33- Bleed.

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"Love me, love me, baby
are you down? Can you let me know?
love me, thank you, leave me
put it down, then it's time to go."
-Bloodline, Ariana Grande

Traduzione:
"Amami, amami, piccolo
Sei giú? Puoi farmi sapere?
Amami, grazie, lasciami,
posalo, quindi è ora di andare"

«È proprio sotto il tuo naso»
Draco si sentiva preso in giro. C'era qualcuno che gli stava inviando dei messaggi; quel qualcuno era vicino a lui, il vecchiaccio sapeva chi fosse e non si degnava di dirglielo. Ma perché Dumblendore doveva essere sempre così vago?
Si chiese, ma la risposta arrivò immediatamente: perché altrimenti non sarebbe Dumblendore.
Si sentiva preso in giro dal vecchio preside, dal mittente, dai Serpeverde, dalla Granger, da suo padre, dai Mangiamorte. I Mangiamorte, già. Li sentiva sempre più vicini, sentiva i loro passi prepotenti e le loro voci innaturalmente maligne. Strinse i pugni.
Lo stavano tutti bellamente fregando. Avrebbe voluto spaccare tutto, in quel momento, ma la Mezzosangue era di fianco a lui, e doveva apparire il solito pezzo di ghiaccio.
Lei, d'altro canto, aveva accantonato le parole dell'anziano preside. Dovevano essere esaminate con molta calma e lucidità, che lei, in quel momento, proprio non aveva.
Le loro strade si separarono.
Hermione si agitava costantemente nel letto senza neanche un effimero lampo di pace.
Era intensamente e confusionatamente distratta, come se qualcosa le impedisse di pensare alle parole di Albus.
Era una specie di corda nella sua mente che la strappava via dal vero problema, il pensiero tormentante e tormentato del giovane ragazzo dai crini riflettenti la luce delle stelle. La sua immagine ondeggiava nella mente di Hermione come una sagoma riflessa su uno specchio d'acqua: al suo più piccolo movimento, al suo più infimo respiro, si muoveva, ondeggiava, sfumava via inafferrabile, ritornava e così via. Era una condanna. Non poteva allungare un dito per tracciare i contorni elegantemente divini, che sparivano.
Era una nenia dolcemente fastidiosa, ma a lei sembrò uno scherzo di pessimo gusto da parte della sua mente.
Si scostò le coperte dal corpo e appoggiò i piedi sul pavimento freddo della sua stanza. Osservò i letti di Cheryl e Parvati di fronte al suo. Le due stavano dormendo pacificamente, anche se Cheryl parlava nel sonno e Parvati dormiva in modo inquietante, con la pancia all'insù e la testa dritta, come se fosse in una bara.
Gettò un'occhiata al letto della sua migliore amica. C'erano una marea di coperte e un numero spropositato di cuscini. "Strano" pensò lei. "Ginny odia dormire con tanti cuscini, di solit- Oh."
Ginevra non era nel suo letto.
"Dove diavolo sarà andata, a quest'ora della notte?" Si chiese, tirandosi a sedere e, automaticamente, uscendo dalla sua stanza.
Lo stomaco cominciò a comprimersi e le mani a tremare. Dopo ciò che era successo in passato, al secondo anno, alla sua migliore amica, non se la sentiva di starsene tranquilla, nel suo letto.
Accedere ai dormitori maschili era impossibile, e la Mappa del Malandrino l'aveva messa... Una lampadina si accese nella sua testa. Andò a recuperare la suddetta mappa nella sua camera.
«Allora, Ginny, dove sei...» mormorò a denti stretti.
"Trovata!". La sua migliore amica si trovava nell'ala Est, al piano terra, vicino l'aula di trasfigurazione.
"ma cosa sta fa-" Ginny era con Blaise Zabini. In un lampo Hermione abbandonò il corridoio, mentre pensava ad arrivare il più velocemente possibile per impedire alla sua amica di fare una stupidaggine. La strega più brillante della sua età sapeva che Ginny amava Harry da morire e che non lo avrebbe mai ferito, tanto meno tradito, ma il panico sopraggiunse in lei. Arrivata al piano terra cominciò a rallentare.
Ragionò: la rossa le aveva raccontato della cotta passeggera che aveva avuto per l'affascinante mulatto, ma era solo perché voleva distrarsi dal suo amore non corrisposto per Harry. Poi le aveva specificato che quando si erano baciati, lui non conosceva la sua identità.
Prese un respiro profondo. Vedeva le sagome dei due ragazzi, poste le une di fronte alle altre.
Si avvicinò il giusto per sentire ciò che si stavano dicendo,nascondendosi dietro una colonna.
«Cosa vuoi, Zabini?» Chiese la rossa, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Blaise la osservò. Esaminò l'espressione infastidita, le labbra distorte in una smorfia, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate.
«Andrò dritto al punto. So che al ballo eri tu.» A quel punto l'espressione della Weasley cambiò. Le labbra si schiusero in segno di stupore, il sopracciglio si abbassò, gli occhi si sbarrarono e le braccia caddero flosce, lungo i fianchi.
«E so che tu sapevi che ero io.»
La coraggiosa Grifondoro chiuse per un attimo gli occhi, mettendo le mani davanti a sé.
«Frena, frena. Ok, l'hai scoperto. Ora che vuoi?»
"Schietta come al solito" pensarono contemporaneamente Blaise ed Hermione, che faceva da spettatrice.
«Senti, rossa. Che avevi una cotta per me l'avevo capito ancor prima del ballo. Pensavi di passare inosservata, nonostante mi seguissi come un segugio. E non mi interrompere- disse notando che lei aveva già iniziato a schiudere le labbra, per controbbattere- Non sai quanto mi costi dirti questo e non pretendo nulla da te, puoi anche non rispondermi.
Non ho smesso di pensare a te da quando mi hai baciato. Non sapevo che fossi tu, ma non riuscivo a togliermi quella ragazza dal vestito argentato e la maschera di cristallo, dalla testa. Quando ho scoperto la verità, dopo lunghe ricerche, non ho fatto altro che pensarti. Io non credo che il mio sia amore, ma spero solo che dicendoti questo, oggi, io possa finalmente liberarmi di te.»
Ginevra era rimasta in silenzio, con lo sguardo perso nel cielo. Hermione, dal suo angolino, era senza parole.
«Blaise, mi sei piaciuto. Ma devo essere onesta con te: tu eri solo un "chiodo scaccia chiodo". Sono innamorata di Harry dalla prima volta che l'ho visto, alla stazione King's Cross, quando io ero solo una bambina capricciosa e lui solo un bambino spaesato. L'ho amato in silenzio fino all'anno scorso. Vederlo con altre ragazze era troppo doloroso. Volevo distrarmi. Credevo che la mia cotta per te fosse davvero una bella cotta, ma...»
Blaise, inaspettatamente, sorrise.
E lo fece anche Hermione.
«Va bene, Ginny. È tutto ok. Ma fai davvero schifo come pedinatrice.» La ragazza scoppiò a ridere.
Blaise aveva un innato senso dell'umorismo che tirava fuori nelle situazioni imbarazzanti.
Era davvero un ragazzo d'oro.
«Granger, vieni fuori, so che sei lì.» Hermione spalancò la bocca e diventò improvvisamente calda.
La rossa aggrottò le sopracciglia, confusa.
«Herm?» Esclamò Ginevra quando vide la sagoma della sua migliore amica uscire allo scoperto.
«Cosa ci facevi lì?» Chiese la Weasley.
«Scusa, non ti ho vista nel letto, mi sono preoccupata, mi dispiace.» Un sorriso comparve sulle labbra della rossa.
«Fa niente, mi hai risparmiato ore di racconto...»
«E comunque, voi Grifonscemi, dovreste smetterla di far finta di essere più furbi di noi. Siamo noi quelli intelligenti.» le due alzarono gli occhi al cielo.
«Comunque, Zabini, in quanto Prefetto ti ordino di ritornare nei dormitori della tua Casata. E anche tu, Ginevra. Io resto per guardare se c'è qualcun'altro in vena di trasgredire le regole, come avete fatto voi.» I due obbedirono, ridendo sotto i baffi. Allontanati i due, la Granger diede un'occhiata alla Mappa. Tutti erano dove dovevano stare, o meglio, quasi tutti. C'era infatti una certa Daphne Greengrass che non era esattamente al suo posto.
Hermione si recò nelle praterie. Una testa bionda spiccava sotto la luce della luna.
«Greengrass.» Daphne balzò sul posto, presa alla sprovvista.
«Granger, che vuoi?»
Hermione alzò un sopracciglio, piccata.
«In vesti di Prefetto potrei togliere punti alla casa di appartenenza dell'alunno beccato a trasgredire una regola, come ad esempio quella del coprifuoco. Se non la conosci, ti consiglio di prendere dalla biblioteca il libro " Regolamenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts". Capitolo uno, punto quattrocentonove» Fece uscire il lato insopportabile da so-tutto-io.
«Andiamo, Granger, quando mai hai rispettato le regole?» Le fece notare la principessa di Serpeverde.
La riccia alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Quella maledetta Serpe aveva ragione.
«Ok, Greengrass, fa pure. Io me ne vado.»
Le voltò le spalle e cominciò a camminare verso il castello, quando la voce squillante della bionda arrivò alle sue orecchie.
«La smarginatura: il taglio o la riduzione dei margini. È un fuoriuscire dagli schemi, dalla linea noiosamente continua di normalità; sbordare, non limitarsi, correre verso l'infinito.
Avventurosa, affascinante, invitante, la smarginatura, pericolosa, delle volte. Ma la moderazione, il controllo, il contenersi, quelli sono la peggior malattia di sempre. Una vita senza imprevisti, passioni, estremi. Una vita già morta. Una vita è un'opera d'arte e l'arte smargina, va oltre il quadro o la tela, si espande fino all'inverosimile. E se la malattia peggiore è la normalità, allora posso considerarmi malata.»
Hermione era sconvolta. Daphne non aveva fatto altro che insultarla, per sette anni. E ora se ne usciva con un discorso filosofico sulla smarginatura, per giunta con lei.
«Perché mi stai dicendo questo, Greengrass?»
Le chiese inarcando un sopracciglio.
La bionda continuò a tenerle le spalle voltate.
«Non lo sto dicendo a te, è un monologo. Puoi ascoltarmi parlare con me stessa, oppure andartene. Per me è uguale.» La ragazza sgranò gli occhi. Era davvero Daphne Greengrass, quella? La viziata, codarda, fredda e dispettosa Serpeverde? Alla Grifondoro ritornarono in mente le parole di Draco Malfoy: Io mi sto sforzando, ora devi farlo tu.
Senza indugio si sedette di fianco alla bionda.
Non si guardarono, non si sfiorarono. Solo, restarono a guardare le stelle.
«La monotonia ha invaso la mia vita. E la noia è letale, pericolosa. Per noia si possono fare le cose peggiori, per provare qualcosa di reale.
Ed è per questo che la temo.»
Hermione sospirò, comprendendo le parole di Daphne.
«La noia fa impazzire le persone, le fa andare fuori di testa, le fa infuriare, gridare, piangere, odiare, fare gesti estremi. Ed è qui, nel punto fatale, in cui il brodo sta per rompersi, in cui la rabbia sta per esplodere, e ci impiega tanto, quasi come un rallentatore snervante, che si ha voglia di gridare più forte. Poi il bordo si spezza e si ha la smarginatura. Un gesto estremo, che rende la vita un'opera d'arte. Una volta oltrepassato il limite, o ci si ritira di nuovo dentro e ricominciare tutto d'accapo, oppure si va oltre, ancora oltre, ci si espande attraverso orizzonti, in terre inesplorate, in universi distanti. Si ha l'esagerazione.»
Ci furono minuti di silenzio, al seguito delle parole della mora.
«Probabilmente è così. Non so quando compirò il mio gesto estremo. Ma quando lo farò, sarà come l'implosione si una supernova.» e negli occhi delle bionda passò il riflesso di una stella cadente.

Angolo Autrice.
OK, sono soddisfatta di questo capitolo, sia per ciò che ho scritto, sia perché ci ho impiegato meno di un giorno. Quindi spero tanto che piaccia anche a voi.
Mi raccomando, lasciate una stellina di supporto,
Baci,
-M💕

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