Fuggitivi

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Le cose che voi chiamate manette e delle quali questa polizia -come la chiamate voi- sembra esserne fiera posso assicurarvi che sono abbastanza scomode, e se strette come le ho io adesso fanno anche abbastanza male. D'accordo, non pretendo mica torte e muffin dopo quello che è successo, ma non mi aspettavo che mi scambiassero per un incubo pericoloso.... o meglio,un umano pericoloso. Siamo seduti su queste sedie da almeno venti minuti, tempo necessario per elaborare le risposte alle domande che vorranno porci durante l'interrogatorio.... risposte che però risultano essere più complicate del previsto, soprattutto se sei ammanettato in un ufficio con la tensione alle stelle.
«Moriremo... moriremo lo so.» si lamenta Drew.
«Piantala panettone! La situazione è già complicata di suo, ci manchi solo tu!»
«Luke smettila!» lo ammonisce Claire. E a questo punto intervengo pure io.
«Smettiamola tutti! Agitandoci non concluderemo nulla. Dobbiamo solo calmarci un attimo e magari ricordare che quelli hanno parlato di interrogatorio. Non possiamo mica dira le verità!»
«Ah,no?» chiede Drew serio, siscitando la furia di Luke che si porta le mani in faccia sbuffando.
«Ragazzi dobbiamo provare. Vediamo... Claire, se ti chiedono perché eri in quella casa, tu come rispondi?» tutti la guardiamo speranzosi che almeno lei possa essere più razionale di tutti noi messi insieme.
«Ed io cosa ne so?! Non so nemmeno quale sia la verità!» sbuffo esasperato sotto lo sguardo accusatorio di mia sorella. Ma perché mi caccio sempre in queste situazioni? «Zack perché siamo qui? Perché ci cercavano e perché vogliono la tua umana?» non riesco a guardarla negli occhi e ormai sapete perché. Drew mi da una gomitata per istigarmi a parlare , ricordandomi che lo avrebbe saputo comunque, quindi è sempre meglio che glielo dica io che un'ombra. Le prendo le mani , deciso a parlare senza fermarmi.
«Claire ascoltami. Io non volevo che tutti voi veniste coinvolti, né tuttavia sapevo che io ,o Drew, o ancora Ana fossimo legati a questa storia. Ma la verità , la terribile verità è che...» cerco di trattenermi dal piangere davanti a lei. « è che parte tutto dalla morte di nostro padre.» dai suoi occhi azzurri scende una lacrima, lei chiude gli occhi e mi stringe le mano ricordando quel giorno.«Lui... è morto per proteggere un puro, ovvero un incubo discendente dell'umano che ha creato il regno dei sogni.» a questo punto mi guarda e capisce tutto da sola.
«Tu.. sei un puro, quindi.»
«E lo sono anch'io.» interviene Drew per darmi una mano e gliene sono grato perché se avessi continuato , la voce avrebbe sicuramente tremato. «O meglio, lo sono per tuo fratello. Diciamo che il vero prescelto è lui.»
«Prescelto?» chiede Luke già nervoso all'idea che io sia superiore a lui in qualcosa. Potrei anche gioirne se non fosse per l'espressione sconvolta di Claire.
«Sì» continua Drew. «Lo dice una profezia che Hunter White ci ha mostrato: in un momento di conflitto tra sogni e ombre un prescelto riporterà la pace. Hunter sa tutto grazie a vostro padre, Claire. Per questo vogliono Zack e Ana, la quale diciamo che ci... ci riconosce, ecco, per questo legame tra puri, chiamiamolo così.  Ti hanno rapita per tendergli un'esca.» a questo punto lei mi guarda con una tristezza infinita e non riesco a trattenermi.
«È morto per me, Claire. Scusami.» continuiamo a stringerci le mani dato che non possiamo abbracciarci.
«Zack non è stata colpa tua. Non lo sapevi nemmeno, come potevi saperlo? È colpa di chi l'ha ucciso.» i suoi occhi azzurri si colmano di rabbia ed un sorriso orgoglioso si fa largo tra le sue guance. «Tu ci hai mandati avanti in tutto questo tempo in cui papà non c'è stato, sei cresciuto prima del dovuto, hai cercato di sostituirlo. Tu non hai alcuna colpa,solo meriti per aver portato un peso tanto gravoso sulle spalle. Ei, guardami.» mi fa guardare i suoi occhi e giuro che vorrei sprofondare. «Non è colpa tua e vedrai che i veri colpevoli la pagheranno. E noi torneremo a casa. Tutti noi.» lancia a tutti uno sguardo di incoraggiamento e faccio finta di non notare Drew che la guarda come se stesse vivendo un sogno e Luke invece come fosse un trofeo. Per chiudere il discorso, le sorrido lievemente, ma il senso di colpa mi soffoca ancora, forse un po' meno rispetto a prima, ma persiste. E fa male ,cavolo. Fa male pensare a mia madre che non voleva alzarsi neanche dal letto, o a Claire che è diventata donna per via del breve periodo di depressione di nostra madre; o ancora a Caleb che chiedeva dove fosse nostro padre aspettando il fumetto della buona notte... aspetta un attimo.
«Caleb...» sussurro appena ritrovando la speranza.
«Sì, rivedremo Caleb e...»
«No Claire , Caleb! Come ho fatto a non pensarci?!»
«Stefans potresti illuminare anche noi?» chiede Luke indifferente, probabilmente non ha notato il mio risveglio improvviso. Tocco la tasca col braccio, dato che con queste dannate manette non posso utilizzare le mani, e sento che c'è qualcosa dentro.
«Mi ero dimenticato di avere il marchingegno inventato da Caleb in tasca!»
«Quello che mi hai fatto vedere nella bolla?» chiede Drew eccitato quanto me.
«Proprio quello! Se funziona possiamo comunicare con lui e con Hunter e avremo qualche possibilità per avvertire i primari delle spie che ci sono nel regno.»
«È geniale!» Drew prova a darmi una pacca sulla sspalla ma si rivela un pugno doloroso. «Scusa ma la felicità mi..»
«Ma cosa è geniale?!» chiedono stufi sia Claire che Luke. Prima che possa spiegargli tutto, però, la porta dell'ufficio viene aperta, mostrando la madre di Ana che ci guarda come se non mangiasse da mesi e aspetta solo il momento di mangiarci vivi.
«Da chi cominciamo, eh?» chiede strofinando le mani. E indovinate un po' su chi cade lo sguardo? Indovinato, proprio su di me. «Ragazzo della benzina, che ne dici?»
«Non credo di avere scelta.» dico alzandomi e non so davvero da dove venga il mio coraggio barra rassegnazione .
«Sei perfino più intelligente di quel che credevo. Forza cammina.» mi prende per il braccio e mi trascina fuori, osservando ancora una volta la mia ferita alla fronte. Sarà anche antipatica, ma mi da l'impressione di essere una donna astuta, indagatrice e che attenziona i particolari... tutti fattori che di certo non vanno a mio favore.  «Ascoltami bene ragazzo: io non so chi tu sia , né perché ti ho trovato in casa mia nel bel mezzo della notte senza tuttavia aver rubato niente dopo che osservavi dal cortile. Ma sappi che qualsiasi scusa tirerai fuori, non me ne importerà . Non mi piaci già al solo sguardo.»
«Sì, questo lo capirebbe chiunque.»
«Vedo che hai abbastanza fiato per fare il gradasso, quindi ne avrai anche per rispondere alle mie domande.» non potremmo saltare la parte interrogatorio? Ovviamente no. Mai una fortuna al povero Zack, giusto destino? Non posso fare a meno di notare che gli sguardi delle persone presenti -quasi tutti con la stessa odiosa divisa- sono tutti puntati su di me,il che mi mette più ansia del previsto. Il terrore che possano scoprirmi mi fa quasi dimenticare il fatto che sia ammanettato. Non è mai successo che un sogno o un incubo fossero scoperti ed io non sarò l'eccezione al caso. Non posso permettermelo.
«Andiamo a fare due chiacchie...»
«Fatemi entrare un attimo!» la madre di Ana viene interrotta da una voce rabbiosa. Quando mi rendo conto che si tratta di sua figlia quasi nemmeno ci credo che esiste davvero una Ana così furiosa... beh, comprendetemi: noi sogni vediamo a stento gli esseri umani dormire. Io posso ritenermi fortunato di averne  vista una sveglia a trettenere il suo cane dal mangiarmi o ancora un'altra che mi ammanetta -dico fortunato giusto per non mettere il dito nella piaga.-
Ana spinge un uomo due volte più grande di lei per passare ignorando tutti. Dimentico un attimo la paura che ho e sorrido nel vedere che è in pantofole e che probabilmente indossa un pigiama -lo deduco dai pois azzurri e grigi che lo decorano e dalle calze a righe-.
«Ma ti sembra normale non permettermi neanche di chiambiarmi?! Che ti costava lasciarmi a casa?!»  sbotta contro la madre, che nonostante tutto non allenta la presa sul mio braccio. Tengo lo sguardo basso e prego affinché non mi riconosca.
«Ana, tesoro,non potevo lasciarti da sola dopo ciò che è successo.» quel "tesoro"  mi fa credere che la sua dolcezza viene fuori solo nel.momento in cui è rivolta a sua figlia.
«Mi hai fatta venire alla caserma in pigiama!» alcuni ridono sotto i baffi. Lo faccio anch'io,ma smetto immeddiatamente.
«Ana basta. Lo faccio solo per proteggerti da tipi come questo qui.» sbotta la signora scuotendomi il braccio. Se continua così me lo stacca. Ana nel vedermi inizialmente sembra intimorita,ma poi qualcosa nel suo sguardo cambia e dentro di me una strana sensazione comincia a ribollire,come se si attivasse una sorta di  connessiome tra noi due. Mi sento più leggero, vorrei guardare il verde dei suoi occhi per vedere il riflesso del mio,ma non posso. Devo trattenermi.
«È... è lui che...?» cerca di chiedere Ana confusa.
«SÌ,tesoro mio. Questo criminale si è intrufolato in casa nostra. Ah,ma adesso ci penso io a fargli passare questo  piacere.»  mi impongo di non alzare gli occhi, di non fissarla anche se so che lei lo sta facendo con me. Sento l'ansia soffocarmi ed il desiderio di sparire che si contrappone a quello di presentarmi a lei. Ma che mi salta in mente? Che dovrei dirle? "Ei ciao. Sono Zack Stefans, il tuo incubo che ogni notte ti guarda dormire."... direi che non è proprio il caso. Devo allontanarmi da qui insieme agli altri, mettermi in contatto con Caleb e cercare un modo per tornare a casa, senza coinvolgere Ana o altri umani. Sua madre basta e avanza. «Ora tesoro, se non ti dispiace »  riprende quest'ultima «Io vado a fargli un paio di domande nella stanza che tu sai, mentre tu  ti chiudi nell'ufficio del signor Jackson dato che nel mio ci sono gli altri tre criminali.» 
«Certo così anche il sign. Jackson mi vede in pigiama...»
«Ana»  ringhia sua madre a denti stretti indicandomi con un cenno del capo. Credo mi stia venendo il torcicollo nel tenere la testa così abbassata.
« Ma...  non  potrei assistere anch'io all'interrogatorio?»
«Assolutamente no!»  dice sua madre, ed io con lei, però sussurrando.
«Ma li ho visti io in casa!»
«E l'allarme l'ho piazzata io, quindi niente storie e fila nell'ufficio!»
Ana fa una smorfia di dissenso per poi rimanere in silenzio, e non per dar ragione alla madre, ma per osservare ancora. Proprio quando credevo che mi avesse lasciato perdere ,prima di entrare in una stanza strana, il suo sguardo incontra il mio e scatta qualcosa. Dai, adesso un merda ci sta.
La porta che si chiude alle mie spalle mi fa sentire come al sicuro dai suoi occhi, tanto da farmi sospirare. Come avevo già detto, la stanza in cui mi portano è strana: le pareti sono tutte di un grigio spento e gli unici elementi posti al centro di essa sono una sedia ed un tavolo sul quale vi è una lampada accesa.
«Siediti.» mi ordina la signora. Una volta obbedito, mi accorgo dell'enorme specchio davanti a me e cerco di non pensare allo specchio di casa mia con nostalgia.«Allora, tutto quello che devi fare è rispondere a delle domande con sincerità. Capirei se tu stessi mentendo o meno, ti avverto.»
«E come farebbe?»  chiedo con vera curiosità, anche se probabilmente lei la vede come arroganza.
«Faccio questo lavoro da anni, ragazzo, e sono una delle migliori nel mio campo.»  devo solo mentire, rispondere in  maniera diretta alle domande e soprattutto senza esitazione. «Bene, cominciamo da qualcosa di semplice perfino per te. Nome?»
«Liam.»  rispondo subito col primo nome che mi passa per la testa.
«Cognome?»
«Connery»  il mio vicino di casa. Da notare che era la migliore nel suo campo... appunto, era.
«Mh... cognome strano. Non sei di qui immagino.»
«Perché non dovrei esserlo?» cerco di persere tempo perbriflettere sulla risposta della prevedibile domanda successiva, che è abbastanza complessa. Lei mi guarda innervosita.
«Mai sentito un cognome del genere da queste parti, Liam,e noi conosciamo quasi tutti.» mi sa che questa polizia è fin troppo convinta delle sue capacità. «Dunque , sei di qui o no?» Anche se esteriormente continuo a mantenere l'espressione arrogante, sento la bocca seccarsi ed una disperata voglia di fuggire quasi mi fa urlare. Cosa faccio? Che rispondo?  «Rispondi.» mi ordina lei poggiando entrembe le mani sul tavolo. Sicuri che ai tratti della stessa mamma preoccuoata che ho visto la prima volta quando Ana ha detto di essere caduta dal letto? Prima che la mia bravura di attore crolli e venga sostituita dal panico più totale, qualcuno bussa alla porta.«Interrogatorio in corso!» annuncia lei infastidita, ma la porta si apre comunque, mostrando un uomo sulla cinquantina, mingherlino, con dei folti baffi grigi e dei capelli tirati all'indietro. Sembrano quasi finti.
«Margaret perdonami, io...»
«Bill ,non potremmo parlare in una altro momento?»
«Ma si tratta di Ana... io ,ecco... non la trovo più.» 
«Come?! È scappata?!»
«Probabile. Non sarebbe la prima volta.»   la donna mi guarda come fosse colpa mia, ed io alzo le mani. Sul serio, la mia umana mi stupisce ogni minuto di più.
«Non muoverti da qui.» mi ordina stanca e massaggiandosi le tempie, per poi uscire insieme a Bill, che mi lancia uno sguardo del tipo "povero tu" . Sospiro pesantemente e osservo il mio riflesso allo specchio. Un incubo ammanettato nel mondo degli umani: mi faccio pena da solo. Devo assolutamente uscire da qui, trovare un modo per liberare me e gli altri da questa manette e scappare. Non possiamo rischiare tanto. Prima che io possa fare la qualsiasi cosa, le luci si spengono all'improvviso e nella mia mente si fa largo il pensieri che le ombre possano ancora attaccare. Mi alzo allarmato quando la porta si apre e mi appoggio alla parete per avere un punto di riferimento.
Sobbalzo nel vedere una luce improvvisa derivante da uno strano mattone triangolare bianco, che si accende di fronte a me  mostrando degli occhi verdi smeraldo che mi fissano.  Smetto di respirare.
«Se ti sto facendo uscire insieme ai tuoi amici, non è perché mi fido di te. Ti sei comunque intrufolato in casa mia, perciò ti lascio le manette. Ma... ho bisogno di sapere.» 
«S...sapere?»   prego affinché la mia faccia da finto tonto sia credibile. Fortunatamente, il buio le rende più difficile riconoscere il mio sguardo.
«Senti, probabilmente mi sto sbagliando... ma hai comunque le manette, quindi in teoria rimarrai sotto controllo anche nel caso di un malinteso. Spero solo di non pentirmene. Vieni con me»  mi afferra per il polso e mi trascina con sé. Potrei oppormi,il fatto è che  non riesco nemmeno a parlare. Ma perché devono accadermi tutte le disgrazie all'improvviso?
Mi rendo conto che tutto è immerso nel buio, e credo proprio che ci sia lo zampino della mia umana che si rivela meno tranquillo del previsto. Sento le voci confuse di tutti i poliziotti.
«Sei stata tu?» chiedo sussurrando aooena, ma lei mi ingora. O forse semplicemente non mi sente. Il punti è che non voglio che a causa della mia vice possa percepite maggiormente il legame che ci accomuna, quindi basta fare domande, devo olo pensare a come fuggire anche da lei per evitare che Isaac possa trovarla facilmente.
Mi rendo conto di essere fuori non appena il gelo mi paralizza ed il bianco della neve al chiaro di luna mi colma gli occhi. Già, la neve... e pensare che da piccolo ho sempre sognato di vederla, ma adesso che ne ho l'opportunità la mia sfiga deve per sforza rovinare tutto.
«Vieni! Non possiamo perdere tempo!»  mi trascina non so dove, senza accorgersi che lei ha almeno una felpa e che io,invece ,ho  una maglietta a maniche corte e mal ridotta.  Voltiamo l'angolo dell'edificio e mi ritrovo insieme agli altri ,con sguardi più preoccupati dei miei. Eccetto quello di Luke, che anzi sembra stufo di questa storia. Rimango dietro Ana, che dal nervosismo si  morta le.mano tra i suoi capelli rossi.
«Non so che diamine sto facendo,ma spero solo che tutto questo servi a qualcosa. Voi non siete liberi, voglio solo... chiedervi una cosa.»
«Non è che tu sia molto diversa da tua madre.» si lamenta Luke «tanto valeva lasciarci là dentro.»
«Ei, io vi ho risparmiato la ramanzina. Potresti anche dirmi grazie.»
«Te lo diremo se ci lascerai andare.» interviene mia sorella prendendole una mano con gentilezza, ma il suo sguardo lascia trapelare il terrore di quel che potrebbe succedere.
«Perché dovrei? Siete entrati in casa mia.»
«Siamo stati costretti...»
«Avete chiuso il mio cane nella lavatrice.»  guardo Luke di scatto che ride soddisfatto. Questo spiega ciò che ha fatto prima che Isaac entrasse in casa.
«Questo non posso accettarlo nemmeno io.»  Claire rimprovera Luke con lo sguardo.
«E poi mi avete stalkerato tutto il giorno, almeno secondo mia madre.»
«Stal-che?»  chiede Drew confuso.
«Stalkerato. Significa spiato. Significa violare la privacy altrui.»
«Oh, e prima c'era la benzina, poi il cane, poi ancora la polizia e adesso  questo! Voi umani avete termini assurdi!» Luke  gli da una gomitata allo stomaco prima che io potessi fulminarlo con lo sguardo.
«In che senso noi umani?» chiede Ana confusa. Fortuna che c'è troppo buio per vedere i nostri visi.
«Nel senso che tu adesso ci lasci andare e ti fai i fatti tuoi. Non sono cose che ti riguardano.» in realtà la riguardano quasi quanto riguardano me. Mi piazzo davanti a lui e lo guardo minaccioso.
«Luke ti prego...»  lo ammonisce Claire. Ana fa finta di essere furiosa e di avere il coltello dalla parte del manico, ma credo che la paura di aver sbagliato tutto la sente eccome.
«Io non vi lascio andare fin quando non risponderete alle mie domane. Ma non qui»
«Ancora spostamenti!» si lamenta Drew.
«Volete rimanere al freddo? Per me va bene.»
«Vada per gli spostamenti.»  dice Claire. Perché rimango zitto come uno stoccafisso? Ho il terrore che mi riconosca e, soprattutto, che io non riesca a porre freno alla mia curiosità o alla voglia di conoscerla. So che sono capace di rovinare tutto.
«Forza, seguitemi.»   la seguiamo in mezzo alla neve gelida ed ecco che Luke mi sussurra.
«E se vi riconoscesse?»
«Non lo so...»
«Rovinerebbe tutto. Voi violereste leggi sacre del Regno dei sogni.»
«Oh, adesso fai il responsabile figlio di primari? Che c'è, sei diventato gentile nei miei confronti tutto in una volta?» mi punta il dito contro.
«Ti ricordo che qui ci sono finito per colpa tua e quell'idiota di Panettone, Stefans, ed ora che Claire è salva non ho più alcun motivo per essere gentile con te.»
«Ei voi due!» Drew ci fa cenno di andare, ma prima, dico un'ultima cosa al biondino rompiscatole che mi ritrovo affianco.
«Dopo quello che ho passato, le tue minacce non mi toccano nemmeno.  E tranquillo, che con mamma e papà tuoi adesso ci parleremo tutti.»  detto questo seguo Ana e me ne frego del resto, mentre delle strane sirene mi stonano le orecchie. Ho la netta impressione che suonino per dei certi fuggitivi.

Nightmare dream-il Regno Dei Sogni-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora