Il nostro pessimo piano include uno gnomo gigante

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Abbiamo già ideato un piano? Ovviamente no. Ci stiamo inesorabilmente avvicinando allo scontro completamente sprovveduti? Ovviamente sì. Ana ce l'ha ancora con me? Beh... in questo caso, vorrei tanto non dover utilizzare l'"ovviamente sì". Non mi ha rivolto la benché minima parola, se non un "Ma che cavolo...!?" ed uno starnuto per la cascata di sapone che abbiamo dovuto subire in uno scarico. Sì,so di essere un imbecille perché non le ho detto nulla nemmeno io. Non ho la sua stessa sfacciataggine e , francamente, al momento vorrei dare priorità al non morire giovane perché la follia mi ha portato a prendere e partire così, alla buona. Ana, tuttavia, non sembra spaventata. Magari debole, stanca, pallida... ma non spaventata. Una parte di me ne è sollevata: forse Isaac non le sta facendo pressione come prima, forse adesso la lascerà stare avendo raggiunto ormai il mio regno. Che sia realmente così? In questo caso, non vorrei usare l' "ovviamente no".
Raggiunta l'entrata della fabbrica delle bolle di sapone, ci troviamo zuppi e profumosi. Almeno sono certo che nessuno gnomo oserà avvicinarsi e barattare qualche vestito.
«Dobbiamo cambiarci, almeno i pantaloni.» decide di colpo lei. E dico decide perché va spedita in una cabina in cui ci sono appese delle uniformi, prendendone due paia di pantaloni blu notte e più profumosi di noi due messi insieme. 
«Non c'è tempo.»
«Tempo per cosa esattamente, per quale tua o mia strategia che ancora non conosciamo? E poi,io con la gonna , per giunta insaponata, non ci combatto, corro, o qualsiasi cosa stiamo per fare, quindi io mi cambio in quella cabina e tu rimani qui e fai lo stesso.» considerando che è il primo discorso che mi fa, direi che ce l'ha decisamente ancora col sottoscritto. Entra spedita sbattendo la porta dietro le spalle, dopo avermi gettato i pantaloni in faccia. Allargo le braccia sbigottito
«Sul serio?»    sussurro sotto il loro tessuto. Mi cambio immediatamente e sto quasi per credere di doverla aspettare chissà quanto, quand'ecco che l'amica sfortuna torna a darmi una pacca sulla spalla:
«La voce proveniva da qui!Muoviamoci!» non avendo idea se si tratti di Sogni o Ombre - in entrambi i casi, non è che siamo messi poi tanto bene...- mi ficco nella cabina e sono costretto a tapparle la bocca prima che possa gridare, sollevarla e trascinarla dietro tutte le uniformi fittamente appese l'una accanto all'altra. Mi porto l'indice alla bocca per intimarle di non fiatare con ancora la mia mano a tapparle la bocca, e mi accorgo solo adesso delle sue guance in fiamme per le sue gambe nude, con degli... strani pantaloni di tessuto più leggero che dovrebbero coprire anche i piedi esageratamente stretti nella mano per la vergogna, o la furia...Entrambe, mi sa.  Le rivolgo la schiena ritrovandomi un'uniforme in faccia. Almeno nasconde la mia espressione terribilmente imbarazzata e da ebete. Zack Stefans, sei un imbecille di prima categoria, il più imbecille degli imbecilli! Se non fosse per lei che mi fa voltare nuovamente per un braccio, sarei rimasto così ad imprecare mentalmente per avere in testa solo le sue gambe.
«La mia gonna! E' ancora là!» sussurra nel panico con i pantaloni già tirati su ed i capelli tutti in faccia.
«Non entreranno nella cabina. Calma, vedrai che...»la porta viene buttata giù, mostrando delle guardie,quattro incubi scelti. Mi becco un pizzicotto al braccio, fortunatamente trattengo già il fiato per gemere.
«Qui non sembra esserci qualcuno.» dice la voce di un uomo sotto un casco.
«Aspettate, qui c'è qualcosa. Una...gonna affogata nel sapone? Qui?» una donna la solleva ed intima con un gesto delle dita di guardare ovunque. Una in particolare si avvicina pericolosamente a noi. Panico. Ana mi stringe la mano di colpo, vuole intimarmi a fare qualcosa.
«Te li faccio mettere tutti e quattro di spalle, coglili di sorpresa, pronto?»
«Cos..?» troppo tardi.   Esce allo scoperto con le mani alzate e corre a posizionarsi davanti alla porta,così le guardie , nel seguirla con le armi da fuoco puntate su di lei, mi rivolgono le spalle, come previsto. Meglio, come lei aveva previsto.
«Oh, ma è una ragazza. Cosa ci fai qui? Perché non hai seguito al sicuro il resto della città?»
«Potrebbe essere un'ombra, state all'erta.»
«Si sarebbe già volatilizzata con la sua dannata magia.»  Un'idea mi frulla nella testa, un piano così gradito che vengo fuori mettendone due subito fuori gioco, sbattendo le loro teste l'una contro l'altra.«E' il puro!»
«In tutto il suo splendore!» ho sempre desiderato essere un incubo scelto. Adesso so per certo che non lo diventerò mai per averne aggredito uno... no, due, tre... ok, parecchi. Uno cerca di spararmi, salto sull'altro evitando il colpo e lo uso come barriera. Tolgo il casco, do una gomitata alla tempio di quella che si rivela la donna di prima  e mi preparo per il quarto, già con la pistola carica. Rimango immobile, pronto a scansarmi quando sparerà o ad utilizzare la mia barriera.
«Sei impazzito, ragazzo? Da che parte stai, eh?»
«A quanto pare, dalla mia.»   spara e la mia barriera non si fa attendere, ma ecco il solito problema del respiro che va via e della debolezza che mi piomba addosso. Mi metto in ginocchio con una mano al petto, sta per sparare di nuovo ed ecco che Ana rompe il bastone di una scopa sulla sua testa. Il mio pugno non si fa attendere. 
«Grazie.» le dico. Dalle guance ancora rosse, ripenso ai precedenti...   «Oh, e scusa per prima. Io ... andiamo, era un'emergenza!»
«Ti prego non parliamone più. Fin quando questa storia non sarà finita, non mi cambierò più i vestiti, giuro.» mi gratto la testa già pronto a ricevere l'ennesimo pizzicotto.
«E se lo facessi solo un'ultima volta?» capisce cosa intendo osservando l'uniforme delle guardie stese, tra le quali una donna. 
«Lei è più alta di me. Ci navigherò la dentro.» sollevo le spalle perché non ha alternative.
«Almeno è sagomata per una donna.» spogliamo entrambi una guardia, poi io le chiudo egli armadietti che ci sono qui. Cosa si proverà a destarsi avvitati come un cavatappi? Bah, mi ringrazieranno: le ombre non le troveranno mai.   «D'accordo, esco così puoi...ecco, spogliarti di nuovo.»
«Oh, no, no ,no.» la trovo con già la tuta addosso. Si è cambiata mentre sistemavo i quattro disgraziati. «Io esco e tu ti spogli qui dentro.» esce sollevando la porta a fatica per non vedermi Vorrei aiutarla perché è visibilmente stanca, ma lei me lo impedisce. «Quando hai finito, la butti di nuovo giù.» mi spoglio e, superato il momento "Yuppi, la lampadina del mio cervello si è finalmente accessa!", non posso fare a meno di ripensarla senza gonna, al candore della sua pelle che sembrava di porcellana... Zack, frena. Che ti sei fumato?!Capitolo chiuso, basta. Sai che Ana è una bella ragazza, inutile enfatizzarlo così. Mi sfilo la maglietta perché la tuta è un po' stretta sulla spalle, quando la porta cade di colpo facendo sobbalzare sia me a petto nudo che lei. Sospira portandosi le mani in faccia.
«Em... Ora siamo pari.» cerco di smorzare io completando di vestirmi.
«Ti ho già visto senza maglietta e ti ho pure messo la crema sulla schiena. E no, non lo siamo affatto.» mi rivolge le spalle pronta a proseguire, ma è costretta a fermarsi per massaggiarsi le tempie.
«Ana...?»
«Sto bene. Sto bene. Andiamo...». Le sua  gambe non occupano più i miei pensieri: devo riportarla a casa, con o senza la sua simpatia.

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