|Capitolo 14|

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"È sapere di essere amati la vera gioia di ogni risveglio"

<< oh mio Dio >> mugolo in preda al dolore.

Un forte martellare alla testa prende il sopravvento sui miei sensi, e una luce accecante mi investe non appena cerco di aprire gli occhi.

Le mie mani riconoscono lenzuola di seta e...

Apro gli occhi di scatto e cerco di alzarmi, ma una potente fitta alla testa mi costringere a tornare distesa.

Io non possiedo lenzuola di seta.

Poche immagini sbiadite fanno capolino nella mia testa, mentre cerco disperatamente di capire dove mi trovo.

<< Non agitarti hoola >>.

La sua voce.

Mi giro lentamente verso di lui per evitare un altra fitta alla testa per poi mettere a fuoco la sua figura.

Sulla destra del letto, su una poltrona dalle particolari decorazioni di un grigio chiaro sfumato, ecco che appare la figura slanciata di Aaron che si mostra a me a petto nudo.

I suoi occhi color giada non lasciano il mio viso mentre io non posso fare a meno di staccare gli occhi da quel corpo perfetto che continua ad infestare la mia mente, studio con attenzione ogni muscolo e ogni addominale, insieme a tutte le contrazioni dettate dai suoi movimenti.

Quando porta le braccia in alto per stiracchiarsi, sicuramente dopo aver mantenuto la stessa posizione a lungo, quasi svengo, affascinata da lui.

Quando trovo il coraggio di abbandonare il suo corpo in mostra, alzo lo sguardo sul suo viso, adornato da un sorrisetto di chi la sa lunga.

Perfetto. Beccata.

<< Emh... cosa ci faccio qui? Ma soprattutto, dove sono? >>

Domando, non solo per la curiosità ma anche per sviare il presunto argomento "mi stavi sbavando dietro".

<< Tranquilla hoola, non sei felice di essere con me? >>

Domanda accompagnando il tutto da un'espressione innocente, e anche conoscendolo da poco, direi che di innocente non ha proprio nulla.

Ma prima che possa assimilare la sua risposta, le parole scivolano dalla bocca prima che possa fermarle.

<< perché continui a chiamarmi hoola? >>.

Scrolla le spalle, ma non risponde.

Si alza lentamente dalla poltrona per poi dirigersi verso la porta.

<< Siamo a casa mia Kelshea, non sapevo dove portarti dato che ti sei categoricamente rifiutata di darmi le chiavi una volta arrivate al tuo albergo.
Il bagno è la porta qui di fronte, datti una rinfrescata e poi raggiungimi fuori, in macchina. Ti riporto a casa. E per quanto riguarda tua madre, le ho mandato un messaggio dicendo che dormivi con la tua amica. >>

Detto questo, sparisce dietro la porta, lasciandomi ancora pensierosa mentre analizzo ogni parola pronunciata dalle sue labbra.

Mia madre

<< Merda >> impreco frugando per la stanza alla ricerca del cellulare e, una volta individuato sul comodino, tirò un sospiro di sollievo nel non notare alcuna chiamata persa da mia madre.

Le dieci chiamate perse che si illuminano sul dispositivo, sono tutte di Isa e alcuni suoi messaggi compaiono davanti ai miei occhi.

Per lo più, sono imprecazioni e domande sulla mia salite, alle rispondo velocemente dicendogli che le avrei raccontato tutto al lavoro.

Be fast {-DoNotFallInLove-}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora