Capitolo 17

5.4K 242 25
                                    

Mi mordo le unghie delle mani, essendo già cortine praticamente mi mangiucchio le dita.

Non è possibile che ci siamo scordati il preservativo, non è proprio possibile. Io che a queste cose sto sempre attenta. Questo mi fa capire una cosa, che Logan è una distrazione per me.

Cammino per la camera da letto, mordicchiandomi ancora le unghie. Sto sudando freddo, sono in pieno attacco di panico.

Il preservativo... cazzo, come ho potuto scordare una cosa del genere?

Mi afferro la testa tra le mani, non posso nemmeno prendere la pillola del giorno dopo, dato che oggi è domenica e le farmacie sono chiuse. Sono nei guai, guai fottutamente seri. L'unica cosa che posso fare è aspettare un mese e poi fare un test di gravidanza. Riuscirò ad aspettare così a lungo senza farmi venire un esaurimento nervoso? Non penso proprio.

Posso guardare su internet e scovare qualche altra soluzione... oppure per un aborto. Soltanto l'idea mi disgusta.

Quante possibilità ci sono che sia rimasta incinta con un rapporto sessuale non protetto? Dovrei iniziare a fare qualche ricerca su internet. E subito.

Scendo in salotto, afferro il mio pc e salgo di nuovo in camera da letto, afferro un cuscino e me lo metto dietro la schiena, per stare più comoda. Ora posso mettermi al lavoro e trovare qualche soluzione. Prego soltanto che ce ne siano.

Un'ora dopo mi sento gli occhi stanchi e la schiena che mi fa male. Non sono riuscita a scoprire molto su internet, la possibilità che sia rimasta incinta sono tante, ma anche basse. A questo punto non mi resta che aspettare e fare un test di gravidanza.

Cancello la cronologia e chiudo il pc, meglio non lasciare tracce.

Metto i palmi delle mani sugli occhi e sbuffo, resto sdraiata qualche altro minuto sul letto, giusto il tempo di riprendermi. Vicino a me sento una notifica che mi arriva sul cellulare, mi sporgo leggermente per afferrare il telefonino posato sul comodino. Apro la schermata e vedo che si tratta di un messaggio di Logan. Subito iniziano a sudarmi le mani. Faccio un respiro profondo e poi apro il messaggio per leggerlo.

Logan: Mi ero scordato che oggi fosse domenica, quindi non verrò per continuare i lavori.

Okay, possiamo dire che è stato molto diretto e tanto freddo. Non mi piace essere... non so nemmeno come definire questa cosa. Rifiutata? Trattata in modo distaccato?

Clicco sullo schermo per rispondere, ma non so cosa scrivere. Riscrivo varie frasi più volte, alla fine decido di inviare anche io qualcosa di distaccato, facendo attenzione a non rivelargli nulla dei preservativi, non voglio allarmarlo per qualcosa che alla fine potrebbe rivelarsi una sciocchezza.

Io: Va bene, allora ci vediamo domani per la veranda. Buona giornata.

Poso il cellulare di nuovo sul comodino e mi alzo dal letto, così da poter fare una doccia.

Passo parecchio tempo sotto il getto dell'acqua, fare un bagno caldo mi ci voleva proprio, adesso ho tutti i muscoli rilassati.

Vado ancora una volta in camera per vestirmi.

Ho proprio bisogno di fare una passeggiata per schiarirmi le idee. Nella mia testa adesso è tutto così confuso.

Non so cosa fare con questa situazione, con Carter e Logan, e adesso ci mancavano anche i preservativi dimenticati. La mia vita si sta trasformando in un casino assurdo, e come al solito non so come risolvere le cose.

Anche se siamo ad ottobre il cielo è limpido e il sole splende, le temperature sono basse ma se si ci copre bene non si soffre il freddo.

Il molo oggi è pieno, le coppiette ne approfittano per fare una passeggiata, le famigliole sono sedute vicino la spiaggia a guardare il mare in tempesta. Poi ci sono io, cammino in solitudine vicino al mare, facendomi cullare dal rumore delle onde che si infrangono sulla scogliera. Questo rumore mi aiuta a calmare la mia mente, che sforna pensieri di tutti i tipi, che non so come fermare.

Individuo una panchina libera, affretto il passo, per potermici sedere, prima che qualcuno mi rubi il posto. Fortunatamente faccio in tempo ad arrivare per prima, una coppietta si stava avvicinando. In questo momento non me la sento di condividere nemmeno una misera panchina. Infatti non ho chiamato nemmeno Cece, non mi va di parlare con lei, questa è una cosa davvero grave. Per pensare una cosa del genere devo stare parecchio male.

Appena mi siedo sul metallo freddo cerco di riscaldarmi un po', sfregando le mani sulle cosce.

Guardo in lontananza il mare, delle barche fanno da sfondo sul cielo luminoso, dall'altro lato del mare le montagne spiccano e gli uccelli cinguettano sulle nostre teste. Guardo le persone che camminano sul molo, un bambino tutto vestito di giallo cerca di mangiare un gelato, ma inciampa su un ciottolo e il povero gelato gli cade a terra. Subito il bambino scoppia a piangere e la mamma va da lui per consolarlo. Questa scena mi fa contorcere lo stomaco, magari tra qualche anno ci sarò io a consolare un bambino, che magari somiglierà tutto a Logan.

Basta, non ne posso più. Ero venuta qui per rilassarmi e non pensare alla storia della gravidanza, ma la cosa non è andata a buon fine. Con riluttanza mi alzo dalla panchina e mi avvio verso casa, anche perché un venticello fresco ha iniziato a soffiare sul mio viso. Quasi non riesco a respirare per quanto soffia forte.

Cammino lentamente, con le braccia avvolte intorno al busto, come se questo potesse proteggermi da tutto. La testa mi pulsa ad ogni passo che faccio. Alla fine riesco ad arrivare a casa, apro la porta e butto le chiavi in borsa, salgo le scale e mi butto sul letto con tutto quello che ho addosso, compreso il giubbotto. All'improvviso mi è arrivato un mal di testa tremendo.

Ogni minuto che passa sento le palpebre che diventano pesanti, poi finalmente mi addormento. 

È troppo tardi #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora