A Qualcosa Dovrà Rinunciare : Il Suo Cuore Dovrà Spezzare

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Fortuna che è la mano fuori a stringere la mia , perché io ho le dita letteralmente congelate. Sono tutto congelato, potrei giurare di ... non essere, in questo momento. Sotto la superficie dello Specchio, i miei occhi,seppur aperti, non vedono nulla. Solo ricordi e no, non miei: ricordi di una bambina dai capelli rossi, terrorizzata davanti a due sconosciuti, un uomo ed una donna dai fianchi larghi. Margaret sembra tutt'altra persona, felice e priva di rughe, commossa nel vedere quell'angelo dagli occhi verdi.Al suo fianco, Alex Parker è esattamente come me l'ha sempre descritto papà, un tipo mingherlino, con gli occhiali da quando gli è stato affidato, i capelli biondo cenere mai curati, sembra un po' imbranato. Saluta la bambina impacciato, Ana reagisce quasi fuggendo via,ma Margaret sapeva come comportarsi, ottiene subito le sue simpatie.
Nel momento in cui le stringe la mano, velocemente la vedo crescere, cadere, piangere, svegliarsi dai suoi incubi, sorridere, rispondere all domande degli psicologi. La vedo imprecare da sola perché sa di aver ragione, in mezzo agli altri ragazzi con la testa tra le nuvole per cercare di capire perché si sentisse incompleta, perché riempisse le pagine del suo diario con così strane assurdità ... La vita di Ana mi scorre davanti come se stesse per morire e tocca a me vedere questo flash di ricordi. A me che l'ho portata a questo punto. Perché, lei non riesce a viverli? Cosa le ho fatto? Eppure non soffro.
Non ho il desiderio di uscire, ne la paura di restare. Non ho assolutamente niente dentro dopo questi ricordi.
Possibile sentire la pelle spaccarsi senza alcuna reaziine? Non sto respirando, non sento nulla, nemmeno dolore, non riesco a muovere niente, sono in uno stato di dormiveglia, simile a quando ti svegli all'improvviso perché non ti eri accorto di dormire... Solo che non mi sveglio e sono morto. Non c'è altra spiegazione.
Morto?
Lo sono?
Perché mi faccio queste domande, allora?
E l'incubo di mio padre ha provato le stesse cose?
Come ha fatto Hunter a resistere?
«Sarà la fame... Amico, non fai un pasto decente da non so quando.» è Drew. La sua voce, ma i miei occhi non esistono. Non provo confusione nel sentirlo. «Oh, comunque, incredibile come gliele hai suonate: destro, sinistro, terra, boom! Muori!... Eh no, non muore per Isaac ed i suoi colpi di scena. Deve essere stato snervante. Che cavolo, c'eri quasi!» se solo me lo sentissi, inarcherei un sopracciglio. Sul serio vuole mettere il dito nella piaga perfino la mia mente probabilmente drogata dall'essenza di questo posto? Se non esisto, perché sento la sua voce? Se non sono morto, perché non respiro? E poi... Perché farmi morire ancora di più illudendomi che lui sia vivo? Quanto vorrei poter aprire gli occhi e vederlo, scoprire che questo posto in realtà è dove finiscono tutti i sogni e gli incubi deceduti, qualcosa di simile al vostro concetto di anima.
«Hai ragione... Non provi emozioni al momento, ma comunque mi senti,no? Fammi un cenno se... Ah già, non senti il corpo. Vabbè, remake! Zack, È vero, c'è mancato poco, ma... Il tuo incubo è Isaac, non il primario. La profezia non si riferiva mica a quello ormai morto. Isaac deve essere fermato e solo tu puoi. Certo, ridotto così potresti non farcela secondo molti, lo ammetto, ma io ti conosco. Io so chi sei, Zack Stefans.» giurerei che nell'oblio dei miei occhi spenti, la sagoma di Drew prende sempre più forma, illuminata dalla luce dei sogni. Sorride imbarazzato, mi mostra il suo polso rotto, fasciato nello stesso modo di quando è caduto dalla mia finestra . «Vedi per seguirti come mi sono ridotto? Però.... Amico, io non rimpiango nulla.» è commosso, mi poggia la mano ma non la sento. Non la sento perché lui è morto, non mi sta parlando davvero. Eppure mi nutro comunque di questa illusione, credo che i miei occhi stiano lacrimando, o forse vorrei che lo facessero. «Ti avrei seguito altre centinaia di volte perché non sei mai stato un problema. Non hai mai voluto che qualcuno ci rimettesse e... Andiamo, cretino, ti rendi conto di cosa hai fatto per me? Ho conosciuto te per uno dei pochi atti di coraggio della mia vita ed ho scoperto cosa sono in grado di fare, quella luce che tu hai sempre visto in me io non la vedevo. Adesso voglio ricambiare il favore.» tende la sua mano malmessa. «C'è una mano che vuole tirarti fuori perché nemmeno tu sei solo. E anche se così non fosse, io sono con te. Non voglio dirti che sei un puro, che sei destinato a diventare leggenda, che da te dipendono le sorti di tutti i mondi... Cioè, l'ho appena detto, ma quello che voglio dire è... Insomma... Zack, sei più di questo. Sei un incubo che si è sempre rialzato e che a differenza di molti, umani, ombre, quelli come noi, sa amare. Sa insegnare ad amare e ad accettarsi, ma non ha mai accettato se stesso. Oggi ti tocca farlo. Hai convertito perfino Luke! Sara! » dentro di me vorrei afferrare quella maledetta mano, tutto il suo corpo e stringerlo in un abbraccio, rimanere qui e confessare di essere stanco, di avere paura di veder morire chi amo, di aver illuso tutti di portecela fare, compreso me stesso . Ma non muovo un muscolo. Sputa sulla sua mano, me la tende come se davvero io mi potessi muovere, mi fa l'occhiolino e innesca come il suo svanire pian piano. Non andartene, Drew, ti prego.
Non di nuovo.
Non so cosa fare,non riesco.
«Muovi il fondo schiena, Stefans. Non hai me a frenarti con diplomazia, suonagliele come si deve e ricordami così, con il polso fasciato ed un sorriso. Non sono mai morto finché tu e altri mi tenete con voi.» non c'è più, sento solo la sua voce unultima volta:
«Non so cosa voglia dire l'ultimo verso della profezia, ma azzardo a dire che il trucco per farcela è smetterla di combattere da solo. Non solo la guerra vera e propria. Smettila di crearti colpe perché se i tuoi amici  stanno al tuo fianco e vogliono rischiare insieme, non è colpa tua. Se sei un puro, se tuo padre ed io siamo morti, non è colpa tua, Zack. Noi lo sappiamo, dimostralo a te stesso e non privarri di amare chi vuoi, che sia Sara, o Ana: se ci fosse stato più amore nei tempi addietro, forse le guerre non ci sarebbero state, forse, come te, avremmo percepito ogni essere uguale all'altro. Ti voglio bene, scemo. Vai a vincere.»

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