|Capitolo 11|

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"La bellezza di un sorriso è mescolare in giuste proporzioni il finito e l'infinito... "

Aaron Myers.

Suona così bene su di lui. Non che se fosse stato un altro probabilmente non sarebbe stato bene su di lui.

Rimango incantata a fissarlo, riflettendo ancora una volta sul suono del suo nome, sino a quando una lieve risata non raggiunge le mie orecchie.

Solo allora mi riprendo e, notando lo sguardo divertito di Aaron su di me, mi rimprovero mentalmente ricordandomi di non dover incantarmi ogni volta che qualcosa ha a che fare con lui.

Arrossisco colta in flagrante mentre faccio saettare il mio sguardo in qualunque punto che non siano quei maledetti occhi color giada.

<< E il tuo? >>

Lo guardo confusa per un attimo.

<< Cognome. >> ridacchia leggermente facendomi quasi diventare viola.

Perché questo ragazzo mi rende terribilmente sensibile?

<< Costela. Kelshea Costela. >>
<< Non é americano o canadese. Di dove sei? >>

Si sporge verso di me con fare curioso mentre continua a fissarmi con quegli occhi magnetici che ora sono ancora più chiari.

Non so se dovrei lasciarmi andare e fidarmi di lui, ma continua a guardarmi come un bambino alle prese con qualcosa di nuovo, mai visto.

Possibile sia tanto curioso di sapere la mia storia?

<< Mio padre era brasiliano, mentre io sono di Filadelfia >>
rispondo scrollando leggermente le spalle.

È sul punto di chiedermi qualcos'altro, ma io lo interrompo immediatamente. Non credo sia il momento di raccontargli la mia storia.

<< Tocca a me. Colore preferito? >> rispondo ricambiando il suo sguardo curioso di poco prima.

Mi sorride furbo per poi guardarmi attentamente

<< Verde smeraldo. >> il suo sguardo fisso nei miei occhi del colore appena pronunciato.

Inutile dire che anche stavolta il mio viso può essere paragonato a quello di un pomodoro.

<< E-e p-perché proprio q-quello? >> trovo il coraggio di chiedere non riuscendo a guardarlo.

Due dita sollevano il mio viso e mi costringono ad incatenare i nostri sguardi.

<< Per due motivi sostanzialmente. Uno, era il colore preferito di mia madre. Due, beh puoi immaginarlo >> continua scrutando il mio volto.

Sussulto leggermente, non per L'allusione ai miei occhi, bensì per quell'ora riferito a sua madre.

Passato?

Scaccio via i pensieri, mentre porto lo sguardo sulla cavità nel soffitto della grotta.

Scatto in piedi alla vista del cielo notturno ormai sulle nostre teste.

<< Oddio Aaron è tardissimo. Dobbiamo andare! >> strillo.

Mia madre mi ucciderà.

Controllo il telefono. Scarico.

Si, mia madre mi ucciderà.

Dire che sono agitata e dire poco, poiché afferro la mano di Aaron per condurlo fuori dalla cavità, per poi attraversare la vegetazione che contorna l'isola fino alla barca.

Be fast {-DoNotFallInLove-}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora