Capitolo 12 Andrea

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Parcheggiai il motorino accanto al bar dove era previsto l'appuntamento , ma al solito tavolo vidi solo lei . Nina e le sue due amiche erano sedute con Federico e gli altri e ridevano a sciocche battute che riecheggiavano lontane nella mia testa. Salutai i miei amici , e mi presentai a Lisa e Sole . Mi girai verso la biondina diffidente e le dissi:< Che fai? Non mi saluti?>. Si girò e disse :< ciao>. Arrabbiata era bellissima, e la sua indifferenza nei miei confronti mi faceva sentire in qualche modo speciale. Mi sedetti vicino ai miei amici , ed Emiliano disse:< Allora? Che fine hai fatto ieri sera ? Sei sparito .>.Tutti risero , anche se pregai per un istante che nessuno tirasse fuori l'argomento . La sera prima , ero in compagnia di Asia, e solo Federico ne era al corrente perciò mi limitai ad una risata, ma quella scena imbarazzante e silenziosa venne interrotta dalla voce di Nina:< Non rispondi eh?>. Mi guardò con uno sguardo penetrante, divertito ma anche ferito, in fondo. La guardai dritta negli occhi e con un mezzo sorriso le sussurrai :< Dove pensi che io sia stato?>. Si avvicinò ancora di più a me , i nostri nasi si sfiorarono e le persone sparirono per un istante. Sentii solo la sua voce dire:< Pensi che io non sappia dove tu fossi?>. Fece una risatina frivola . Le mie labbra si spinsero involontariamente sulle sue, quanto bastò per sentire appena l'umido nel suo labbro inferiore. Non sentii più niente per un secondo.  La sua voce :< troppo facile così , Andrea>. Solo allora ricordai che ero seduto al tavolo con altre sei persone , e che quelle ora ridevano di me. Mi sentivo un cretino. Nina si alzò ridendo e salutando tutti se ne andò insieme alle sue due amiche.

<Ma che cazzo ti prende?>. Disse Metti una volta che le ragazze uscirono dalla porta del bar. Risposi:< non lo so... mi fa questo effetto tutte le volte>. Risero mentre uscimmo tutti insieme dal locale. Decidemmo di andare in bisca , una sala da biliardo infrattata all'angolo di un quartiere benestante. Le luci soffuse, la puzza di fumo e di vecchio era stagnante nell'aria di quella stanza chiusa. Ragazzacci dai tatuaggi cruenti erano presenti nella stanza, dove era in corso una partita di biliardo. lo schiocco delle palle colorate invadeva un silenzio concentrato.

Pagammo una partita e giocammo fino a tardo pomeriggio. A fine partita Lorenzo disse :< Io non voglio partire.>. Il silenzio tra noi era quasi imbarazzante. Emiliano disse :< Lollo, dobbiamo farlo.Questa è un'opportunità che non sempre ci si para davanti. "Carpe diem" , cogli l attimo. >. Lorenzo scosse la testa ma sorrise. Eravamo uniti e pronti per quella avventura, lontano dai vicoli della nostra città, quei vicoli in cui eravamo cresciuti: la Cramboth, il Moilleur , la bisca.

La settimana trascorse in fretta, e la data della partenza si avvicinava sempre di più. Preparai la valigia , anzi, le valigie e le portai vicino la porta di ingresso.

Qualcuno suonò il campanello . Pensai che fosse Asia , così aprii la porta e senza guardarla in faccia mi girai e iniziai a camminare per tutto il mio appartamento dicendo :< Asia, forse è meglio finirla qui , ci siamo divertiti, ma è giunto il momento di crescere>.Mi girai e la ragazza che era entrata non era Asia, e nemmeno Nina, ma era mia madre. Mi abbracciò forte e disse :< Mi sei mancato tantissimo. Starò con te fino alla partenza , ti va?>. Annuii e la abbracciai. Era così rassicurante ritrovarsi nelle braccia materne che per un momento dimenticai tutto intorno a me. Mi sorrideva , e mi abbracciava . Disse:< Ti va di vederci un bel film sul divano?>. Annuii e la aiutai a portare i bagagli in casa.

Mi svegliai nel pieno della notte , e mi ritrovai sul divano abbracciato a mia madre come un koala di due anni. Mi alzai , mi stropicciai gli occhi e mi soffermai un minuto a guardare mia madre: che donna forte , ma allo stesso tempo dimostrava fragilità dato che aveva gli occhi chiusi e la mano sotto la testa in una posizione comoda e infantile. Quando mio padre se ne andò io e mia madre rimanemmo da soli. Non avevo la più pallida idea di dove si trovasse quella sottospecie di uomo in quel momento, e forse nemmeno mi importava.

Andai verso la finestra del balconcino , giusto per prendere un po' d'aria. Uscii al fresco e una vocetta irruppe nei miei pensieri :<Ancora sveglio?>. Era Nina. Feci un mezzo sorrisetto , perché ero consapevole di irritarla. Si limitò a dire :< Voi una sigaretta?>. Mi allungò il pacchetto attraverso le sbarre che dividevano i nostri balconcini. Decisi di accettare la sua gentile offerta . Guardando la strada soffocata dalle luci dei lampioni solitari ,disse :< è tornata tua madre , sei contento?>. Azzardai a risponderle :< Si, abbastanza. Tu?>. Fece un sorrisetto :< Io che ? >. Decisi di abbattere la barriera della confidenza :    < boh, la tua famiglia?>. Divenne grigia. Guardò lontano e dopo aver fatto un tiro dalla sua sigaretta mi rispose :< La mia famiglia non è più la stessa da quando è morto mio fratello. >. Sentii solo il rumore di una macchina lontana e la sigaretta che bruciava ad ogni tiro. Non sapevo come , eppure risposi:< Mi dispiace.>. Il silenzio divenne pesante e fastidioso. Lei mi guardò con sguardo triste , e disse :< è morto in Afghanistan , mentre combatteva per l'esercito italiano. >. Non sapevo che cosa dire. Non avevo la minima idea di cosa dire. Così non dissi niente. Rimasi lì avvolto in quel silenzio triste. Lei mi guardò e disse :<raccontami di te, uomo dalle mille sorprese!>. Sorrisi contento del fatto che avesse cambiato argomento con tanta facilità. Risposi :
< Cosa ti dovrei raccontare di me ?>. Fece spallucce , ma so cosa voleva sapere :< Vuoi sapere di Asia?>. Rispose :< L'hai detto tu >. "Si, come no..."dissi :< Non c'è niente tra noi. Ci siamo divertiti un paio di volte. >. Rise a quella esclamazione , e risi anche io con lei . Quanto era bella. Preso dalla euforia del momento mi avvicinai alla ringhiera che ci separava . Anche lei si avvicinò e decisi di fare il suo stesso gioco : le sue labbra cercarono le mie , e quando le ebbero trovate , io mi scansai . < Ah, Nina , Nina, Nina. Non riesci proprio a stare lontana da me eh?!> Risi e lei mi fece un dito medio da Oscar e se ne andò indispettita.

Andai a dormire pensando a cosa la vita avrebbe avuto in serbo per uno come me . Mancava solo un giorno ed io sarei stato un nuovo Andrea.

Io che odio solo teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora