Capitolo 12

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I giorni passavano. Passavano troppo lentamente. Liam non aveva ancora trovato il modo per scappare da lì, voleva ritornare dal suo branco, combattere i cacciatori e porre fine a tutto quello.
Nessuno l'aveva ancora toccato, da quando si trovava in quel sotterraneo. In cambio, ogni giorno prelevavano Theo e lo riportavano dopo un paio d'ore. La Chimera dopo la prima guarigione, faceva sempre più fatica. Tornava che era stanco e sfinito e spesso perdeva sangue da qualche parte. Liam non sopportava di vedere tutto questo, perché poi sarebbe toccato a lui. Pensava che fino a che Theo non fosse morto, avrebbero continuato quella tortura. Così come era successo a quella figura, che per giorni e giorni gli teneva compagnia, in assenza di Theo. Esso era sdraiato di schiena, così come lo aveva trovato la prima volta ed era morto dopo pochi giorni. Sempre si era chiesto chi potesse essere; se era come lui o un'altra creatura, o magari qualcuno che conosceva, ma mai aveva avuto il coraggio di avvicinarsi.

Quando un giorno, la curiosità era tale che si avvicinò. Era ancora legato alla catena, ma nonostante le difficoltà riuscì ad afferrarlo per la spalla. Quando all'improvviso, sentì dei passi e uno strisciamento. Si avvicinavano sempre di più, quando decise di ritornare dov'era, appoggiandosi al muro e chiudendo gli occhi. Avrebbe proseguito più tardi, con calma. Quando riportavano Theo, lui dormiva e lo vedeva al risveglio. In uno stato che peggiorava di giorno in giorno. Le occhiaie di Theo erano sempre più nere, la pelle pallida e gli occhi sempre chiusi. Non si lamentava più. Non diceva più niente. Era inerme. Tutte le forze le aveva perse. Non era più il Theo invincibile che aveva conosciuto. Così Liam aveva capito che nessuno lo era, nemmeno quelli che apparivano più forti lo erano.

"Un paio di giorni e possiamo cominciare con l'altro" disse una voce maschile. Liam sapeva a chi si riferiva. Stavano pianificando ogni minima cosa. Avevano pianificato la morte di Theo e quella del ragazzo. E stavano organizzando anche la sua.
Sentì i passi allontanarsi e aprì gli occhi respirando pesantemente ancora appoggiato con la schiena al muro, l'ansia cominciava a farsi sentire. Sarebbe toccata anche a lui quella sorte e aveva paura. Tanta paura.
Posò lo sguardo su Theo, sdraiato malamente a terra. L'avevano lanciato  come fosse un sacco di patate, e per un attimo avrebbe voluto spaccare tutto e uccidere quei maledetti cacciatori. Ucciderli per tutto ciò che stavano causando. Ucciderli per come li stavano trattando. I cacciatori erano mostri. Non loro. Loro erano solo umani con una parte soprannaturale. Erano per metà animali ma erano più umani di Gerard, Monroe e tutto il resto. Loro almeno un cuore ce l'avevano. Anche se malandato o di qualcun'altro ma ce l'avevano.

Il fatto che avevano lanciato Theo in quel modo e lo trattassero come fosse una bestia lo fece infuriare. Non sopportava vederlo in quello stato, seppur se lo meritasse, per tutto il male fatto. Ma in fondo sapeva che Theo aveva una parte buona, nel profondo del suo cuore c'era ancora quel qualcosa che non era stato macchiato dalla malvagità dei Dread Doctors. Perché si, Liam stava cominciando a pensare che Theo non era così cattivo come mostrava. Spesso, quando si trovava da solo, in quel sotterraneo, pensava. Mille pensieri gli riempivano la mente e una volta si ricordò di una frase detta da Stiles "Non è il Theo che abbiamo conosciuto quando eravamo piccoli". Questo lo turbò. Ma allora chi era veramente? E da lì era arrivato alla conclusione che la causa, forse, erano stati i Dottori. Erano stati loro a farlo cambiare per i loro macabri scopi.
Per molto tempo aveva lasciato perdere, per mantenere i rapporti saldi con il branco, ma in fondo non aveva mai smesso di crederlo o almeno di sperarci. Se no non si spiegava il salvataggio con i Cavalieri Fantasma.

Osservò Theo. Il petto si alzava e abbassava lentamente, dalla bocca usciva aria condensata e per un attimo gli sembrò di vedere le labbra tremare. Stava dormendo, per quanto fosse possibile in quello stato. Era davvero forte, dopo giorni e giorni di torture, era ancora lì con lui. Liam si chiese se lui stesso fosse riuscito a sopravvivere così a lungo. Poi scosse la testa sovrappensiero, gli succedeva spesso di rispondere alla sua mente. Non sarebbe sopravvissuto per il semplice fatto che, quando fosse toccato a lui, la Chimera non ci sarebbe stata a confortarlo o almeno a tenergli compagnia. Come lui stava facendo con Theo, anche se non parlavano lui c'era, era presente. Invece il Beta sarebbe stato solo, in compagnia di due cadaveri. In compagnia di colui che l'aveva salvato più volte, ma che in quel momento non avrebbe potuto farlo.

Si torturò le dita, poi portò lo sguardo sul ragazzo sconosciuto, solo l'ombra si vedeva. Sempre nella stessa posizione, non riusciva a vedere altro a causa del buio. Il cellulare di Theo giorni prima si era spento definitivamente. Ma comunque era stato inutile, perché in quel posto non si poteva avere nessun collegamento con l'esterno. Ci aveva provato a fare una chiamata, mandare un messaggio. Contattare qualcuno, chiunque, ma niente. Nessuna possibilità c'era di sopravvivere a tutto quello. Sarebbero morti tutti e nessuno poteva fermarla, la morte.
Ma avrebbe potuto rallentarla, così da avere più tempo per pensare a un piano, anche quello più stupido.

Si avvicinò a Theo e come la prima volta volle assorbire il suo dolore. Doveva averlo con lui, per riuscire a scappare insieme. Perché in fondo era ancora una sua responsabilità. Così gli afferrò la mano saldamente e puntò lo sguardo sulle sue labbra tagliate e sanguinanti.
"Non costringermi a baciarti di nuovo, bastardo" disse a bassa voce.

Alone - THIAMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora