23.

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Ho un passato, ma io non vivo più .

Osservo le flebili e calde luci dell'alba che illuminano il soffitto della camera, mentre con i piedi scalcio via la coperta che ricopre il mio corpo bollente.
Come ogni notte non sono riuscita a chiudere occhi a causa di tutte queste domande che mi frullano nella testa, senza una dannata risposta.

Non chiedo tanto dalla vita, ma avrei davvero preferito una vita normale, una vita come una teenager normale.
Invece, mi ritrovo a vivere in un mondo pieno di segreti, bugie, continui flashback.
Avrei desiderato avere uan famiglia normale, una mamma premurosa che mi preparasse la colazione al mattino, una mamma con cui fare dello shopping sfrenato e un papá geloso della propria bambina, quel genere di papá che vorrebbe essere l'unico uomo della tua vita.

Magari i miei genitori erano così, magari erano i migliori del mondo.
Peccato che io non ricordi nulla di tutto ciò, nulla della mi vita passata a parte il fatto che mio padre mi addestrasse per diventare una specie di spia in grado di auto-difendersi, di soffrire qualsiasi tortura e di saper sparare. Proprio una cosa da tutti i giorni..

Sbuffo sbattendo le mani sul letto, mettendomi sul lato destro e fissando quel letto matrimoniale vuoto.
Solo ora mi viene in mente Jonathan e solo ora mi ricordo di non averlo più visto dopo ieri, dopo che si era fatto la doccia.
E solo ora mi viene in mente che lui non dorme mai, mai e mi chiedo come fa a reggere.

La maniglia della porta si abbassa e istintivamente chiudo gli occhi.
L'odore di Jonathan mi arriva fino alle narici, causandomi un leggero brivido che percorre il mio corpo ancora caldo e sono sicura che uno strato di pelle d'oca è visibile sulla mia pelle.

I suoi passi sono leggeri, quasi inudibili. L'unico rumore udibile è il mio respiro leggermente accelerato per la presenza di Jonathan, perché è così..è sempre così.
Lui mi provoca il respiro accelerato, lui mi fa perdere dei battiti, lui mi fa sentire certi bisogni. E  io non posso più far finta di nulla, so che Jonathan non mi è indifferente.

Socchiudo appena gli occhi, adocchiando subito la sua figura.
Osservo come le sue spalle si contraggono mentre si sfila la maglia nera, mettendo in mostra tutti quei tatuaggi che a vederli così sembrano senza significato, ma che in realtà hanno una storia dietro, una lunga storia. E penso che lui si sia tatuato tutta la storia della sua vita sul suo corpo.

I miei occhi viaggiano sul suo corpo come se stessi esplorando una carta geografica, sperando di trovare quella meta che tanto desidero. Ma quando i miei occhi finiscono sulla donna tatuata sulla sua schiena, le mie dita corro verso di lei, come se desiderassero toccare quel disegno, quella pelle e scoprire fin dove arriva.

Le mie dita partono dalla sua scapola sinistra, raggiungendo la sua spina dorsale e percorrendola tutta con un movimento lento e delicato, come se stessi toccando un vaso di cristallo fragilissimo.
Piano piano sento la della di Jonathan diventare più ruvida. Esercito un po' più di pressione con le dita, arrivando all'orlo dei suoi pantaloni, godendomi la sua pelle d'oca.

<< I tatuaggi non ti coprono la pelle d'oca.>> quella frase esce dalla mia bocca in un tono flebile e poco udibile.

<< Non ho la pelle d'oca.>> ribatte.

<< Oh, si che ce l'hai ed è stupenda.>> il modo in cui quei piccoli puntini si alzano e si fanno intravedere in tutto quel inchiostro, mi fa dannatamente impazzire.

<< Basta.>> quella parola rimbomba nella mia testa, facendomi uscire dal mio stato catatonico in cui mi trovavo. Guardo per l'ultima volta la sua schiena, cercando di ricordarmi quando mi fossi alzata dal letto per toccare il suo corpo.

BAD LIES #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora