13.

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Ho i tuoi occhi impressi nella mente.

Sento qualcosa di caldo sfiorarmi il viso, dando un senso di fastidio alla mia pelle bianca, come se tanti piccolo aghi mi pungono la pelle senza sosta. Ma non voglio aprire gli occhi, sto così bene, così comoda.
È da tanto che non dormivo così bene, e giuro che la mia voglia di alzarmi è pari a zero.

È da tanto che non dormivo così bene..

Spalanco gli occhi, tirandomi vari pizzicotti sulle braccia e facendole arrossare per la troppa forza che ci metto.
Non è possibile, non sto sognando..
Mi alzo in piedi velocemente, cercando di camminare verso la porta, ma qualcosa me lo impedisce. Un leggero dolore mi colpisce la caviglia sinistra, facendomi infilzare i denti nel labbro inferiore per non genere dal dolore.
Mi risiedono sul divano, notando che qualcuno mi ha fasciato la caviglia.

Jonathan.

Improvvisamente inizio a sentire caldo e subito dopo freddo. Sento le guance andare leggermente a fuoco e istintivamente mi porto una mano vicino al viso, muovendola su e giù, in modo da creare un po' di aria che mi faccia passare queste scalmane.
Il ricordo del sul corpo caldo contro il mio è stato qualcosa di inspiegabile, non ho parole per descrivere un qualcosa che non ho mai provato.
Decido di riprovare ad alzarmi dal divano con calma per cercare Jonathan nella casa.
Solo ora mi ricordo che siamo nella casa di mio padre a Rio De Janeiro.
Cammino zoppicando verso la finestra, evitando con i piedi la coperta che mi copriva questa notte.
La mia bocca si socchiude nell'ammirare la bellissima spiaggia che ho di fronte a me. Il rumore dei gabbiani, le onde che si infrangono sulla battigia..è il paradiso.
Un sorriso si forma sulle mie labbra per la bellezza che ho di fronte, ma il silenzio che circonda la casa mi fa ricordare che devo cercare Jonathan.
Raggiungo l'immensa cucina,non trovando traccia di Jonathan. Decido di andare al piano di sopra, facendo una fatica immensa a fare le scale.
<< Finalmente..>> dico a bassa voce, arrivando all'ultimo gradino da fare. Percorro il corridoio, notando tre porte. Apro la prima.
Le valigie di Jonathan mi fanno capire che si è già appropriato della stanza, senza far scegliere prima a me.
<< Stronzo.>> dico chiudendo la porta.
Apro quella di fronte, notando che si tratta di un'altra stanza, infatti le mie valigie sono appoggiate sul letto. Vado verso l'ultima porta. Quest'ultima è socchiusa, quando decido di aprirla piano per non creare spiacevoli inconvenienti.

Vuota. Non c'è nessuno.

Magari è uscito per prendere qualcosa da mangiare. Osservo il bagno di marmo nero che mi circonda e subito mi ricordo di non aver fatto la doccia ieri sera. Alzo il braccio destro, per poi annusarmi l'ascella.
<< Oh..ok, direi che ne ho proprio bisogno..>> dico abbassando il braccio imbarazzata.
Oddio, e se ieri sera puzzavo? E se Jonathan fosse scappato per la puzza?
Le mie domande raccapriccianti mi portano a spogliarmi velocemente dei miei indumenti, rimanendo in intimo.
Vado verso la doccia e apro l'acqua per farla scaldare. Mi siedo sul bordo della vasca e inizio a togliermi la fasciatura che Jonathan mi ha fatto. La butto sul pavimento insieme agli altri vestiti e mi spoglio completamente, per poi entrare in doccia.
L'acqua calda mi bagna la pelle, creandomi una serie di brividi di piacere. Ci starei le ore sotto l'acqua calda. Mi insapono velocemente tutta, per poi sciaquarmi.
Un rumore strano mi fa irrigidire e istintivamente chiudo l'acqua della doccia. Cerco di uscire velocemente, stando attenta alla caviglia mentre afferro velocemente un asciugamano posto sul bordo della vasca per coprirmi, ma mentre lo afferro faccio cadere accidentalmente un barattolo di qualche crema per il colpo causando un po' di rumore.
<< Cazzo..>> impreco mentre mi lego bene in vita l'asciugamano. Cammino scalza verso la porta del bagno, raggelando ogni volta che un mio piede tocca le mattonelle fredde.
Apro piano la porta, ma due mani forti mi afferrano i polsi e istintivamente chiudo gli occhi.
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BAD LIES #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora