Prologo

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Guardai, per l'ultima volta, i raggi che filtravano attraverso le sbarre della cella infrangersi sul suolo polveroso.
Rammento il primo giorno, in cui arrivai nella cella con la mia presunta complice.
Era un giorno scuro e piovoso quasi triste come se, nostro Signore, sapesse il peccato da me commesso.
Venni svestista di tutte le ricchezze e rimasi solo con una misera veste di lino.
Tutte le notti passate al freddo ed alla sporcizia, per un peccato del quale non ho memoria.
I miei pensieri furono interrotti dallo strano rumore della porta della cella aprirsi.
Mi alzai e mi misi al centro della cella sperando di poter vedere in volto colui che, per mano dell'uomo che ho amato,avrebbe portato la fine della mia esistenza.
Potei solo concentrarmi sugli occhi color verde, l'unica parte del corpo scoperta.
Entrò nella cella e con il braccio mi fece segno di seguirlo.
Lo seguii pensando alla mia vita.
Pensando alla mia infanzia , alla mia giovinezza fino ad arrivare a quando lo vidi per la prima volta al ballo, rammentai i suoi occhi blu puntati su di me, della sua capigliatura fuoriposto sempre con qualche ciocca mossa sulla fronte, delle sue mani poste sui miei fianchi, del suo respiro sul mio collo.
Rabbrividii, non appena vidi tutta la folla tacere al mio ingresso.
Fui condotta su una piattaforma di legno al centro della piazza, mi misi in ginocchio e lo guardai negli occhi.
Aveva lo sguardo fermo, non traspariva nessuna emozione o una minima espressione.
Il boia mi fece posare il capo sulla semilunetta imbevuta di sangue della mia dama, lo guardai un'ultima volta.
Distolse lo sguardo per pochi secondi e poi andò via, quasi schifato da questa scena come se fossi solo una povera ragazza ed io come una povera illusa, ci fossi cascata...

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