Capitolo 17

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Sono rannicchiata vicino al letto con battiti accelerati e gambe tremanti. Ho tanta paura, vergogna, ho in corso un overdose di emozioni.

La fuga dalla teleferica è stata sensazionale. La corsa verso la strada è stata costantemente interrotta da baci, come boccate d'aria necessarie alla sopravvivenza. Quando abbiamo trovato un taxi abbiamo pregato più volte che il nostro autocontrollo non andasse a farsi benedire. Poi, arrivati in albergo, ci siamo dovuti dividere per non destare sospetti al gruppo lavorativo, rimanendo d'accordo di vederci nella mia camera.

E adesso mi ritrovo qui ad aspettare lui. Sono tanto agitata, quello che sento è lontanamente pensabile alla mia prima volta, anzi ricordandomela non ho neanche un bel ricordo. Non sono con un uomo da tanti anni e ora mi ritroverò con Gabriele. Non so se gli piacerò, se gli piacerà stare con me. Dopo, poi, chissà cosa succederà. Mi sento una stupida attorniata da domande che mi rendono debole e poco coraggiosa. Vorrei essere più decisa, più sciolta in questo momento. Vorrei lasciarmi andare.
Qualcuno mi salvi da questa missione impossibile!

Sussulto sentendo bussare alla porta. Riesco a sollevare il capo dalle ginocchia, il resto di me è fermo lì, vicino al letto.

Bussano ancora alla porta, «Stella!» bisbiglia Gabriele da dietro.

Dovrei aprirla, sì, dovrei. Ma non riesco ad alzarmi, resto impietrita anche quando implorante mi sussurra
«Stella, ti prego! Non farlo ancora».

"Non farlo ancora", già! Mi risuona in testa e basta poco per ripensare a quello che c'è stato tra noi e a come ho reagito e perso tutto, ogni volta. Mi sto forse tirando ancora indietro? Non posso farlo! Non posso farlo né per lui, né per me.

Con uno scatto deciso, finalmente, corro verso la porta per girare la serratura. Quella che sto aprendo non è una semplice porta, no. Sto aprendo il mio cuore, gli sto aprendo me stessa. Mi limito ad allungare il braccio girando la maniglia e lo aspetto appoggiata sulla parete.

Al suo ingresso chiude la porta con una tranquillità di chi ha superato il primo step «Tutto ok?» chiede cercando di capire l'atmosfera.

«Quasi» dico imbarazzata mentre per mano mi trascina verso il centro della stanza «Un po' di pensieri» continuo abbassando lo sguardo.

«Ehi!» mi solleva il viso con due dita sotto il mento e mi costringe a guardarlo «Non sei obbligata a fare nulla. Restiamo abbracciati qui, ok?... Stai tranquilla»

«Tu vuoi aspettare?» mostro un viso incredulo, forse un po' deluso.

«No» risponde subito sconcertato «Lo dico per te. Se sapessi, io non desidero altro»

Mi avvicino, accarezzo le sue labbra con le mie. Provo paura tanta quanto il desiderio di avere lui. In questi mesi ho solo represso le mie emozioni, le mie sensazioni, mi sono imposta di non lasciarmi andare, di non vivere i miei sentimenti, ho fatto in modo che i miei occhi non vedessero e il mio cuore non sentisse quello che c'era di bello. Non volevo ricascarci, non volevo rischiare, non volevo farmi male. Credevo che il mio piccolo mondo mi sarebbe bastato.

Adesso ho capito che quegli occhi devono essere miei, non posso lasciar andare quell'universo di luce. Quelle labbra così morbide, tenere, avvolgenti devono essere incollate alle mie. Quelle sue mani dolci, decise, determinate devono riscaldare ogni singola parte del mio corpo.

«Sono pronta a lasciarmi andare...» dico sfiorando le sue labbra prima di unire perfettamente la mia lingua con la sua. Attimi, secondi, poi minuti. Un perfetto scambio di energie, una conversazione perfetta senza distanza tra le bocche, un viaggio intenso, bellissimo nel profondo delle nostre anime, la mia confessione migliore.

ELP Effetto Luna PienaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora