Il ragazzo sconosciuto

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La pioggia finalmente ha smesso di cadere. Il lupo è ancora qui a godersi le mie coccole, con le zampe e la testa abbandonati sulle mie gambe. Sono stanca: troppe emozioni in una giornata! Mi appoggio al tronco dell'albero e continuo ad accarezzare il lupo distrattamente. È una posizione scomoda, ma al momento non m'interessa.

Penso ad un nome da dargli ed infine sussurro: -Ho deciso: ti chiamerò Ombra-.

Rimaniamo così per un po' poi, giunta l'ora di pranzo, prendo uno dei panini dal mio zaino.

Il lupo mi osserva curioso. Sospiro rassegnata e gli cedo un pezzo. Non riesco a resistere se mi fa gli occhi dolci.

-È ora di tornare al campo- commento alzandomi.

Una fitta di dolore attanaglia la mia caviglia. Ombra mi guarda triste, come se soffrisse nel vedermi così.

-Tu sai come tornare al campo?- chiedo al lupo.

Lui inclina la testa di lato.

-Certo, come se potessi capirmi!- borbotto.

Frugo in tasca e trovo il cellulare. Lo sblocco e noto un gran numero di chiamate senza risposta. Chiamo Maggie, sperando che sia tornata al campo. Dopo un paio di squilli, finalmente, risponde.

-Sofia, dove sei?! Non sei tornata col tuo gruppo e neanche loro sanno che fine hai fatto- chiede Maggie preoccupata.

-Sono ancora nel bosco, vicino al corso d'acqua dove mi hanno abbandonata le altre. Ho la caviglia che mi fa male quando cammino. Per favore, chiama qualcuno per riportarmi al campo- la incalzo, riassumendo velocemente la situazione.

-Tieni duro, stanno arrivando a prenderti- così dicendo, riattacca.

Mi alzo in piedi. Devo tornare alla sponda del fiume. Ombra si mette al mio fianco, come se volesse aiutarmi. Poggio un braccio sulla sua schiena per sostenermi e, prendendo il bastone, inizio a camminare ripercorrendo la strada a ritroso. Arrivata alla sponda, mi siedo per terra ed aspetto che arrivino i soccorsi, mentre Ombra si sdraia accanto a me. Il tempo passa ed il sole comincia la sua lenta discesa verso l'orizzonte. Ad un tratto il lupo si alza e mi gira intorno, come per proteggermi da un pericolo imminente.

-Cosa c'è bello?!- gli chiedo mentre inizia a ringhiare contro qualcuno o qualcosa dall'altra parte del corso d'acqua.

Tendo l'orecchio ma, oltre allo scorrere dell'acqua, non odo altro. Vedo delle ombre nel bosco. Man mano che si avvicinano la tensione si allenta e traggo un respiro di sollievo: i soccorsi.

-Tutto bene?- grida Marco, uno degli organizzatori.

-Sì, ma non riesco a camminare!- rispondo.

Mi fa cenno di aver capito. Dal bosco escono una donna ed un uomo. Parlano con Marco. Li vedo annuire. L'organizzatore si toglie le scarpe e calze ed attraversa il corso d'acqua.

-Tranquilla ora torniamo al campo- mi rassicura.

Si china per prendermi in braccio, ma Ombra si posiziona davanti a me e ringhia. L'organizzatore indietreggia intimorito. Mi alzo in piedi, cercando di non perdere l'equilibrio e metto una mano sulla schiena del lupo, accarezzandolo.

-Tranquillo Ombra. È un amico- dico dolcemente.

Mi fissa fermo per un po', ma alla fine cede e si sposta.

Marco mi sostiene e mi prende in braccio, attraversando il corso d'acqua, in modo che non sforzi la caviglia incidentata. Raggiungiamo gli altri e insieme ci inoltriamo nel bosco, dove ci attende una jeep nella quale Marco mi adagia e partiamo. Mi volto e tra gli alberi vedo Ombra osservarmi, ma presto scompare dalla visuale. Mentre siamo in viaggio gli organizzatori mi pongono qualche domanda su cosa sia successo, a cui rispondo più che volentieri. Magda e le altre non rimarranno impunite. Finalmente giungiamo al campo dove c'è Maggie ad aspettarmi. Scendo in fretta dalla macchina, desiderosa di abbracciarla e ringraziarla per aver mandato i soccorsi. Non so cosa avrei fatto senza di lei.

Amore sotto la lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora