Capitolo 33

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Logan

Guardo Willow che dorme nel letto. Questo letto d'ospedale, con lenzuola bianche, il pigiama che le hanno messo, anch'esso bianco. La sua pelle è anche bianca... tutto bianco. Sembra quasi un angelo, ma nel profondo so che non è così. Infondo non posso immaginare un angelo soffrire. Sembra così spensierata in questo momento, ma so che sta soffrendo molto. Anche io sto soffrendo, in un modo davvero tremendo, doloroso. Un dolore che ti squarcia il cuore, che ti dilania.

Quando ho visto Will finire sotto quella macchina ho temuto di morire seriamente, soprattutto ho temuto che Willow non potesse farcela. Non ho provato così tanta paura in vita mia. In quel preciso momento ho capito una cosa: sono innamorato di lei, la amo alla follia. Non riesco ad immaginare un giorno senza di lei, senza il suo sorrido dolce e sereno. Non voglio perderla per nessuna ragione al mondo.

Appena siamo arrivati in ospedale l'hanno subito visitata. Mentre ero solo ho chiamato Simon e poi Grace, la sua migliore amica. Le ho chiesto se poteva darmi il numero dei suoi genitori, così potevo avvisarli di quello che era successo.

Dopo pochi minuti di agonia, un dottore è venuto da me, l'ho visto il suo sguardo, triste e rassegnato. Subito ho pensato che alla mia Willow fosse successo qualcosa, ma fortunatamente lei stava bene... soltanto lei però. Il nostro bambino non ce l'ha fatta. È morto durante l'impatto con la macchina. A quanto pare l'ha colpita in pieno alla pancia. Ecco, in quel momento mi sono sentito morire, è stata una sensazione orribile. Lo volevo così tanto questo bambino, lo desideravo più di qualsiasi altra cosa. Ero pronto per diventare padre... me lo meritavo. Ma a quanto pare il destino ci ha riservato altri piani.

Adesso sono qui, seduto su una sedia a vegliare su Willow. La guardo per bene, ha gli occhi chiusi, quindi non posso guardare i suoi bellissimi occhi verdi.

I capelli castani gli ricadono sul cuscino, sono leggermente sporchi, ma non importa, lei è bellissima lo stesso per me. Le labbra carnose sono leggermente schiuse. Sono pallide e screpolate. Ho tanta voglia di darle un bacio, ma ho paura di svegliarla, in questo momento ha soltanto bisogno di tanto riposo.

Non riesco più a stare fermo, quindi ma alzo dalla sedia e mi avvicino alla mia Will, le do un bacio sulla testa, non sono riuscito a resistere, in qualche modo dovevo toccarla. <<Torno presto, tu riposati.>> Poi vado verso la porta, vado a farmi visitare la mano, la sento pulsare da ore, mi fa un male cane. Sono in questo ospedale da ore e ore, ho impedito a tutti di avvicinarsi al mio arto, lei non è poi così importante. Adesso che so che Willow sta bene, posso occuparmi di altre faccende.

Mi aggiro per l'ospedale finché vedo un infermiere che cammina con una cartellina per le mani e la esamina attentamente. Mi avvicino a lui, <<scusami.>> Gli poso anche una mano sulla spalla, nel caso non mi avesse sentito.

Lui alza lo sguardo dalla cartellina e mi fissa, fa un debole sorriso, <<cosa posso fare per te?>> Domanda.

Alzo la mano fasciata, <<potresti darle un'occhiata? Mi fa un male da morire.>>

L'infermiere guarda ancora una volta la cartellina. I secondi passano, così ne approfitto e gli guardo il cartellino, a quanto pare si chiama Roland Manolo. Sembra un tirocinante a dire il vero, giovane, anzi giovanissimo. Capelli rossicci, occhi verdi e corpo mingherlino. Ha un viso simpatico però.

<<Certo, al momento ho finito tutte le visite, vieni con me.>> Mi sorride e poi cammina verso un corridoio. Faccio come mi è stato detto, lo seguo e dopo pochi minuti ci ritroviamo in una stanzetta. <<Accomodati sulla sedia e poggia la mano sul lettino.>> Mi ordina. Ovviamente eseguo tutto alla lettera. Finalmente questo dannato dolore sta per passare... spero.

È troppo tardi #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora