Gite serali

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Cinque minuti dopo mi ritrovo a cavalcare l'enorme lupo nero come la notte con gli occhi di ghiaccio. Jake sfreccia con agilità e grazia nel bosco, saltando ostacoli come cespugli e radici. Nonostante la velocità, riesco a percepire l'opprimente cupezza del bosco che mi procura dei lunghi brividi lungo la schiena. Una leggera brezza spira rinfrescando la soffocante aria estiva. Ci avvolge un sinistro silenzio interrotto, a tratti, dai versi di qualche animale notturno, dal respiro affannato del mio lupo e dalle sue enormi e possenti zampe che si abbattono pesanti sul terreno, come quelle di alcuni del branco che ci stanno scortando. Sono schierati a pentagono. Sulla destra c'è quello dalla pelliccia corta color cioccolato fondente. Sulla sinistra, poco più indietro, ve n'è un altro più minuto color rosso castano. Dietro di lui, al centro, ci sono due lupi: quello a sinistra ha la pelliccia castana, quello sulla destra ha la pelliccia che sembra dorata. Certo, potrei liberare le ali e librarmi in volo, ma non voglio ricorrere alla magia e Jacopo ha insistito per trasportarmi. Odo in lontananza lo scorrere del fiume, ma non riesco a scorgerlo. Probabilmente gli alberi ne oscurano la vista. Se stiamo seguendo il fiume non dovremmo impiegarci molto ad arrivare alla quercia secolare, dimora delle fate. Pian piano si alza una fitta nebbia, insieme ad un forte odore di umido, e la temperatura inizia a calare. I lupi rallentano fino a tenere un passo sostenuto. Ogni tanto fiutano l'aria o il terreno. Forse per orientarsi in questa nebbia. Mi appiattisco contro la schiena di Jake, cercando un po' di calore ed affondo la dita nella sua pelliccia morbida e liscia, piacevole al tatto. Scruto il paesaggio intorno a me, aguzzando la vista nel vano tentativo di capire se siamo arrivati. Continuiamo ad avanzare finché non molto lontano si sente lo scrosciare dell'acqua. A questo punto Jacopo procede più spedito e sicuro di sé. Infine ecco la quercia secolare. Jake si arresta ed io ne approfitto per scivolare giù dalla sua groppa. I lupi si parano dietro gli alberi, sicuramente per tornare umani. Il primo a tornare è James, sempre serio e taciturno. A seguire Emma, Raffaele, Michele. Saluto tutti con un cenno della testa o un "ciao". L'ultimo a tornare è Jake, che si guarda nervosamente intorno.

-Sbrighiamoci- ordina e si avvia in testa al gruppo.

Arrivato davanti alla quercia si china e batte il palmo della mano per terra. Subito dopo delle fate spuntano fuori con delle ali che ci permetteranno di rimpicciolirci. Una di loro mi chiede di poter attaccarle dietro la mia schiena, tra le scapole. Acconsento. Una sensazione di gelo mi percorre tutta, concentrandosi sul punto dell'attaccatura delle ali. Una leggera scarica, come elettrica, mi attraversa tutto il corpo, facendomi cadere per terra. Ho ancora degli spasmi, poi tutto tace. Le orecchie fischiano e mi sento come se fossi stata schiacciata da un macigno. Mi alzo a fatica, reprimendo brividi di freddo. Tutto è diventato enorme, proprio come l'altra volta quando ero ancora spensierata perché non conoscevo i lati negativi di questa realtà. Che nostalgia ...! Sembra sia passata un'eternità, invece è trascorsa solo poco più di una settimana. Ci leviamo in volo e seguiamo le fate attraverso la foglia-portale per il primo piano del regno. Osservo gli altri e devo dire che James con le ali di fata è davvero buffo. Sbuchiamo su una grande via. Nonostante sia sera la strada pullula di gente, con i locali aperti e pieni di fate allegre. Tutti i lampioni lungo i bordi della strada sono accesi da fuochi magici dai bagliori multicolori e vivaci. Alla nostra destra, poco lontano, si staglia il castello delle fate di cui custodisco preziosi ricordi. Ci dirigiamo lì. Fate in armatura sono di guardia ai cancelli d'oro brillante, ma ci lasciano passare. Attraversiamo l'elegante cortile colmo di rose, alberi di ciliegio ed altre piante piene di fiori di mille colori di cui non so elencarvi i nomi, però posso assicurarvi che anche quello più raro dal nome più strano è presente. Percorriamo il viottolo di pietre bianche fino alle scale di marmo. Saliti, ci fermiamo a pochi metri dall'enorme portone chiuso. È di colore blu imperiale con gli infissi e i bordi d'oro zecchino tempestati di piccoli diamanti rosso fuoco. Degli splendidi ghirigori realizzati come gli infissi ornano entrambi i battenti. All'altezza del pomello vi sono due splendidi battiporta blu imperiale rifiniti in avorio, che spiccano sull'oro del portone. La testa è di drago, con tre ossa appuntite sporgenti dalla fronte, ha le fauci leggermente dischiuse e tra le lunghe zanne tiene l'anello per battere. Davvero splendidi. Uno dei nostri accompagnatori avanza e bussa tre volte. Si ode uno scatto e subito dopo i battenti si dischiudono lentamente. Davanti a noi si apre un ampio atrio illuminato dalla luce che filtra dalle enormi vetrate delle pareti laterali, venendo catturata da quattro raffinati lampadari di cristallo. Sono un intricato intreccio di fiori, realizzati con gemme preziose, e foglie di oro, il tutto adagiato su un letto di cristalli, come su un campo fiorito. La luce riflessa dai lampadari si irradia come un arcobaleno, puntato sul lucido pavimento di marmo bianco. Noto che i raggi riflessi non sono disposti a caso, ma il gioco di luci dà l'impressione che due enormi ali fatate dorate siano disegnate per terra. È spettacolare e mozzafiato. Di fronte a noi c'è una scalinata con i corrimano dorati. Sulla parte inferiore dei muri ai lati di questa, delle bellissime ghirlande sono intagliate e tra l'una e l'altra vi è una piccola scanalatura, la quale forma delle caselle. Dei simboli dorati sono dipinti in quest'ultime. Nella parte superiore, invece, vi è il parapetto del piano in oro battuto, che forma degli eleganti decori. Il piano superiore consiste in un corridoio su cui si affacciano tre enormi porte di legno scuro. Solo i battenti di quella centrale sono aperti. Attraversiamo quest'ultima, immettendoci in un corridoio dal soffitto a botte. Un lungo tappeto rosso, con i bordi ricamati con un motivo di intreccio di rami e foglie dorati, copre il pavimento. Sulle candide pareti sono dipinte scene del popolo delle fate con i suoi usi e costumi, il rapporto con gli umani e le guerre combattute. Chi l'avrebbe mai detto che un popolo così piccolo potesse essere anche tanto agguerrito e potente?

Amore sotto la lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora