1- Mistakes.

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-...Perché lo so benissimo anche io, come lo sai anche tu, che giocare è una cosa seria. La cosa più seria che esista al mondo.-
-Lewis Carroll
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Ci sono delle volte in cui tutto attorno a noi sembra avere le spine, le persone sembrano essere lupi pronti a divorarti, con le parole, con i fatti. Ed era così che il giovane rampollo della famiglia Malfoy vedeva ora il mondo. Da essere lupo che azzanna le prede, era passato ad essere preda azzannata da lupi. In realtà è facile trovarsi in situazioni del genere: un battito di ciglia, una piccola distrazione, un piede in fallo e, con uno schiocco di dita, ti ritrovi con le spalle al muro.
Draco Malfoy camminava silenzioso nel giardino di Malfoy Manor, tutto intorno a lui taceva. Era il tramonto, i caldi colori del sole riflettevano le ombre allungate e scure del ragazzo e degli alberi attorno a lui che, dopo la guerra, sembravano aver assunto un'aria accusatoria. In realtà ogni singola cosa o persona, non solo quegli alberi, che, fuori dalle finestre erano stati a guardare torture su torture. Il piccolo lago catturava il tramonto e le siepi sembravano tinte di arancio. Chissà quante volte avrete letto la descrizione di un tramonto, da averla imparata a memoria, ma quel tramonto aveva un non so che di magico, malinconico, ma comprensivo. Lo so, è un po' assurdo, però qualcosa nei colori e nella luce faceva pensare alla vita. Alla gioia, malinconia e nostalgia. Agli errori e alle cose giuste. Ma chi dice che gli errori non siano, in un certo senso, cose giuste?
Tornando a noi, Draco si avvicinò al laghetto, quasi intimidito. Già, quasi, perché, probabilmente lo era dentro, ma fuori non mostrava assolutamente nulla. Si sedette con eleganza in prossimità dello specchio d'acqua. Si sporse con il busto in avanti e vide io suo riflesso, solo più aranciato; chiuse gli occhi per qualche secondo, assaporando il piacevole tepore dei raggi solari. Li riaprì piano e, all'improvviso, apparvero, nell' acqua limpida, i volti delle persone che erano morte a causa sua, perché lui aveva fatto entrare i Mangiamorte: Albus Dumblendor,Severus Snape, Lavanda Brown, Fred Weasley, Gregory e tante altre, probabilmente la maggior parte non le conosceva neanche, ma aveva visto la vita abbandonare i loro occhi. Alcuni lo guardavano sdegnati, altri delusi, certi gli puntavano il dito contro. Fred, invece, neanche lo guardava. Di scatto, il giovane si allontanò. I sensi di colpa gli stavano facendo brutti scherzi. La mente stava giocando con lui, pericoloso, perché lo so benissimo anche io, come lo sai anche tu, che giocare è una cosa seria. La cosa più seria che esista al mondo.
Balzò all'impiedi e, frustrato, affondò una mano tra i capelli biondissimi. Rivolse di nuovo lo sguardo al lago, e, per un istante, vide un braccio e una scritta incisa a sangue: Mezzosangue. Era il braccio della Grenger. Ecco, questo fatto qui era un po' diverso: Draco odiava Hermione con tutto sé stesso, la odiava così tanto che, se non avesse rischiato un biglietto di sola andata per Azkaban, l'avrebbe uccisa. E, probabilmente, non c'entrava poi molto il fatto del sangue, perché, in effetti gli facevano altamente schifo i mezzosangue in generale, ma non li odiava, anche perché non avendo nessun tipo di contatto con loro... Ma con Hermione era diverso. Le faceva ribrezzo per il suo sangue, questo sempre, ma la odiava perché era sempre stata un gradino sopra di lui. Lei la prima. Lui il secondo. Non solo alle lezioni, in tutto e per tutto. Tranne che nel sangue. Ed è per questo che si aggrappava a quella follia. Probabilmente riconosceva gli ideali della sua famiglia e di tutte quelle dei Mangiamorte come assurde, ma ormai suo padre gli aveva inculcato talmente bene nel cervello queste idee folli, che, anche se provava a comportarsi civilmente con un sanguesporco, gli ritornava in mente le parole di Lucius. "I sanguesporco non sono degni di vivere. Sono solo feccia, da cui tu e il tuo sanguepuro dovete tenervi alla larga".

***

La sera era calata anche per Hermione che ora viveva alla Tana con tutta la famiglia Weasley ed Harry. I suoi genitori non si ricordavano più di avere una figlia e lei ci stava male tutti i giorni per questo. Qualche volta una lacrima le solcava il bel viso, magari mentre leggeva un libro, la sera a letto, oppure semplicemente quando era seduta affianco la finestra con la fronte contro il vetro, gli occhi puntati apparentemente fuori ad ammirare il cielo, la testa fra le nuvole.
Ma almeno erano salvi. Pensava quando sentiva che stava per scoppiare in un fiume di amare lacrime. Come ho già detto, qualche goccia d'acqua le scendeva dagli occhi, ma quello non era piangere. Piangere era non solo un susseguirsi di singhiozzi e lacrime; piangere era liberare l'anima. Era svuotarsi completamente, sfogarsi e poi riprendere a sorridere. Perché poi si sa, che chi non allaga tutto fuori, si allaga dentro. E, fidatevi di me, è molto peggio. Forse Hermione non versava lacrime per paura di spaventare gli altri o forse perché voleva sentirsi forte, almeno fuori.
《Hey, amore, come va?》Ronald Bilius Weasley comparve sulla soglia della porta della stanza di Hermione. Ebbene, si erano fidanzati. Dopo quel bacio nella Camera dei Segreti, avevano capito di amarsi. O meglio, ne erano convinti. La ragazza si voltò verso di lui, distogliendo lo sguardo dal tramonto. Il suo sguardo si addolcì. Il giovane andò a sedersi affianco a lei e prese ad accarezzarle i capelli, ora morbidi boccoli, poi ricominciò a parlare.《Cosa c'è? È tutto il giorno che sei in camera tua con la porta chiusa. Non ti senti bene?》Ronald, per quanto l'amasse, davvero non riusciva a collegare perché si chiudeva giorni interi in camera o perché, mentre parlava, d'un tratto s'interrompeva e prendeva a fissare il vuoto con sguardo perso, oppure perché delle volte mentre lo baciava, si staccava all' improvviso, faceva un sorriso amaro e poi se ne andava. Non era colpa sua, ma non capiva. Non capiva che sentiva la mancanza dei suoi genitori. Forse quello che era riuscito a comprenderla era Harry, che aveva provato le sue stesse cose. Hermione non si arrabbiava per l'ingenuità di Ron, anzi ne era quasi felice. Almeno poteva non sentirsi in colpa che anche lui portasse la sua tristezza sulle spalle, già ci si sentiva con Harry.《Sì, beh, non mi sento molto bene. Ho lo stomaco sottosopra, credo di aver mangiato qualcosa di troppo ieri sera.》Hermione sapeva mentire. Aveva imparato, durante la guerra, ad essere una perfetta bugiarda. Per salvare lei e i suoi amici. Ora i suoi occhi non la tradivano più. E neanche la sua voce. Inoltre, era diventata una specie di fantasma. Non nel senso che nessuno le rivolgeva la parola. Ma che se la cercavano, la trovavano solo se era lei a voler essere trovata. Se sapevano qualcosa sul suo umore o su cosa aveva fatto quel giorno era solo perchè era lei a volerlo. E questo lo sapevano tutti. Sotto questo punto di vista, Hermione era diventata un po' più misteriosa.
Il rosso annuì, un po' preoccupato per la mora. Poi le prese le mani facendosi guardare negli occhi.《Se ci dovesse essere qualcosa che non va, puoi dirmelo sai? Anche se dovesse essere un segreto, io quelli li so mantenere》Esclamò con enfasi gonfiando il petto. Alla grifona fece tenerezza. Sorrise.《Si, non preoccuparti.》
《È pronta la cena. Vieni?》Le chiese dolcemente. Stava per rifiutare, voleva crogiolarsi ancora un po' tra i suoi pensieri. Ma quando incontrò lo sguardo dolce del fidanzato, non poté fare altro che accettare. Uscirono dalla stanza e scesero al piano di sotto. Harry le andò incontro ed Hermione si fermò lasciando andare più avanti Ron, in modo da ottenere un po' di privacy.《Tutto a posto, Herm?》Gli occhi chiari del suo migliore amico la guardarono preoccupati.《Si》La ragazza si passò una mano tra i capelli, accennando un sorriso amaro.《Troveremo il modo di fargli recuperare la memoria. Tutti e tre. Insieme, come abbiamo sempre fatto. Te lo prometto.》Hermione annuì e lo superò per andare a sedersi accanto a Ginny, la sua migliore amica. Erano tutti seduti a tavola: Molly, Arthur, Percy, Ron, Ginny, Hermione ed Harry. Anzi, forse non proprio tutti. Mancava George. Era passato troppo poco dalla morte del suo gemello per potersi riprendere. Era sempre in camera sua, aveva chiuso momentaneamente i "Tiri Vispi Weasley". Non voleva parlare con nessuno e, certe volte, si sentivano singhiozzi provenire dalla sua camera. Solo una volta era uscito per cenare, giusto per evitare di far preoccupare la sua famiglia. Si era seduto a tavola, il posto vuoto accanto al suo. Poi disse una quasi frase.
《Penso che dovresti offrirle una pasticca vomitosa. Vero Fred?》Silenzio. In quel momento c'era stato solo silenzio. Molly aveva abbassato lo sguardo, Arthur aveva preso ad osservare la finestra, nervoso, Percy era rimasto immobile, Ron aveva preso a tossire, Ginny si era alzata per chiudersi in bagno, Harry l'aveva seguita ed Hermione aveva guardato George. Quest'ultimo, invece, si era alzato di botto ed era andato di nuovo nella sua camera. Quella sera finirono di mangiare i silenzio, poi salirono tutti nelle loro stanze a dormire senza pronunciare parola. Hermione, però, riusciva a sentire comunque i singhiozzi strozzati di Mamma Weasley. Da una parte voleva andare a consolarla, dall'altra, pensava che quella donna aveva diritto a versare lacrime. Cosa che lei non riusciva a fare.

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