Capitolo 31

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<<Sì, papà... oggi a pranzo, okay.>> Logan chiude la comunicazione e poggia la mano sul bancone, pronta per essere disinfettata. Due giorni fa al lavoro si è fatto male. Una scheggia di legno gli si è infilzata nel polso. Si è infettata leggermente, per questo deve mettere una pomata ogni giorno per una settimana e prendere delle pillole. Oggi il polso ha un colorito più sano, ieri invece era tutto rosso e gonfio, mi faceva impressione.

<<Mio padre ci vuole a pranzo a casa sua.>>

Prendo il tubetto della pomata e svito il tappo, <<ci vuole? Anche me?>> Premo un po' in modo da far uscire un po' di pomata e delicatamente la applico sul polso.

<<Certo che ci devi venire.>> Sibila leggermente e muove la mano, <<Dio, è congelata.>>

Alzo gli occhi al cielo, chiudo il tubetto e vado al lavandino per lavarmi le mani, <<stai tranquillo, di certo non morirai per un po' di freddo.>> Mi asciugo le mani su uno strofinaccio. <<Comunque non pensi che sia strano vedermi lì? Insomma, dovrebbe esserci Diana al mio posto.>>

Logan si alza dalla sedia e va verso il le scale, sicuramente sta andando a prendere la pillola per non far infettare il polso. <<Non preoccuparti, ho parlato con papà, è tutto apposto. E poi, quel "posto" è tuo.>>

Sposto il peso da un piede all'alto, <<okay, se ne sei sicuro.>> Lui mi fa l'occhiolino e fa per salire le scale, <<certo che sono sicuro, tesoro.>> Mi fa di nuovo l'occhiolino e sparisce al piano di sopra.

Il tragitto verso casa Maxwell è calmo e silenzioso. Io e Logan non abbiamo parlato molto, a dire il vero non abbiamo parlato affatto. Non è stato un silenzio imbarazzato o ostile, è stato rilassato. Mi sono messa comoda sul sedile della macchina di Logan, ho posato la testa sullo schienale e mi sono messa ad ascoltare i rumori circostanti: le ruote che navigano sull'asfalto, il vento che entra dal finestrino abbassato, il mare in tempesta che si abbatte sulla scogliera.

Dopo quaranta minuti di viaggio ci fermiamo davanti una casa a due piani, è molto bella. È circondata da tanti alberi di pino e in lontananza si vede anche un lago. La casa è tutta di legno, su un lato c'è una parete fatta tutta di pietre grigie e grandi. Il portico è ben messo e curato, ci sono delle piantine appese al soffitto. Una panchina fatta di paglia giace vicino la porta, su di essa ci sono dei cuscini gialli, davvero adorabili.

Scendiamo dalla macchina e ci avviamo verso la porta. Per terra ci sono dei ciottoli gialli e grigi che conducono alle scale del portico. Camminiamo su di essi, saliamo i gradini e appena ci fermiamo davanti il portone di legno, Logan bussa. Aspettiamo qualche secondo, poi sentiamo dei passi, pochi istanti dopo vediamo il Signor Maxwell che ci apre la porta. Ha un aspetto diverso dall'ultima volta che l'ho visto, cioè dal funerale di sua moglie. Sembra leggermente più magro, ha le guance lievemente scavate. Mi dispiace tanto per lui, sembra un uomo tanto dolce e innamorato della moglie.

<<Logan. Willow, giusto? Benvenuti, prego entrate.>> Ci rivolge un debole sorrido e poi ci fa spazio per entrare in casa. Mi prendo un attimo per guardare la splendida casa. Le pareti sono dipinte di un azzurro chiaro, il pavimento ha le mattonelle bianche e grigie. Una scala ci viene subito di fronte. A sinistra c'è la cucina e a destra, suppongo che ci sia il salotto. Come infatti andiamo tutti a desta. Il salotto è ancora più bello dell'ingresso. Le pareti sono dipinte di un grigio chiaro, leggermente sfumato. Il pavimento è fatto da parquet, sembra legno di ciliegio. Un divano di pelle bianco e forma di L giace in mezzo alla stanza, di fronte c'è un televisore da circa cinquanta pollici.

Sgrano quasi gli occhi.

In un angolo c'è un caminetto enorme, fatto di pietre grigie. Questo rende la stanza più confortevole.

È troppo tardi #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora