|Capitolo 19|

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"Rare sono le persone che usano la mente.
Poche coloro che usano il cuore.
E uniche coloro che usano entrambe"

<< Si mamma è tutto okay stai tranquilla. Sei partita poche ore fa >> sorrido mentre rassicuro mia madre sulle mie paure.

È sempre stata così, ogni congresso che affrontava per lei era un bivio fra due scelte, lasciarmi sola o stare con me. L'ho sempre rassicurata sul fatto di non preoccuparsi, ma niente da fare, deve sentirmi almeno due volte al giorno per riuscire a tranquillizzarsi e impegnarsi.

<< Ricordati solo che i soldi di riserva sono nella credenza, se ne hai bisogno di altri c'è la carta, ricordati di non fare tardi e soprattutto... >>

<< Mamma - la interrompo ridendo - starò bene. Ora vai >> rispondo cercando di rassicurarla.

Pare funzionare. Un sospiro per poi congedarmi con un ciao caloroso.

Gettandomi pigramente sul letto, inizio a sfogliare e navigare su Internet in cerca di un luogo da poter visitare.

Aaron rimase nonostante tutto una costante nei miei pensieri, e dato che Isabel dovrebbe essere parecchio occupata in questo momento, opto per High Park, ciò che fa al caso mio per dimenticarmi un po' della città.

Soddisfatta, raccolgo telefono, cuffie e un po' di spiccioli, per poi dirigersi verso la metro, che mi porterà in mezzo alla tranquillità.

E come già previsto dalle immagine ricercate precedentemente sul parco in questione, rimango affascinata dalla bellezza suggestiva del parco che sfoggia tutta la sua flora in 161 ettari.

Per poterlo vedere interamente, la biglietteria per un trenino rosso si erge alle mie spalle, ma non ho intenzione di mescolarmi insieme ai turisti. Ho intenzione di fare quattro passi per liberare la mente.

E così, con la musica nelle orecchie al massimo volume grazie alle mie care amiche cuffie, mi incammino attraverso la fitta vegetazione evitando accuratamente sentieri e strade organizzate.

Per un attimo voglio perdermi in questa bellezza travolgente senza aver a che fare con gli esseri umani. Ma solo inseguita da qualche scoiattolo in cerca di noci da sgranocchiare.

Non so per quanto vado avanti così, perdendomi in note pop, country, rock e chi più ne ha più ne metta.

So solo che i miei piedi implorano pietà e che Simon, un chipmunk che mi ricorda terribilmente il film di quei tre roditori canterini, in particolare quello con gli occhiali (ecco il motivo della scelta del nome), non la smette di pregarmi di dargli qualcosa da mangiare.

Mi accascio contro un albero, ormai distrutta, con Simon davanti a me, e mi tolgo le cuffie per donare pietà anche alle mie povere orecchie.

<< Accidenti... >> sussurro. Mi porto una mano alla fronte. Scotta. Dannazione, oggi il sole è più forte di quanto pensassi e non credo sia una buona idea restare altro tempo qui sotto col rischio di prendermi definitivamente un colpo di calore.

Ecco, forse l'unica, piccola cosa negativa di Toronto è il clima non equilibrato.

Estati estremamente calde, inverni gelidi.

Dopo essere riuscita a fare una carezza a Simon in segno di saluto, recupero le mie cose ed inizio ad avviarmi sulla strada del ritorno.

<< Ehi! >> qualcuno mi chiama alle mie spalle.

Mi giro trovando di fronte a me due familiari occhi color nocciola, e un sorriso caloroso stampato sul volto del ragazzo familiare.

Dove cavolo l'ho già visto?!

<< Allora, ti sei ripresa dalla festa? >> mi domanda curioso, continuando ad osservarmi.

Festa? La festa!

La stessa in cui Aaron mi ha trascinata via per poi portarmi a casa sua.

Ora mi ricordo. Jack. Il ragazzo della libreria e con cui stavo parlando prima dell'arrivo di Aaron.

<< Ciao Jack... si diciamo di sì >> sorrido di rimando.

Il suo sorriso si allarga mentre si porta una mano sul viso nel tentativo di coprirsi dal sole. Nel movimento, i muscoli delle braccia guizzano esponendosi, e mi ritrovo a fare un paragone con il petto marmoreo di Aaron.

Non ora, accidenti.

<< Allora, ragazza misteriosa, devo ancora chiamarti così o puoi dirmi il tuo nome, dato che ti ricordi il mio? >>

Mi chiede ed io arrossisco leggermente sotto il suo sguardo fisso e curioso, mentre attende una mia risposta.

<< Kelshea, Kelshea Costela >>

Gli rispondo, e lui, sorridendo, inizia a incamminarsi superandomi di qualche passo, per poi girarsi verso di me.

<< Allora, signorina Costela, mi permette di riaccompagnarla sino alla sua abitazione mentre tento di instaurare una conversazione su di lei in modo da ascoltare la sua voce melodiosa? >> domanda mentre io arrossisco di botto, provocando in lui una leggera risata.

Non paragonabile a quella di Aaron.

Mi insulto mentalmente per poi dedicare la mia intera attenzione a Jack, che attende una mia risposta. Perché no?

<< Ti prego, accetto solo se mi chiami Kelshea e mi dai del tu. Oh, e se parli come me, ossia un comune mortale >>

Il suo sorriso si allarga ancora di più mettendo in mostra una fila di denti bianchissimi, poi mi porge la sua mano.

Per tutto il tempo non facciamo altro che chiacchierare delle nostre vite in generale, e di qualche aneddoto riguardante hobby e passato.

Ho scoperto il suo cognome, Davis, che ha 23 anni e che suo padre è un imprenditore, mentre sua madre adora il suo lavoro da cardiochirurgo. Si troverebbe d'accordo con la mia, ora che ci penso.

Jack si è rivelato un perfetto gentleman, ascoltando tutto ciò che avevo da dire, offrendomi un gelato ed aprendomi le portiere della sua auto elegante, per poi riaccompagnarmi fino al portone di casa.

<< Sono stato davvero bene con te, mi piacerebbe rivederti >> sussurra, i suoi occhi nocciola nello smeraldo dei miei.

Sorrido e prendo dalla tasca posteriore il mio telefono, consegnandolo.

Armeggia con esso fin quando non avverto un bip, segno che si è inviato un messaggio col mio numero. Poi mi riconsegna il tutto sorridendo e posandomi un leggero bacio sulla guancia.

Entrata in casa, le mie emozione, che prima sono riuscita a tenere sotto controllo, si manifestano in tutta la loro potenza, facendo per lo più paragoni tra Jack e Aaron. Mi manca, questo non posso negarlo, e mi piacerebbe sapere perché ha così paura di accettarmi nella sua vita dopo che lui ha praticamente conquistato un posto stabile nel mio cuore.

Il tocco leggero di Jack, mentre camminavamo nel parco, mi ha provocato per lo più un senso di affetto, non la tempesta di sentimenti ignoti che seguono il tocco del mio principe giada.

Il mio principe giada.

Sospiro. Oggi non ho intenzione di passare la notte da sola, chiusa nei miei pensieri.

E poi, credo che Isa abbia molto da raccontarmi.





#SpazioAutrice
Beh? Che ne pensate dell'incontro tra Jack e Kelshea? Finalmente, ho trovato un buon pretesto per farli conoscere. Ma si sa, conoscere nuove persone, non porta sempre a qualcosa di buono.

Bye <3

Be fast {-DoNotFallInLove-}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora