15.

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Sei bella, ma sei persa.

Quando ero piccola ho sempre fantasticato sulla mia vita, su quello che un giorno sarei diventata. Mi ricordo benissimo che ogni mattina mi svegliavo piena di energia, un'energia con la quale avrei spaccato tutto, con la quale avrei raggiunto i miei obiettivi.
Avrei tanto voluto diventare una maestra, insegnare ai più piccoli la bellezza che il mondo ci aveva regalato. Poi cambiai idea, perché crescendo cambi, cambi modo di vedere il modo e le cose. Volevo diventare una cantante, ma non ero per nulla brava nonostante Oliver mi avesse preso un'insegnante privata di canto. Semplicemente non ero portata, la mia voce assomigliava a quella di un uccello mentre si soffocava. Cambiai ancora idea crescendo. Avevo deciso. Volevo diventare un dottore, salvare le vite, essere fiera di non aver fatto morire nessuno, di aver salvato una persona e che quest'ultima sarebbe tornata a casa dalla sua famiglia sana e salva, ma non avevo il fegato di guardare all'interno di un corpo umano, di vedere tutto quel sangue. Era già tanto che non svenissi quando mi sbucciavo un ginocchio da piccola.

Ancora oggi non so cosa voglio fare nella vita, ma di una cosa sono certa. Voglio essere utile per qualcuno, voglio aiutare le persone, ma finché sono così non andrò da nessuna parte.
Cammino silenziosamente sul pavimento della sala, cercando di non svegliare Kevin e Camille. Mi avvicino alla portafinestra della sala, appoggiando una mano sul vetro freddo. Il contatto con questo mi fa arrivare un piccolo brivido in tutto il corpo. Quanto vorrei uscire da qui, da questa casa. Quanto vorrei sprofondare i piedi nella sabbia e guardare il tramonto.

Troppi vorrei.

Mi mordo il labbro per la frustrazione. Giro la testa verso il divano, notando che solo Kevin sta dormendo. Camille non c'è...
Vado verso il divano, afferrando una felpa grigia posta sullo schienale del divano. La infilo sopra la mia canotta aderente, notando che mi arriva a metà coscia, coprendo il pantaloncino del pigiama. Un sorriso scappa dalle mie labbra nel notare quando sia grande questa felpa. Sfilo i miei capelli dal suo interno, facendolo ricadere lungo la mia schiena.
<< Fanculo. Non mi interessa delle conseguenze..>> dico a bassa voce, allungando una mano verso la maniglia della porta finestra, spostandola verso destra piano per evitare di svegliare Kevin.

Una folata di vento freddo mi colpisce in faccia, facendomi portare istintivamente le mani all'interno delle tasche della felpa. Mi giro un'ultima volta verso Kevin, sorridendo sollevata per non averlo svegliato.
Butto fuori un po' di aria dai polmoni, appoggiando cautamente il piede destro nella soffice sabbia della spiaggia di Rio De Janeiro. Appoggio anche l'altro piede, beandomi della freschezza della sabbia di primo mattino, mentre il dolce vento mi colpisce i capelli scoprendomi tutti il viso.
Inizio a camminare verso la battigia, assaporando bene questo piccolo momento che mi sono creata da sola. Non potrei mai dimenticarmi questo momento. I gabbiani che volano sopra l'acqua calma e colorata dai colori caldi dell'alba, i miei piedi che arrivano a toccare la sabbia bagnata e subito dopo l'acqua fredda del mare, il vento che odora di sale. È tutto perfetto e io, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sento bene.
Tolgo le mani dalle tasche, per poi alzare leggermente la felpe e infilare  una mano nella tasca dei pantaloncini.

La mia mano destra impugna subito l'oggetto, stringendolo forte nella mia mano, almeno finché le mie nocche non diventano bianche per la troppa forza che sto esercitando.
Alzo lo sguardo vera l'orizzonte, schiudendo appena le labbra.
<< Da oggi cambierò..>> mi ripeto a me stessa, perché me lo devo.
Apro il pugno, guardando per l'ultima volta quella bustina trasparente. Quella polvere bianca che mi ha cambiato la vita, che me l'ha distrutta.
<< È tutta colpa mia..>> la guardo con riluttanza, per poi richiudere il pugno.
<< ...ma posso ancora cambiare.>> porto la mano all'altezza della mia testa e carico tutta la mia forza nel lancio. La bustina tocca la superficie dell'acqua, per poi affondare piano piano.
<< Che ci fai qui fuori?>> la voce di Kevin mi fa raddrizzare sul posto, facendomi portare una mano sul cuore.
<< Cazzo Kevin, mi hai spaventata..>> dico chiudendo gli occhi e buttando fuori un sospiro. La sua risata mi fa riaprire gli occhi.
<< Non fa ridere.>> cerco di sembrare seria, ma più ascolto la sua risata, più le mie parole non sembrano veritiere.
<< Oh, invece si. Dovevi vedere la tua..la tua faccia..>> dice ridendo ancora per poi sedersi sulla battigia.
<< È bagnata la sabbia..>> lo avviso, spostandomi una ciocca di capelli da davanti gli occhi.
<< E allora? Se mi sporco, vorrà dire che dopo mi cambierò.>> dice reggendosi sulle braccia, mentre porta le sue lunghe gambe distese davanti a sé.

BAD LIES #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora