Capitolo 4

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Len's Pov

Dopo un'intera lezione, durante la quale la prof ci ha parlato di tutto quello che studieremo nel prossimo capitolo, finalmente la campanella suona.

«E ricordate che la presentazione orale è da presentare la prossima settimana!» dice lei.

Prendo il mio libro e mi alzo, pronto per andarmene.
Però vengo bloccato da qualcuno che mi tiene per il braccio.

Mi giro e vedo che è Jolyon.
Comincio quasi a tremare, ma riesco a trattenermi.

«Hai sentito cos'ha detto la prof, no? È per la prossima settimana. Che ne dici se cominciamo a vederci già da questo pomeriggio?» mi chiede lui.

«Sì» rispondo spicciolo.
Il cuore mi va a mille per la paura.

«Come torni a casa?» mi chiede poi.

«I-io vado a piedi» rispondo.

Effettivamente casa mia è molto vicina, non mi dispiace fare il tratto di strada a piedi.

«Se non hai nulla da fare ti accompagno io a casa tua e ci mettiamo subito a preparare l'esame orale, ti va?» mi chiede.

Cioè no, fermi tutti.
Questo ragazzo mi rende la vita un inferno da sette anni, e ripeto, SETTE ANNI, mi tratta sempre male, mi insulta insieme ai suoi amici, e poi che fa? Mi chiede gentilmente se voglio essere accompagnato da lui in macchina a casa mia, così poi possiamo studiare insieme?

Come minimo farà un incidente in modo volontario, magari andando a sbattere dal mio lato su di un palo della luce, per uccidermi una volta per tutte.

«Allora?» mi chiede di nuovo.

O mio Dio! E se lo fa per davvero?

«Ehm... io...» tento di rispondere di no.
E se poi si offende e mi tratta malissimo? Magari mi picchia! Finirei all'ospedale in prognosi riservata, andrei in coma e morirei comunque.
«Sì, grazie» rispondo.

«Allora ti aspetto nel parcheggio» dice.
Mi lascia il braccio ed esce dalla classe, lasciandomi ormai da solo.

Vado nel cestino della spazzatura per vedere se le pagine del mio libro sono recuperabili, ma noto che qualcuno ha ben pensato di versare una lattina con ancora un po' di limonata all'interno.
Sono irrecuperabili.

Esco dalla classe e vado al mio armadietto.
Prendo tutti i libri che mi serviranno e poi esco nel parcheggio, dove ormai ci sono solo poche macchine.

Noto subito Jolyon, appoggiato alla sua macchina mentre fuma una sigaretta.

Gli vado incontro e non appena mi vede butta la sigaretta a terra, per poi pestarla così da spegnerla.
Poi sale in macchina senza dirmi una parola.

Guardo il mozzicone a terra.
Ci metterà dai 5 ai 12 anni a decomporsi, dato che è una sigaretta con il filtro.
Un corpo invece comincia a decomporsi già dai 5 ai 6 giorni. Ma le ossa soltanto dopo circa 50 anni.
Io ti batto sigaretta!

«Allora, sali o no?» mi chiede Jolyon, aprendo il finestrino e interrompendo i miei pensieri molto felici.

Annuisco e salgo dall'altro lato.

Lui mette in moto e fa partire la macchina.

«Dove abiti?» mi chiede.

«Al 115 di Sunrise Street» rispondo semplicemente.

Per tutto il viaggio stiamo in silenzio.
Mi sento abbastanza a disagio, insomma, mi insulta sempre e adesso mi sta accompagnando a casa mia.

Oddio, e se mentre dormo entra dalla finestra di camera mia e mi uccide, dato che ormai sa dove abito?

«È questa?» chiede, avvicinandosi al marciapiede davanti casa mia.

«Sì» rispondo.

Casa mia mi è sempre piaciuta.
È una casa a due piani, con i muri esteriori giallini e tutti i contorni bianchi.

Parcheggia la macchina e scende, seguito da me.

Davanti la porta di casa suono al campanello.
Subito mia madre apre la porta e io e Jolyon entriamo.

«Lenny, sei arrivato prestissimo oggi!» mi dice, facendo uno dei suoi stupendi sorrisi.

«Beh, sì, mi ha accompagnato Jolyon» dico.

«Ciao Jolyon!» dice mia madre, sorridendogli.

«Salve signora Green, sono un amico di Len» le sorride Jolyon.
È la prima volta che lo vedo sorridere in modo dolce.

«Chiamami soltanto Joyce, mi fai sentire vecchia altrimenti» gli sorride lei.

«Siamo qui perché la professoressa di storia ci ha messo in coppia per preparare una presentazione orale sul nuovo capitolo» le spiego. «È da consegnare la prossima settimana».

«Allora buono studio ragazzi!» fa un sorriso un po' strano e va in cucina.

«V-vieni» dico a Jolyon.
Fortunatamente sono riuscito a non balbettare quando c'era mia madre.

Salgo le scale e lui mi segue fino in camera mia, dove posiamo i nostri zaini a terra.

Prendo il libro di storia e lo metto sulla scrivania.

Sarà una lunga settimana.

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