8.

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Mi facevi male e io ti chiedevo scusa.

Sento la testa pesante e tutto il sangue che mi prega in ginocchio di uscire attraverso i miei occhi, le mie orecchie e il naso. Il mio corpo si muove da solo, mentre un rumore strano aleggia nell'aria.
<< Uhm..>> cerco di dire qualcosa, ma un sapore amaro nella mia bocca mi fa fare una smorfia di disgusto. Cerco di guardarmi intorno, ma sono ancora un po' disorientata. La testa mi fa troppo male.
Cerco di muovermi ancora, capendo solo ora di essere sulle spalle di qualcuno. La mia testa continua a penzolare a destra e sinistra, finché non riconosco subito le scarpe di Jonathan, ma la cosa che mi fa capire subito che è lui, èil sospiro che le sue labbra rilasciano.
Devo avvisarlo che qualcuno è entrato in casa...
<< Jonathan..>> dico toccandomi la testa per cercare di fermare il dolore alla testa.
Con gli occhi osservo il terreno, notando che siamo su del terriccio pieno di sassi e rami. Le braccia di Jonathan mi afferrano dal bacino, facendomi scendere da lui.
Il mio sedere appoggia su qualcosa di freddo e spigoloso. Guardo subito dove mi ha fatta sedete, per poi notare un masso sporco di muschio e umido. Riporto lo sguardo sulla figura di Jonathan, notando che continua a guardare la strada, come se stesse aspettando l'arrivo di qualcuno.
<< Jonathan..c'era un tizio..>> inizio ad avvisarlo, ma mi blocca subito.
<< Ci ho già pensato.>> risponde subito.
Mi irrigidisco leggermente, pensando a come ci ha già pensato lui.
<< Ma che è successo?>> domando per saperne di più. Noto subito che Jonathan alza gli occhi al cielo.
<< Ci hanno attaccato.>> dice girandosi verso di me finalmente.
I suoi occhi con questa nebbia e con questo grigio che ci circonda, sembrano come una luce che ci illumina intorno.
Aspetta, cosa?!
<< C-Cosa? Dobbiamo avvisare mio padre!>> dico alzandomi di colpo dal masso e perdendo un po' l'equilibrio e tornando seduta sul masso. A quanto pare, qualsiasi cosa mi abbia messo nell'organismo quell'uomo è ancora nelle mie vene.
<< Quando saremo al sicuro.>> mi dice, tornando a guardare la strada.
Ma è forse scemo?! Mio padre potrebbe aiutarci subito!
<<No, ora!>> quasi grido.
<< Che cazzo ti gridi?! Chiudi quella bocca se non vuoi attirare l'attenzione di quelli che ci stanno inseguendo!>> sbotta contro di me, facendomi abbassare la testa. Riusciremo mai ad andare d'accordo?
Riusciremo mai a fare una conversazione normale, senza attaccarci ogni volta?
Torno a guardare Jonathan, ma una chiazza rossa attira la mia attenzione. << Oddio..>> dico fissandogli la maglietta.
<< Che c'è ora?!>> borbotta.
Si può che non riesce a sentire dolore? Non si è reso conto che è stato colpito?
<< Sanguini..>> dico alzandomi piano e andando verso di lui, ma lui indietreggia come se non volesse essere toccato.
<< Stai ferma.>> dice subito, finché dei fari di una macchina in lontananza non illuminano il buoi che sta calando intorno a noi.
Jonathan si mette una mano sulla ferita, cercando di coprirla e nel frattempo estrae la pistola dal retro dei pantaloni.
<< Che stai facendo?>> chiedo raggiungendolo.
<< Devo prendere la macchina.>> il suo tono di ovvietà mi irrita parecchio.
<< Non così!>> sbraito. Non si può sempre risolvere tutto uccidendo la gente.
<< Lascia fare a me.>> aggiungo.
<< Te lo scordi! >> la rimprovero.
Jonathan allunga un braccio verso il vuoto, iniziando a fare l'autostop.
La macchina si ferma subito, mostrando una coppia anziana davvero graziosa.
<< Jonathan..>> dico a bassa voce, cercando di farlo ragionare. Non voglio che faccia del male a delle persone innocenti, soprattutto per prendere una fottuta macchina.
<< No.>> mi zittisce.
La vecchietta abbassa il finestrino, mostrando un dolce sorriso.
<< Ragazzi, che ci fate fuori a quest'ora?>> ci chiede.
<< Vede..>> inizia a dire Jonathan, tirando fuori di poco la pistola.
<< Ci siamo allontanati troppo dal nostro motel e ora ci siamo persi..>> subentro io notando, con la coda dell'occhio, che Jonathan ha serrato le labbra in una linea sottile.

BAD LIES #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora