27.

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Sei bella quanto fragile.

Jonathan's Pov

Poi ad un certo punto della vita capisci che stai crescendo. Sei grande per certe cose, ma ancora piccolo per altre. Ti senti in un luogo intermedio.
Né in altro, né in basso. Semplicemente nel mezzo di questi due ed è qui sopra che sorge la malinconia.
Vorresti tornare piccolo, sempre con il sorriso stampato sulle labbra e tornare ad avere quelle spensieratezza che ti valorizzava come un piccolo essere ingenuo e innocuo.

Ma allo stesso tempo pensi anche al futuro e hai paura. Paura di crescere, paura del fato, che tipo di vira ti riserverà il destino. Hai paura, ma alla fine non vedi l'ora di vivere al meglio i tuoi sogni, non aspetti altro che maturare ed essere indipendente: la libertà.

Ed è ora che, guardando alcune foto di Lola sul portatile, capisco che questa non era la vita che volevo intraprendere, che il fato ha giocato la mia vita a sfavore. Vorrei davvero tornare piccolo, salvare i miei genitori dalle grinfie di quel bastardo che li ha uccisi, ma ovviamente un bambino di nove anni non pensa ad uccidere.

Come si dice, dalle stelle alle stalle?
Ed è proprio vero. Avevo tutto: una famiglia che mi amava, una mamma comprensiva e amorevole, un papá autoritario e severo che mi voleva bene a suo modo.
Avevo tutto e ti abitui a questa cosa, finché un giorno la vita non ti porta via tutto ciò a cui tieni e tu inizi a sentirti abbandonato, isolato. E tutto perché avevi troppo dalla vita.

Dopo la loro morte, sarei scappato se solo lui non mi avesse preso.
Mi ha cresciuto per due anni, mi ha insegnato a difendermi da solo, a subire ogni dolore possibile, a rialzarmi dopo essere caduto, a uccidere.
Io non volevo un cazzo di tutto questo, ma la vita ti sa riservare il giusto inferno.

Dopo due anni di duro addestramento e sfinimento psicologico e fisico, decise di mettere in atto il suo piano.
Sapeva bene che Oliver avrebbe cercato le sue reclute nelle strade deserte di Detroit, proprio perché sapeva che chi veniva da li, aveva una grande forza di sopravvivenza. Come lo sapeva? Semplice, era anche lui in bambino sfortunato cresciuto nelle vie di Detroit.

Inizialmente volevo seguire la missione e farmi trovare da Oliver, ma poi cambiati idea. Sapevo che quella non era la mia vita, che il mio futuro mi era stato strappato via della mani e così decisi di vagare da solo. Rubavo, picchiavo per quel che riuscivo.
Ma poi una ragazzo mi salvo, quel pomeriggio grigio e nuvoloso Kevin mi salvo la vita. È a lui che devo tutto, ma io non devo nulla a lui: è colpa mia se è in questa storia di merda.

Chiudo le foto di Lola, aprendo la cartella del lavoro che ho da fare. Devo capire gli spostamenti, chi saranno i prossimi clan a colpirci. Stranamente ancora nessuno ci ha attaccato, eppure sono passere due settimane se non di più.

Sento la porta della stanza di Lola aprirsi e un moto di bisonti sovrastarmi e calpestarmi tutti i miei pensieri, in modo da farmi concentrare solo sull'arrivo imminente di Lola nel salone. Torno a guardare il portatile, cercando di non farmi distrarre da lei. Mi è già bastato ieri, e giuro che stavo perdendo il controllo.
Sentire il suo corpicino muoversi sopr...

Lola appare in salone, facendomi smettere di respirare. Tengo gli occhi sul portatile mentre lei, silenziosamente, raggiunge la cucina dandomi le spalle. Approfitto della posizione in cui è, per ammirarla bene e giuro che per poco i miei occhi non escono dalle orbite.

Mentre lei, tutta tranquilla, cerca di afferrare il contenitore del caffè dalla credenza alta, io mi fermo ad osservare come quel dannato vestitino di seta nera che di solito le donne usano per dormi, si alzi delicatamente dalle cosce fin poco più sopra, dandomi una visuale di apprezzamento che soddisfa i miei pensieri contorti.

BAD LIES #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora