34- Appearances.

195 10 0
                                        

"When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide"
-Demons, Imagine Dragons.

Traduzione:
"Quando senti il mio calore,
guardami negli occhi,
è dove i miei demoni si nascondono."

Il mattino seguente fu dura alzarsi dalle
calde coperte dai freddi colori. Draco aveva dormito come un Troll e proprio non gli andava di alzarsi per le lezioni. Non aveva intenzione di ascoltare le lamentele di Lumacorno, le strigliate della McGonall e il blaterare della professoressa di Divinazione.
Ma, a quanto pare, gli altri non erano della sua stessa opinione.
Qualcuno stava bussando incessantemente alla porta della sua camera da Prefetto. Ringhiò, con nervosismo si alzò dal letto, non preoccupandosi minimamente dei capelli in completo disordine, di un piede con un calzino e l'altro senza, della giacca del pigiama mezza sbottonata e dei pantaloni storti. Aprí la porta, pronto a gridare in faccia a chiunque ci fosse dietro la porta. Ma una chioma bionda, e fin troppo lunga per essere quella di Daphne, gli fece aggrottare le sopracciglia. Perché mai la Lunatica lo stava guardando con un sorriso smagliante, come se stesse aspettando la risposta a una domanda, sulla soglia della sua camera da letto, con un muffin in mano?
«Che vuoi Lovegood? Chi ti ha fatta entrare?» Disse il biondo con gli occhi ancora socchiusi.
«La vostra parola d'ordine non è molto, come dire... Ingegnosa. Senza offesa, caro Draco. Comunque ti ho portato un muffin.» La biondina passò agilmente tra il muro e il corpo del ragazzo, entrando nella camera. I riflessi del Serpeverde erano ancora troppo addomentati.
Che diavolo voleva, la squilibrata?
Lei appoggiò il muffin sul tavolo poi si avvicinò di nuovo alla porta, con un sorriso che a Draco sembrò tirato, costruito. Le parole erano meccaniche, lo sguardo apparentemente sognante. Le occhiaie erano fin troppo visibili, su un viso chiaro come il suo. Era più pallida del solito, più magra del solito. C'era qualcosa, nei suoi gesti, di rotto. Luna chiuse la porta. Tirò fuori la bacchetta, continuando a parlare. Il sorriso era scomparso, ma la voce suonava come se lo avesse ancora su.
«Dicono che quello al lampone sia il tuo preferito.» disse con tono ancora squillante. Draco si allontanò, dandosi una sistemata, mentre la bionda pronunciava un incantesimo, dandogli le spalle. Ripose la bachetta nel fodero. Le spalle si afflosciarono. Si voltò verso il ragazzo. Draco non l'aveva mai vista così: scura in volto, seria, gli occhi vuoti, le labbra curvate all'ingiú.
«Ho un favore da chiederti.» Questo lo destabilizzò. Persino il tono di voce era rauco, duro, che si dissociava totalmente da lei. «Mi serve che Hannah Abbott si allontani da Hogwarts per un po'. Non ti dirò il perché.» Enunciò con freddezza.
«Perché lo stai chiedendo a me?» Chiese Draco, alzando un sopracciglio.
«Perché sei bravo in queste cose. So che puoi far in modo che alcune cose accadano accidentalmente
Luna si era trasformata, più precisamente disgregata. L'immagine pura, candida, dolce e affidabile che il mondo aveva di lei si era dapprima scheggiata, poi fratturata, aveva cominciato a perdere pezzi, ora stavano man mano cadendo giù. Draco rifletté. Bastava trovare una scusa per farla stare a casa, trattenerla lì ed ecco fatto. Ma non si dà mai nulla, per non ricevere nulla in cambio.
«Che ci guadagno?»
«Un buon alibi per non andare a trovare tuo padre la prossima volta.»Draco rimase a bocca aperta. Come faceva a saperlo, sapeva altro? Chi glielo aveva detto?
«Non sei chi vuoi far credere di essere, Lovegood. Sappi che se so che sai qualcosa della mia vita privata ti torturerò insieme al tuo informatore, senza pietà. Comunque, per quanto riguarda la Abbott: il giorno del ritorno dalle feste di Natale, avrà un piccolo incidente, niente di grave, ma la costringerà a stare a casa per un mese. Voglio il mio alibi entro il 7 di dicembre. Adesso dovrei vestirmi.»
Luna uscì dalla stanza, mentre il Serpeverde pensava che avrebbe incaricato Paul Cryry, uno abbastanza tonto, ma capace, per rubare una pozione andata a male dalle scorte di Lumacorno e Daisy Cliff, una mente intelligente, ma infatuata di lui, che avrebbe preso la pozione, l'avrebbe versata nel succo di zucca di Hannah durante il viaggio per tornare a Hogwarts. Così lei sarebbe stata costretta a tornare a casa. Doveva solo organizzarsi entro l'inizio delle vacanze di Natale. Il comportamento della Lovegood era certamente inaspettato, ma non gl'importava più di tanto, benché riconoscesse che, se fosse stato suo amico, probabilmente si sarebbe preoccupato.
Un pensiero martellante, al contrario, gli piombò non molto delicatamente in testa, come un sacco pieno di ferri sbattuto a terra. Dumbledore e i suoi dannati indovinelli lo facevano andare fuori di testa. Si chiedeva perché quell'uomo dovesse complicare la vita a chiunque gli chiedesse di semplificargliela.
Aveva chiaramente detto, però, che dovevano seguire la traccia, quello stesso giorno, alle 18:00. Che senso aveva? Alcuno.
Uscì dalla stanza, con il tomo di trasfigurazione nella cartella scolastica nera. Durante la colazione spiò la Lovegood con lo sguardo: sorrideva, era cordiale, ma percepiva una falla nel sistema. Chissà come si era ridotta in quel modo...
Spostò gli occhi varie volte sulla Granger che, a sua volta, chiacchierava con la sua amica dai capelli blu.
Hermione, d'altro canto, mentre ascoltava Cheryl, non faceva altro che spiare Ron, che s'ingozzava e parlava di Quiddich, come sempre. Sentiva una distanza tra loro che cresceva con il passare dei giorni e ciò la faceva sentire triste. Aveva provato a chiedergli come mai non passasse più molto tempo con lei, e lui aveva sempre risposto che era continuamente indaffarato, tra allenamenti, ripetizioni di Artimanzia e di Storia della Magia con i professori, lezioni nell'orario scolastico e incontri per la lettera sigillata. Si chiedeva, allora, come mai Ginny ed Harry riuscissero sempre a ritagliarsi un po' di tempo per loro, nonostante fossero molto occupati entrambi, e lei e Ronald, invece, no. Ma poi la sua coscienza le rinfacciava che era anche colpa sua, visti i suoi periodici incontri clandestini con Malfoy. E allora partiva un'accesa discussione tra lei e la sua coscienza, fino a che le passava totalmente di mente il tema principale e i pensieri divagavano, si scontravano, s'ingarbugliavano, s'intrecciavano, fino a mescolarsi e diventare inconsistenti, aria che esce dalle orecchie.
La sua mente veniva occupata senza ritegno da altre cose che sembravano più pesanti, più presenti, meno invisibili.
Per caso alzò lo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde. Non sarebbe mai riuscita a capirli, quei ragazzi. Apparivano al mondo come il peggior male esistente, si comportavano in modo tale da farsi odiare. Poi, però, al calar della sera, quando le debolezze bussavano alla porta, le accoglievano rassegnati e si permettevano di sedersi con loro, braccio contro braccio, testa contro testa. Osservò Daphne, quella ragazza che lei aveva sempre considerato perfida. Sedeva tranquilla, mentre con raffinatezza sfogliava un libro e gustava un muffin. Sembrava il perfetto quadro della tranquillità e questo, ad Hermione, fino all'anno passato avrebbe fatto saltare i nervi. Ma la nostra cara Grifondoro aveva imparato ad andare oltre le apparenze. Aguzzò la vista. La mano destra tremava flebilmente, non aveva espressione, ma negli occhi aveva la battaglia di chi sta soffrendo dentro. Daphne non era solo l'austera e glaciale Serpeverde, viziata e razzista.
Certo, era anche tutto questo, ma prima di tutto era una ragazza, appena più di una bambina, poco meno di una donna. Aveva i suoi pensieri contrastanti, le sue battaglie di cuore, le sue lacrime non versate e le sue risate represse. Era come ogni adolescente ad Hogwarts e nel mondo, magico e non.
Fino a quel momento, Hermione aveva scavato in Daphne e ci aveva trovato del non-marcio. La sua curiosità senza freni che, troppo spesso, l'aveva portata a conclusioni disastrose, si fece largo in lei, dandole quell'adrenalina che da troppo tempo non sentiva scorrere nelle vene. Osservò, allora, tutti i Serpeverde, uno ad uno, con l'obiettivo e la speranza di poterli comprendere fino in fondo.

Angolo Autrice.
Heylà, cari lettori, come va? Come state passando la quarantena? Oggi capitolo di passaggio, ma fondamentale per un personaggio in particolare.
Luna è uno dei personaggi più particolari della saga, e si meritava un posto d'onore nella mia storia. Nonostante non sia una protagonista, infatti, ho intenzione di regalarle più spazio.
Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina di supporto,
Baci,
-M💕

Life.||DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora