Capitolo 13

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Sembra che il tempo si sia fermato, stiamo facendo un gioco di sguardi, ovviamente io sto perdendo.

Non so come abbia fatto Carter a vedermi ieri sera con Logan, sono stata il più discreta possibile.

<<Carter,>> mormoro. Mi schiarisco la voce e sorrido, cerco di inventare una scusa al volo, poi penso che non serve. Posso dire la verità, però omettendo qualche particolare. No meglio dire tutto adesso, devo farlo seduta stante o mai più... ma non ci riesco. Dire la verità è l'unica cosa che conta, ma ho paura di come il nostro rapporto si evolverà dopo che lo avrò fatto. Ho paura di perderlo.

<< È vero, ieri notte mi sono vista con Logan.>> Dico in fine. Chiudo i pugni tra le mani, conficcandomi le unghie nei palmi e mi mordo il labbro, ponta per ricevere la più brutta delle reazioni.

Lui, incredulo spalanca gli occhi e si passa le mani tra i capelli, <<cazzo, non posso crederci. Almeno hai avuto la decenza di dire la verità.>>

Questa cosa però è ingiusta, non sa il motivo per cui ci siamo visti, non ha il diritto di accusarci.

<<Ascolta, ti prego, tra me e lui non c'è nulla.>> Piccola bugia che si unisce alla collezione.

Sbuffando mormora: <<allora dimmi cosa cazzo ci facevi con lui!>>

<<Sua mamma sta male e...>> non riesco a terminare la frase, lui mi interrompe subito.

<<Allora? questo non c'entra nulla...>>

Inizio ad alterarmi anch'io, se non mi lascia finire una frase non arriveremo da nessuna parte. Sbatto il palmo della mano sul marmo, <<lasciami finire una cazzo di frase, per Dio.>> Questo finalmente riesce a zittirlo. Mi calmo un po' e gli spiego la situazione, sperando di non essere interrotta ancora. <<Sua mamma sta male, anzi, sta morendo. È venuto da me perché aveva bisogno di essere... consolato.>>

<<Ha una moglie, può pensarci lei.>>

Lo guardo male.

Alza le braccia, in segno di resa e sbuffa, incredulo.

Continuo a parlare. <<Le cose con Diana non vanno bene. Dato che ultimamente siamo diventati amici, ha approfittato di questa cosa per chiedere consiglio a me.>>

<<Sì, certo, continua.>> Posa le mani leggermente dietro di se, poggiandosi così contro il lavandino, incrocia i piedi l'uno di fronte l'altro, <<ti ascolto.>>

Sembra che mi stia prendendo per i fondelli. <<Come ti dicevo, abbiamo approfondito il nostro rapporto, ma come amici. Ieri sera ha tipo avuto un crollo, aveva bisogno di qualcuno che lo consolasse, quindi ha chiesto a me.>>

<<Okay,>> si stacca dal ripiano e si avvicina a me. Ha lo sguardo cupo, <<facciamo che ti credo, questa mattina non ho voglia di litigare.>>

<<È la verità!>>

<<Ovviamente.>> Dopo quest'ultima frecciatina urta intenzionalmente la mia spalla e va nel suo studio, lasciandomi in cucina da sola.

Non ho la più pallida idea di quello che sia successo, Carter non si è mai comportato così. Del resto anche io non l'ho mai tradito. Non so cosa ci stia succedendo.

Con la testa altrove, non so come, ma riesco a pulire la cucina, buttando gli avanzi della colazione dentro al tritarifiuti. In lontananza sento Carter parlare al cellulare, non ci bado, così continuo a pulire, poi aguzzo l'udito. Qualcuno che presumo sia Carter stesso ha fatto il mio nome. Lascio lo strofinaccio nel lavandino e mi avvio di soppiatto verso il suo studio. Essendo scalza mi risulta più facile fare silenzio e non essere scoperta.

È troppo tardi #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora