|Prologo|

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Era così contenta quel giorno. La bella bambina dagli occhi verde smeraldo non riusciva a staccare lo sguardo dal suo riflesso.

Annabelle, la sua parrucchiera, si era davvero impegnata per farle quei boccoli che le piacevano tanto, ed erano così perfetti che non riusciva a cancellare il sorriso dal suo volto.

Oggi era il compleanno della mamma, e finalmente avrebbe potuto regalarle il disegno che aveva finito solo poche ore prima, circondando il tutto con i suoi glitter preferiti.

Era un'occasione speciale. Gli invitati erano già andati via, e finalmente sarebbero state da sole. Solo loro due.

Ormai non sapeva più come comportarsi con il padre. Era strano. Non riusciva a capirlo. Lo vedeva uscire spesso, tornare a casa mal messo, ma almeno le urla erano cessate da un paio di giorni.

La sua cameretta color glicine, quelle mura così famigliare adornate da post e fotografie colorate, non riuscivano a non lasciar passare il rumore dei litigi incessanti tra i genitori.

Eppure lei non lo capiva. La mamma continuava a ripetergli la storia della fuga dei due giovani innamorati persi, eppure l'amore non doveva essere felice e privo di tali orrori?

Cominciava seriamente a dubitare che quella fosse la loro storia, ma non era il momento di questo.

Afferrò il foglio con il disegno e con un balzo felino si fiondò giù per le scale, tra le braccia di sua madre.

<< Mamma! >>
Il sorriso della donna era stanco, in quel periodo lavorava parecchio, ma per quanto cercasse di convincersi del contrario, Kelshea sapeva bene che non era tutta solo una questione di lavoro.

Le consegnò con delicatezza il foglio con l'intreccio dei colori più belli su di esso, e la giovane donna non poté fare a meno di accarezzare la testolina della sua dolce creatura che continuava a guardarla con occhi carichi di aspettativa.

Sorrise ancora, questa volta un sorriso caloroso, e pose un bacio sulla fronte della bambina che rafforzò la presa delle esili braccia, per quanto le fosse consentito.

Ma Kelshea sapeva che qualcosa non andava.

Aveva appena sentito una macchina parcheggiarsi e la madre di era irrigidita di colpo.

Suo padre.

La donna era combattuta. Non voleva mettere la sua bambina in mezzo alla questione, ma non voleva neanche che questa assistesse al litigio.

Così a malincuore si staccò dall'abbraccio, prese fra le mani il viso delicato di sua figlia e le rivolse una muta richiesta con lo sguardo cristallino.

La povera e ingenua bambina, capì al volo la sua richiesta.

Doveva andare in camera sua.
Quindi altre urla sarebbero presto divampate in casa, come fuoco pronto a bruciare tutto.

Sapeva che doveva acconsentire, non voleva che sua madre avesse altre preoccupazioni, e così si rintanò in camera sua accompagnata dallo sbattere della porta.

Agli insulti di lui, seguivano quelli di lei, poi oggetti rotti e continue urla di disprezzo da parte di entrambi.

Tradimenti, bugie e litigi, questo accompagnava le notti della povera Kelshea, accoccolata in un angolo del letto con il suo spike, un orsetto vinto ad una fiera in una lontana cittadina vicino Londra un anno fa.

Suo padre era stato costretto ad andarci per lavoro, e aveva portato con se il litigio.

A parte Spike non ricordava molto, se non il silenzio che accompagnava la notte all'ora di andare a letto.

Molte domande gli erano frullate in testa al tempo, ma solo ora capiva che quello che la mamma gli aveva sempre detto era falso.

La storia dei due giovani innamorati non aveva un suo "lieto fine". Semmai alla fine una "lieta rottura" che avrebbe fatto cessate il tutto.

Così, dopo essersi asciugata una lacrima solitaria, si mise sotto le coperte, e si tappo le orecchie con le piccole manine nel disperato tentativo di trovare il silenzio che gli era stato negato da due anni a questa parte.

Be fast {-DoNotFallInLove-}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora