Quando guardo il cielo penso all'infinito. Di giorno è azzurro e luminoso, ovunque guardi la luce ti riempe gli occhi. Ma il vero spettacolo è di notte, quando il nero del buio ti abbraccia e ti coccola e le stelle sono impossibili da contare, si espandono a vista d'occhio. Dicono che se congiungi pollice e indice della stessa mano, a formare un cerchio, lo punti al cielo stellato e guardi dentro, come se stessi usando un cannocchiale, il numero di stelle che vedrai, moltiplicate per diecimila, equivalerà al numero totale di stelle nel cielo.
Ma io non ho mai provato a farlo, mi piace pensare che il cielo sia l'infinito e che ovunque volga lo sguardo ne troverò sempre uno scorcio.
Era proprio così che la pensava Draco Malfoy.
Sin da quando era solo un bambino sua madre gli aveva insegnato l'arte, più che scienza, dell' astronomia. Tutti i discendenti della famiglia Black avevano sempre avuto nomi di costellazioni e lui non aveva fatto eccezione.
Era molto legato alla materia, la sentiva come una parte di sé che poteva vivere tranquilla e silenziosa nel suo cuore, senza dare fastidio, come se facesse parte del suo essere.
Si passò una mano tra i capelli biondissimi, messi in risalto dalla luce della luna.
Il Lago Nero a quell'ora e in quel periodo non doveva essere tanto freddo, pensò. Non avrebbe dovuto farlo, ma la sensazione era così forte che... In un attimo si privò dei suoi vestiti e, senza pensarci due volte, si tuffò in acqua. Come aveva sospettato, l'acqua era piacevole, tiepida. Il cielo stellato era riflesso e lui sentiva come se stesse facendo un bagno tra le stelle.
Toccò la luna, la disegnò con un dito. Gettò la testa all'indietro e respirò piano, desiderando che, se fosse dovuto morire, avrebbe voluto morire così.***
Alla festa tenuta nella Sala Comune dei Corvonero Hermione si era divertita molto. Aveva ballato e scherzato con Cho, Padma e Luna e aveva conosciuto molti altri ragazzi.
Era decisamente tornata di buon umore, così decise di non tornare subito nella sua stanza, bensì s'incamminò verso il Lago Nero che, sin dal primo anno, era stato il suo luogo preferito, in cui riflettere e stare un po' da sola. Era ormai vicinissima al Lago, quando vide una figura in acqua: era un ragazzo, aveva i capelli chiarissimi, come la sua pelle.
"Quale svitato farebbe un bagno alle 01:00 di notte?" Sì chiese lei, sorridendo.
Si sedette all'ombra di un grande albero, poco distante da dove aveva visto il ragazzo.
Chissà se Ron, Ginny ed Harry l'avevano cercata, pensò.
Con il suo fidanzato era davvero arrabbiata, l'aveva fatta sentire così insignificante...
D'un tratto vide la figura uscire dall'acqua: persino da quella distanza si poteva scorgere il fisico scolpito e il fatto che non avesse altro che l'intimo. La riccia divenne rossa in viso, e cercò di non guardarlo più, ma le risultava quasi impossibile. Il ragazzo si rivestì, poi si voltò nella sua direzione, senza vederla.
A Hermione quasi venne un infarto nel constatare che era Draco Malfoy in persona. Ritirò mentalmente tutti i suoi pensieri e fece per allontanarsi lentamente, ma lui, con i suoi occhi ghiacciati, la notò e le impose di rimanere lì con lo sguardo.
《Cosa ci fai qui? Mi stai perseguitando?》Chiese cattivo lui.
《Figurati se spreco tempo a perseguitare te. Mi trovavo qui per caso.》Rispose fredda lei. I suoi capelli erano bagnati ed era talmente bello da togliere il fiato. Così, con i vestiti sgualciti appiccicati addosso, i capelli gocciolanti, le labbra bagnate e dischiuse, gli occhi brillanti.
Ma non lo ammise a se stessa.
Hermione si alzò e si voltò, per andarsene.
《Grenger.》La sua voce, per la prima volta neutra, la fece fermare di colpo.
Non si voltò.
《Perché non sei morta sotto le torture di Bellatrix, mezzosangue?》Così crudele. La ragazza non ebbe la forza di rispondere, già distrutta a causa della persona che avrebbe dovuto farla stare bene.
Andò via senza controbattere e lui stette a guardare la sua figura allontanarsi.
Hermione raggiunse la Sala Comune, vuota a causa dell'ora.
D'un tratto si accorse che era estremamente tardi, ma cosa le sera preso? Non aveva minimamente pensato che il giorno dopo avrebbe avuto lezione, non ce l'avrebbe mai fatta. Entrò nella sua stanza, le altre stavano ancora dormendo. D'un tratto sentì una voce femminile, leggera, un po' acuta. Si guardò attorno, ma tutti erano nei loro letti, ronfanti. Uscì dalla stanza e illuminò con la bacchetta il corridoio.
《Hermione, di qua.》sentì. Si voltò.
Un quadro raffigurava Lavanda Brown, con i suoi capelli biondo cenere e i suoi occhi scuri. Aveva un bellissimo sorriso e un fiocco rosa che le teneva i capelli ricci.
A Hermione venne da piangere.
《Lavanda...》Fece per dire lei, ma il quadro la interruppe.
《Non c'è bisogno che tu dica qualcosa, sono felice anch'io di vederti. Mi mancate tutti, vorrei essere ancora tra voi.》Disse lei, rattristandosi.
《Non è giusto, non saresti dovuta morire. Anche io vorrei che tu fossi qui. Ci manchi. Vorremmo sentire ancora la tua risata, la tua voce un po' fastidiosa, vorremmo sentire ancora il profumo che porta il tuo nome sui tuoi vestiti.》Alla Grifona stava venendo da piangere.
《Potete farcela, siate forti, vi voglio bene.》Lavanda scomparve.***
Il mattino seguente Hermione si svegliò di soprassalto, a causa delle urla della sua migliore amica, Ginny.
Filò subito in bagno, senza far caso ad un dettaglio estremamente importante.
Si guardò allo specchio: aveva un aspetto orribile, con le occhiaie e i capelli arruffati. Si vestì in fretta e furia e sistemò il cespuglio che aveva in testa con un colpo di bacchetta. Uscì dal bagno e si scontrò con una persona: non era Ginevra e nemmeno Parvati.
Era una sconosciuta dai bizzarri capelli colorati di blu e gli occhi color pece. Sorridente le porse la mano.
《Ciao, tu devi essere Hermione. Io sono Cheryl Tompson, molto piacere di conoscerti. Sarò la vostra compagna di stanza.》Era molto carina e gentile, le strinse la mano.
Un tornado rosso la travolse, facendola immobilizzare.
《Hermione Grenger, dove accidenti sei stata ieri sera? Hai evitato me, Harry e Ron, poi sei praticamente scomparsa.》La piccola di casa Weasley era furiosa e la riccia ebbe l'impressione che stesse uscendo del fumo dalle sue orecchie.
Hermione prese il libro della sua prima ora e trascinò la sua migliore amica con sé. Uscirono dalla Sala Comune e si trovarono in corridoio.
《Ieri sono stata alla festa dei Corvonero.》Affermò lei.
L'espressione di Ginny esprimeva tutta la sua confusione.
《Ma perché? C'era la festa dei Grifondoro. E poi perché ci hai evitato? Hai litigato con Ron, per caso?》Come al solito la rossa aveva un intuito perfetto.
《Non proprio...》 Le raccontò approssimativamente ciò che era successo alla Torre di Astronomia, e si arrabbiò talmente tanto che fece per entrare in Sala Comune e fare una scenata a suo fratello, ma lei glielo impedì.
《Gli parlerò a colazione, ora andiamo.》
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Life.||Dramione
FanfictionTratto dal prologo: "Probabilmente vi sarete chiesti innumerevoli volte che cosa sia la vita. Lo avrete cercato nei libri, lo avrete chiesto ai vostri genitori, avrete desiderato così tanto saperlo da non accorgervi che la risposta è proprio sotto...