Capitolo 9 Nina

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Ero nel mio appartamento quando sentii i soliti rumori urtanti del vicino. Erano urla, ma non urla di dolore... o almeno così mi immaginai, ma quando dal mio spioncino vidi uscire dalla porta una ragazza con i capelli arruffati ed uno strano sorriso sulla faccia, capii che le mie idee non erano del tutto infondate. Strizzai gli occhi per vedere bene chi fosse la sagoma che usciva dalla porta di quell'appartamento, ma la stanchezza non aiutò la mia vista.

Erano ancora le 17.00  , e l'appuntamento avrebbe aspettato ancora un po'. In realtà avevo detto ad Andrea che il pomeriggio ero impegnata, anche se non era affatto vero, ma volevo solo che mi invitasse a cena. Decisi di andare dai miei genitori, poiché era da tanto tempo che non li andavo a trovare.

Indossai dei pantaloni a zampa , stivaletti alti ed una maglietta nera corta. Non ero mai stata ad una cena con un ragazzo, quindi le mie conoscenze sul vestiario erano molto limitate. sciolsi i miei capelli biondi , mi truccai leggermente, presi il casco e uscii dal mio appartamento.

citofonai alla mia vecchia dimora. Mi sentivo una estranea, una che  entrava in casa di "amici", solo per il gusto di " passare a fare un saluto": era una strana situazione, ma decisi che salutare i miei genitori fosse la cosa più giusta da fare.

<Nina , amore come stai?> mi accolse la mamma sorridendo. Risposi : <bene , bene , ma papà c'è?> . A quella domanda il suo volto si spense. passò dal sorriso alla disperazione come la pioggia d'estate. Azzardai a domandare:< Che c'è mamma? Tutto okay?> Tornò un sorriso dipinto sulla sua faccia :< sì , sì , è andato a fare la spesa, sarà qui tra qualche ora. >. Mi porse una tazzina di caffè e mi chiese :< dove vai questa sera?Sei così bella !> arrosii a quella esclamazione e risposi : < Ci sono parecchie novità: la prima è che hanno unificato i due istituti , e che per "inaugurare la questione " offrono un viaggio di sei mesi a dodici studenti , domani ci diranno i nomi. La seconda notizia non è così importante come la prima , ma stasera vado a cena fuori con un ragazzo della mia scuola. >. Sorrise e rispose :<  Sono sicura che tu sei tra quei dodici studenti, e che stasera ruberai il cuore di quel ragazzo.> . Ero contenta dell'entusiasmo di mia madre, lei era sempre stata così energica e sempre allegra e gentile con tutti. Quando ero piccola sognavo di diventare come lei, ma con il passare degli anni capii che forse avere il desiderio di  "essere uguale a qualcuno" non era una teoria esistenziale esatta.

Mentre mia madre lavava i piatti in cucina, ne approfittai per sgattaiolare nella mia vecchia stanza. Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi per un po'. Mi sentivo il tempo scivolare addosso come il lenzuolo che ricopriva quel materasso comodo e familiare. Sembrava di tornare indietro negli anni e sentivo addirittura la voce di mio fratello. Mi ricordai in quel istante  il giorno in cui partì , mi guardò e disse : < ora sei tu" l'ometta" di casa.> . Mi ricordai quando mi faceva il solletico fino allo sfinimento, quando litigavamo per il telecomando, e quando mi dava i consigli. Quella stanza iniziava a darmi i brividi , quindi riaprii gli occhi e tornai in salotto asciugandomi una lacrima.

Erano le 19:45 , quando mi arrivò un messaggio .

Andrea : " oi Nina, sono Andrea. mi potresti dare l'indirizzo di dove devo venirti a prendere ?"

                                                                                                                Nina :" Piazzale Clodio n 23, ti aspetto "

Aspettai mezz'ora , e quando citofonò a casa dei miei genitori , mia madre si affacciò dal terrazzo per dire la sua opinione al riguardo. La salutai ridendo e scesi le scale . Salutai Andrea con un bacio sulla guancia e salii  sul suo motorino aggrappandomi ai suoi fianchi muscolosi.  Roma scorreva veloce ai miei fianchi , e il vento di fine estate accarezzava le mie guance .

Io che odio solo teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora