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Ogni errore, prima di esserlo, è stato una scelta.

Piango, piango disperatamente, con i continui singhiozzi e mi rimprovero tantissimo con me stessa perché non riesco a fermare queste cazzo di lacrime che scendono ininterrottamente. Penso a quanto male mi faccio da sola riducendomi così e a tutto il male che mi fanno, e mio padre è compreso in quel tutto.
Le parole che mi prendo in ventiquattro ore su ventiquattro da mio padre, dai miei amici e da mio fratello.
"Sei grossa honey" le dolci parole di Savannah, "sei una sorella inutile" la piccola frase che mi dice ogni cazzo di volta Samuel, "mi delusi sempre di più", " non ce la faccio più con te", " non sei per niente responsabile" ovviamente parole di mio padre, e tante altre parole che per loro non hanno un peso, ma che per me lo hanno. Pesano come un macigno enorme che mi devo portare dietro ogni giorno della mia vita, forse proprio perché so di essere tutte queste cose.
Mio padre è sempre stato particolare, è sempre stato nel suo mondo fatto solo di lavoro, soldi e viaggi. Per carità, di amore me ne ha dato un po', ma forse a me non è mai bastato e ora capisco perché mia madre se ne sia andata con un altro uomo.
Quanto mi manca quella donna..
Ricordo che da piccola per convincere mio padre a lasciarmi fare qualcosa gli dicevo "tutti lo fanno", " piace a tutti" e lui mi faceva altro che dirmi "non mi interessa degli altri".
Crescendo mi sono resa conto che mio padre, durante la mia vita, non mi ha mai dato un semplice gelato come tutti gli altri genitori facevano con i lori figli.
Motivo? Semplice, non potevo rovinarmi i denti con tutti quegli zuccheri, dovevo apparire bella in ogni occasione. E questo mi faceva solo incazzare di più! Volevo essere solo una semplice bambina che mangiava gelati, cioccolato e caramelle, fino a stare male.
Mio padre non è mai riuscito a capirmi, ogni volta che gli rispondevo male o non facevo qualcosa che voleva, mi gridava contro o, addirittura, mi toglieva le cose a me più care come la pittura, il canto e il pianoforte. Avrei sempre preferito che non mi urlasse in faccia, che magari mi chiedesse un cavolo di fottutto come stai. Mi bastava anche un suo piccolo interessamento sulla scuola, oppure se c'era qualcuno in classe che mi sfotteva.
Volevo solo una padre e una madre che mi svegliavano con un bacio o un abbraccio, due genitori che mi tranquillizzavano in ogni occasione dicendomi "la mamma e papá sono sempre con te".
Questa situazione mi butta giù in modo negativo, ma non mi fa sentire triste. Mi fa sentire..sentire solo rabbia, una rabbia che mi butta giù, che mi fa venire voglia di sotterrarmi con le cuffie nelle orecchie.
E nonostante io abbia così tanti amici, mi sento sola. Sola in questo mondo di merda.
Tremo e piango. Mi alzo dal pavimento e raggiungo il mio letto matrimoniale, sdraiandomi al suo centro. Mi giro di lato, afferro un cuscino e lo stringo forte a me, come se fosse un peluche, una persona, sperando che mi dia più affetto di quello che mi può dare un corpo caldo con un cuore.
Non era questa la vita che sognavo, non è questa.

Il continuo bussare alla porta mi fa svegliare bruscamente.
Apro gli occhi lentamente, guardo l'orologio e solo ora noto che sono le nove di sera passate. Non ho neanche cenato.
<< Signorina Moore?>> una domestica mi chiama dolcemente, continuando a bussare alla mia porta.
Mi alzo dal letto per andare ad aprire, quando ricadono di sedere su quest ultimo.
<< Cazzo..>> dico portandomi gli indici delle mie mani sulle tempie, facendo dei movimenti circolari che mi provochino sollievo.
Ho pianto talmente tanto che ora mi scoppia la testa.
<< Che c'è?!>> chiedo bruscamente e alzandomi lentamente dal letto.
Apro la porta bruscamente, spaventando la domestica.
<< S-Suo padre la vuole giù al party signorina.>> dice balbettando.
Bene, uno dei suoi soliti e inutili party.
<< Digli che non scenderò!>> dico richiudendo la porta.
Vado verso il comodino e afferro il telefono, notando un messaggio.

BAD LIES #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora