di strano a parte lo sguardo stanco e il ciuffo di capelli rossi ribelle.
Lo guardo con occhi interrogativi.
-Sei bellissima- mi dice come se non fosse un complimento, come fosse semplicemente un dato di fatto. Come se mi avesse detto "Sei rossa" o "sei una femmina". Come se fosse un dato di fatto incontestabile.
-Non sono...- inizio.
-Si, lo sei- dice fermamente. -Lo sei sempre, anche quando rovini con quel tuo fare impacciato-
Il mio cellulare prende a squillare. Metto la mano in tasca e lo prendo con forza.
-Pronto?- rispondo.
-Clare?- la voce di Ally dall'altra parte del telefono mi fa sorridere.
-Ehi-
-Torni a casa? Per favore- quel tono, quel fottuto tono, lo conosco già. Le è successo qualcosa. Ne sono certa. Non siamo più in centro ad Alcanta, ora siamo nel mondo. E il mondo è un posto pericoloso. E la mia amica ha bisogno di me.
-Arrivo, Ally- un nodo mi blocca la gola. Chiudo la chiamata. Scompiglio i capelli a James.
-Devo andare. Dormi- gli ordino. Lui non risponde, resta solo, immobile a seguirmi con il suo sguardo rosso finchè non varco la porta.

Torno a casa e asciugo gli occhi che sono tutti rossi.
Appena entro Ally lo nota comunque
-Clare?- mi domanda come a chiedermi spiegazioni ma infondo sa che non ne riceverà.
-Tutto a posto-
Si siede sul divano. Ha una ciotola con dei popcorn sul tavolo. Sono ricoperti di una crema bianca. Capisco cosa è perchè riconosco l'odore: mashmallow squagliato sopra.
-Ehi, che succede?-le chiedo vedendo la sua aria abbattuta.
-Clare, noi siamo ancora amiche...non è vero?- mi chiede.
-Certo!- mi affretto.
Lei allora alza lo sguardo. I suoi occhi sono diventati violacei. Sobbalzo.
-Ally...- la richiamo.
-So che lo sai. So che sai che cosa sono, Clare- mi dice e i suoi occhi tornano scuri.
Le metto una mano sulla spalla, come per scusarmi.
-Non potevi dirtelo-
-Non eravamo amiche?- mi chiede con un sorriso amaro.
-Per questo non potevo, volevo proteggerti-
-Tu sei umana non possiamo essere più amiche...rischio di farti del male- mi dice con i lacrimoni. Io sorrido e le accarezzo i capelli, poi la guardo negl'occhi.
-Io non sono umana- le dico.
-Cosa?!- sembra sorpresa ma felice. Mi tira un pugno sul braccio.
-E non me lo hai detto?!- io sospiro e inizio a raccontare tutto ciò che so omettendo quello che ho fatto nelle ultime due ore. Mi scuso e le faccio capire che capisco che creda che l'abbia tradita, ma che le spiego anche il pericolo che stavo correndo da un po'.
Dopo un'ora buona. Il suo sguardo si fa perplesso.
-Kail...è un guardiano?- mi chiede. Io annuisco -E questo...James... è un vampiro che ti insegna l'arte delle armi?-
-In sostanza-
Tira un sospiro di sollievo.
-E io che credevo di essere un mostro!- mi dice sollevata. Scoppiamo a ridere entrambe.
Poi si fa seria.
-Attenta a fidarti di lui... i Black non mi piacciono e poi dopo che hai aizzato i White contro di loro, ti odiano. Occhio, Clare-
-Tranquilla- dico -So badare a me stessa-
L'ha presa bene, ma chissà quanto ha sofferto pensando di essere sbagliata, non avrei voluto che lo sapesse così. Passiamo il resto della sera chiacchierando davanti ad un film, mentre lei mi tempesta di domande, alle quale rispondo velocemente, cercando di spiegarmi al meglio, come ai vecchi tempi. Finchè non crolliamo sul divano, stanche ma vicine.

Innamorata del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora