Un nuovo nonno

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Respira, Zack.
Respira profondamente.
Stringi il cuscino tra le braccia, strappalo un altro po'... e respira. Magari fallo senza pensare ad Ana, a tuo fratello, a Drew... Dannazione!
Getto il cuscino a terra, mi alzo dalla poltrona e cammino avanti e indietro per la stanza ignorando mia sorella che continua a dirmi di calmarmi. Non le do un pugno solo perché si tratta di Claire. Capite bene che Luke non può nemmeno permettersi di proferire parola perché se sono qui è colpa solo ed esclusivamente sua. Perché ha perso i sensi? Perché Drew non si riprende? Le due cose sono sicuramente collegate ed io non posso starmene qui a strappare cuscini.
«Zack?» mi chiama Drew che apre gli occhi solo per me. Non gli rispondo. «Non fare avanti e indietro davanti a me. Mi fai girare la testa. Su siediti.»
«No.»
«Fammi contento.»
«Drew, per favore.»
«È così che tratti i tuoi migliori amici bloccati a letto, deboli e infreddoliti? Oh, che crudele!» finge lui con fare teatrale. «Sono solo un povero sogno intrappolato in questo letto dopo essere stato aggredito da una bestia orribile.»
«Isaac?»
«No, in realtà intendevo il cene, Pepe.»
«Si dice cane.»
«Vedi?! Il terrore mi ha perfino annebbiato la mente. Oh povero me!» ammetto che una risatina mi scappa.
«Cosa vuoi per stare zitto?» chiedo avvicinandomi al letto.
«Beh, visto che me lo chiedi, una focaccia e... scherzi a parte, rilassati, amico. Siediti ,insulta Luke, quel che vuoi, ma fermati. Per la testa non fingevo mica» sbuffo arreso non appena rientra in camera mia sorella Claire con Luke, li ignoro e mi concentro sulle mie mani dalle nocche incrostate. Ho preso a pugni la porta dell'ascensore , e ancora prima alla pista di pattinaggio mi sono procurato qualche ferita quando Ana è fuggita. Adesso lei ha perso i sensi proprio sotto i miei occhi ed io sono qui a contare le mie ferite.
«Non ce la faccio.» sussurro confessando.
«Devi resistere. Almeno fino a stasera.» mi risponde Drew ancora più piano.
«Drew come cavolo faccio, me lo spieghi?»
«Zack, è con sua madre. Starà bene, vedrai.»
«E se lei non fosse in grado di proteggerla?»
«La protegge da quando é nata,lo farà anche adesso. Per lo meno lo farà di giorno. Quella signora sarà pure rompi scatole e, diciamocelo, anche un po' inquietante, ma è pur sempre in gamba, intelligente e una madre. Come tale difende sua figlia.»
«È sua madre adottiva e ti ricordo che non sempre le madri agiscono per i propri figli, soprattutto in momenti difficili. A volte siamo noi che dobbiamo agire per difenderle.» Un cuscino mi colpisce dritto in faccia e per poco non fa cadere una lampada. Claire mi guarda furiosa e con i pugni stretti lungo i fianchi.
«Non osare mettere in mezzo la depressione della mamma. Non ti azzardare.» perché non ho continuato a sussurrare?
«La stai nominando tu adesso.»
«Ti riferivi chiaramente a questo.»
«Claire...»
«Sul serio credi che la mamma non rischierebbe la vita per noi? Credi che una stupida paura la possa fermare dall'amarci? L'accusi di una cosa del genere?»
«Non la sto accusando, Claire, ma è un dato di fatto. A volte le madri non sanno da cosa proteggere i figli e non riescono a reagire. Nostra madre ne è stata esempio ,purtroppo. »
«Smettila! Ti rendi conto di cosa hai tirato in ballo?! Nostra madre ha perso suo marito e tutti noi un padre, nessuno ti ha chiesto di sostituirlo né di addossarti un tale peso!»
«Cosa?!» mi alzo furioso. «Mi prendi in giro?!Cosa ci aspettava Claire se non avessi fatto rialzare la mamma, eh?! Per due settimane io facevo tutto quello che avrebbe dovuto fare lei. Col cuore , ma lo facevo. E lo rifarei, ma non dirmi adesso che non me l'ha chiesto nessuno. Ne avevamo busogno.»
«Lo dici tu!»
«Ma sri impazzita?! Che diamine dici, te ne rendi conto?!Chi avrebbe lavorato la notte dalla signora Stella per i soldi, tu o Caleb? La mamma che non si muoveva dal letto?Io le ho trovato il lavoro, io la spingevo a cucinare!»
«Io invece stavo ad abbracciare nostro fratello minore ma tu non ci hai mai pensato, giusto?!» la sua accusa mi fa più male di tutti i colpi ricevuti dalle ombre.
«Non è vero. Sai benissimo che non è così.» ringhio a denti stretti.
«Allora perché non lo chiami con quello stupido aggeggio?! Perché non lo hai ancora fatto?! Perché anziché pensare ad un'umana non pensi a tuo fratello?!» sbotta in lacrime. In preda ad una crisi, afferro il comunicatore dalla mia tasca ,lo lancio sul letto ai piedi di Drew con foga.
«Ci ho provato! Ci ho provato milioni di volte!Non funziona quel maledetto coso! Caleb non risponde! Non so cosa diamine sia successo a mio fratello! Prova tu! Magari se vede la sorella buona risponde, giusto?! È normale il fratello maggiore è un rompiscatole combinaguai e basta! Sapete che c'è?! È colpa mia se siete nei casini, allora rimanete qui, senza di me. Attirerò meno guai!»
«Zack!» sbatto la porta dietro le mie spalle e scappo dall'uscita di emergenza.Nessuno mi ha chiesto nemmeno di difendere l'incubo che mi prende per i fondelli da una vita,giusto? Bene, allora da adesso in poi ne faccio a meno. E lo faccio volentieri. Scavalco la ringhiera per fare più in fretta e prima di arrivare alla reception ricordo che, in teoria, non ci dovrebbe essere nessuno nella nostra camera secondo i proprietari. In pratica abbiamo utilizzato il trucchetto dell'invisibilità non appena i poliziotti hanno ispezionato ogni camera. Già,uno dei momenti più belli della mia vita. Adesso non ho un sogno al mio fianco per non farmi vedere, né Ana che sa come comportarsi in presenza degli esseri umani. Sono solo io. Alla fin fine i proprietari non sanno mica che aspetto abbiano i ricercati dalla polizia, non sanno proprio nulla, quindi basta trovare trovare una finestra e via, sono fuori. A prescindere da questo, tuttavia, è bene non dare troppo nell'occhio. Capite bene bene che uscire dall'ingresso sarebbe sconveniente perché dovrei salutare e far finta di stare qui da ieri notte, un responsabile mi chiederebbe soldi, documenti... quanto sono belle le finestre, a volte. Cambio quindi rotta e mi dirigo in una delle camere riservata agli inservienti, aspetto che si svuoti e ,non appena chiusa a chiave e lasciata sola soletta ,esco allo scoperto. Sfrutto i miei poteri per rompere la serratura e aprire, scoprendo di aver appena effettuato il mio ingresso nell'ufficio di questo posto. Trovo la finestra, la apro ed esco con un balzo atterrando poi sulla neve. Non faccio nemmeno caso a come questa mi congeli le caviglie e cammino spaesato per le strade con la voglia di perdermi e non tornare più, di mandare tutto a quel paese e smetterla di resistere. Incrocio le braccia al petto, le poche persone che ci sono in giro mi criticano ad alta voce per come sia vestito leggero, qualcuno mi strattona e non posso fare a meno di odiare ancora di più questa situazione per come ha cambiato profondamente gli umani che tanto ammiro. Non hanno poteri magici, lucciole, né il caldo piacevole tutto l'anno. Hanno loro stessi, la realtà monotona, l'inverno gelido, l'estate torrida e l'inconsapevolezza che oltre al loro mondo ne esistono tanti altri che, paradossalmente , derivano proprio dal luogo in cui spendono la loro vita. Per me é atato frustrante non sapere di essere puro, figuriamoci come si ci deve sentire a scoprire di un altro mondo Ana ha dovuto subirlo e questo solo a causa mia e della mia boccaccia che avrebbe fatto meglio a stare chiusa.
La rabbia é scivolata via da un pó,ormai. Non so dove sto andando ed inizio a pensare di aver fatto una stupidagine per le dita delle mani che non sento più dal freddo. Un giornale mi arriva sotto i piedi e parla di rivolte, rabbia... cosa diamine devo fare per risolvere questa situazione? D'accordo, sono il prescelto, ma non vuol dire che tutto mi viene reso facile. Sapete bene che è così. Sarò pure ripetitivo, ma vorrei mio padre qui con tutto me stesso, lui mi ha sempre guidato in ogni campo. Certo, eccetto per l'aspetto dell'essere incubo, eppure scommetterei la vita che anche per questo sarebbe stato in grado di essere la mia guida. Abbasso il giornale sospirando ed ecco che mi ritrovo davanti ad un cancello a barre nere aperto da un lato. La segnaletica indica che mi trovo davanti ad un cimitero. Di bene in meglio. Che il mio corpo sia pronto a farsi ammazzare e a finire in questo posto anche quando non penso a dove vado? Può darsi. Guardo la squadra che ho percorso dietro di me e sospiro stanco, osservando il fiato condensare mentre dei fiocchi di neve mi bagnano il viso. Mi fanno pensare ad Ana. La vedo cadere a terra senza forze , da sola, nell'asfalto gelido ed io ero chiuso nell'ascensore picchiare Luke invece che lì con lei. No,non sono bravo a controllare la rabbia. Decisamente no. Do un calcio all'altra metà del cancello, aprendolo malamente e rompendo perfino l'incastro. Ops.
«Brutto teppista!» un vecchio signore zoppo cerca di raggiungermi agitando il suo bastone. Ci mancava solo questa. «Come ti permetti a danneggiare un luogo tanto sacro! Ora te la faccio vedere io,brutto...!» Per chiudere in bellezza, la porta di ferro cade accompagnata da un terribile frastuono proprio addosso al povero vecchietto. Doppio Ops. Forse la mia magia è uscita senza preavviso.
«Mi dispiace! Si è fatto ma...beh, ovvio che si è fatto male. Volevo dire, lasci che l'aiuti! Non volevo!» gli tolgo il pezzo del cancello di dosso e lo poggio a muro. L'uomo è abbastanza... confuso. Mi abbasso su di lui.
«Scusi, non volevo. La prego parli.»
«Teppista....» sussurra roteando gli occhi.
«Ok, non parli più. Stia zitto, adesso l'aiuto.»
«Oh, ma che é successo?!» ecco , ci mancava solo la vicina.
«Ecco... il cancello si è rotto.» comprendetemi, non posso mica confessare così.
«Bisogna portarlo in ospedale. Bah, che scocciatura, devo pure chiamare l'ambulanza. Non ho però intenzione di accompagnarlo all'ospedale.»
«Ospedale?!» chiedo mentre una folle idea geniale nasce nella mia testolina malata.
«E dove sennò, genio?! Siete tutti stupidi gli adolescenti di oggi! Bah, ci vuole un parente per andarci, vuoi vedere che adesso mi tocca cercarlo!»
«No io sono un parente!» dico alzando mano euforici. Menomale che è troppo accecata dall'ira per ragionare.
«Va bene! Chiamo quelli lí con la sirena che rompe!» l'ambulanza arriva dopo dieci minuti e ,fortunatamente per me e sfortunatamente per lui, il vecchietto non ha ripreso affatto coscienza, anzi continua ripetere la parola teppista. Rimango a bocca aperta quando vedo una lice blu e rossa luccicare mentre la sirena quasi mi stona le orecchie. Questo veicolo non c'era nel mio libro sugli umani.
«Ragazzo, sei parente del signor Parker?» mi chiede un uomo con una strana tuta arancione. Sembra ridere di me.
«Ah? Oh... sì, sì certo.»
«Suo nipote?» annuisco fingendomi preoccupato per il nonno che non sapevo di avere. L'uomo ride ancora, quasi nemmeno si accorge del povero signore a terra.
«Un altro Parker matto. Bah, andiamo, oggi non volevo nemmeno lavorare.» salgo sul veicolo credendo di vivere un sogno, poi ricordo che la destinazione è l'ospedale con Ana e la smetto di fare il bambino immedesimandomi nella parte del nipote terrorizzato per la salute di nonno Parker.

Nightmare dream-il Regno Dei Sogni-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora