Il campo

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Sono sdraiata sul letto e sto morendo di caldo per via delle coperte che si sono attorcigliate intorno a me durante la notte. Con gli occhi chiusi cerco di liberarmi dal groviglio di lenzuola, che sono spesse, dure e pesanti. Un attimo! Le lenzuola non sono "spesse, dure e pesanti"! Apro gli occhi di scatto e, come il giorno prima, Jake sta dormendo beatamente abbracciato a me. Lancio un piccolo urlo per la sorpresa e, velocemente, mi allontano da lui il più possibile, cadendo dal letto. Per il trambusto Jake si è svegliato ed ora sta seduto a guardarmi, mentre si stropiccia gli occhi gonfi di sonno. Indossa una canotta grigia ed un paio di pantaloncini neri.

-Buongiorno pure a te- grugnisce.

Mi guardo intorno e noto che sono nella sua camera.

-Che diavolo ci faccio in camera tua?!- chiedo stravolta.

-Ieri sera ti sei addormentata tra le mie braccia. Ti ho riportato in camera di Sara, ma non volevi mollarmi. Essendo stanco ho deciso che, data la tua ostinazione nel rimanere abbracciata a me, avremmo dormito insieme- risponde lui con la bocca ancora impastata di sonno.

Arrossisco per il mio strano comportamento avuto mentre dormivo. In fin dei conti non è colpa sua se non volevo lasciarlo andare e, di conseguenza, è stato costretto a dormire con me.

Anche se di malavoglia, ho il dovere di dirlo: -Scusa-

-Chiedermi scusa è il minimo! Per un bel po' non sono riuscito ad addormentarmi perché russavi!- esclama Jake divertito.

Lo guardo sbigottita, mentre percepisco il sangue affluirmi alle orecchie.

-Non è vero, io non russo!-

-Invece sì! Mi stupisco che non si sia svegliato nessuno in casa per quanto forte ronfavi!- commenta Jake sghignazzando.

Apro la bocca per replicare, ma non esce alcun suono. Allora faccio l'unica cosa sensata. Afferro il cuscino e glielo lancio contro.

-Non è vero- controbatto.

Lui mi guarda divertito, con i suoi occhi che si sono scuriti.

-Non mi hai mica colpito col cuscino?- domanda in tono di sfida.

-Invece sì e sono pronta a rifarlo se serve ad insegnarti le buone maniere!- rispondo con un sorriso compiaciuto.

-Ti do tre secondi di tempo prima di inseguirti. Uno ...-

Mi guardo intorno e valuto le varie alternative di fuga. Balcone, bagno e cabina armadio sono escluse. Prima o poi dovrò uscire da lì.

-Due ...- continua Jake.

Anche se sono in pigiama l'unica via d'uscita è la porta.

-Tre!- esclama lui scattando per atterrarmi, ma lo scanso e mi precipito verso la porta.

Un'idea improvvisa illumina la mia mente. Una volta uscita dalla stanza, la chiudo frettolosamente a chiave, così come ha fatto ieri con me Jake. Lui tenta di aprire la porta, ma invano.

-Sof, apri!- urla dall'altra parte il mio prigioniero.

-Perché dovrei?- domando con calma, alimentando la sua frustrazione.

-Perché non credo che tu voglia che butti giù la porta o peggio ti ordini di aprirla con la mia voce da Alpha a cui nessuno, e ripeto nessuno, disubbidisce- minaccia lui, cercando di riacquistare la calma, essenziale per negoziare la propria libertà.

-Mmm ... Sono tentata, ma non credo che lo farò. Tanto se sfondassi la porta io correrei via e se, invece, mi ordinassi di aprirla non ti parlerei più e non credo tu voglia questo dalla tua "compagna". Potrei liberarti, a meno che ...- lo tento.

Amore sotto la lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora