Capitolo 13

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«Lasciati andare...» mi dice, cominciando a darmi baci sulla mascella.

«Jolyon, sei ubriaco, non sai cosa stai facendo» gli dico, usando quell'ultimo spiraglio di buon senso che mi è rimasto.

Jolyon comincia a darmi lenti baci sul collo.
Invece con la mano si abbassa per tutto il mio torso, finché non arriva ad infilare la falangetta dell'indice dentro i miei boxer.

Il mio cuore comincia a battere molto più forte ed il mio corpo è attraversato da brividi.
Sento anche qualcosa alzarsi lì sotto, mentre mi scappa un gemito.

Jolyon fa una leggera risatina.
Arrivato alla fine del collo, poco sopra la clavicola, comincia a succhiare la pelle.

«Jolyon...» gemo.
La mia sanità mentale se n'è ufficialmente andata per sempre.

Poi Jolyon ricomincia ad andare giù, dandomi sempre quei baci leggeri ma rimanendo sopra i vestiti.
Ad un certo punto comincia a giocare con il bottone dei miei jeans.

«Jolyon, no» gli dico. Domani se ne pentirebbe di sicuro, non voglio approfittare del fatto che è ubriaco e non capisce neanche ciò che sta facendo.

«Dai, Lenny...» mi sussurra, guardandomi dritto negli occhi.
I miei ormoni sono letteralmente impazziti, ma io non impazzirò insieme a loro.

«No. Andiamo, ti accompagno a casa» gli dico, facendolo alzare.

«No, per favore Lenny! Non portarmi a casa!» mi dice con gli occhi imploranti.

«Non voglio sentire scuse. O ti fai accompagnare a casa, o...» faccio un momento di pausa «...non ti parlerò mai più!».

«Va bene...» mi dice.

Gli sorrido, poi gli metto una mano sotto la spalla per aiutarlo a reggersi in piedi.
Apro la porta con la chiave che era rimasta nella serratura ed usciamo, per poi scendere giù dalle scale.

Cerco con lo sguardo Kate e la trovo subito: le punte dei suoi capelli blu si illuminano al buio.
Vedo che sta ballando insieme ad Abel, quindi posso anche lasciarla.
Usciamo fuori di casa e ci dirigiamo nel parcheggio, mentre i miei timpani ringraziano.

Tutto d'un tratto mi ricordo di un piccolo particolare: non ho una macchina.

«Ehm, Jolyon... tu hai la macchina, vero?» gli chiedo.

«Sì» mi risponde.

«E dove sono le chiavi?» gli chiedo di nuovo.

«Nella tasca. Ma non ricordo quale tasca» si mette a ridere.

Comincio a cercare le chiavi nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni, mentre i miei ormoni esplodono per via di quello che sto, involontariamente, toccando.
Alla fine li trovo nella tasca sinistra anteriore.

Lo porto verso la sua macchina e lo accompagno nel sedile anteriore del passeggero, poi io salgo in quello del guidatore.
Sebbene io non sia bravissimo a guidare non posso farlo fare a Jolyon, ci ucciderebbe entrambi.

Così metto in moto ed esco dal parcheggio.

«Jolyon, dove abiti?» gli chiedo.

«Non te lo dico» sorride.

«Jolyooon...» lo rimprovero.

«No, io non voglio andare a casa!» mette il broncio.

«Se ti fai portare a casa ti darò un bacio» gli prometto, ma non riesco neanche a finire la frase che subito dice «121, Nightmare Road!».

Mi metto a ridere e comincio a guidare verso Nightmare Road.
Arriviamo dopo circa mezz'ora.

«Allora, scendiamo» gli dico, parcheggiando la macchina nel lato opposto della strada, davanti casa sua.
Lo guardo bene. Penso proprio che mi farò dare una mano da uno dei suoi familiari a portarlo dentro casa. «Anzi, aspettami qui» gli dico, uscendo dalla macchina.

Vado davanti casa sua e sto quasi per suonare il campanello, quando dei rumori che provengono da dentro attirano la mia attenzione.
Così appoggio l'orecchio sulla porta, per cercare di capire qualcosa.

Sento una donna che piange, sembra molto addolorata.
Poi un altro rumore, molto forte e sordo. Quello di uno schiaffo.
E poi anche una voce maschile che dice «Puttana! Come cazzo ti sei permessa a difendere quel ragazzino di merda?! Non voglio più sentirtelo nominare quando non è a casa, hai capito?!».
Sento il rumore di un altro schiaffo.

Cazzo.

Faccio dietrofront e ritorno in macchina.

«Lenny?» mi chiede Jolyon, sorpreso quando rimetto in moto la macchina.

«Ho pensato che magari i tuoi genitori di potrebbero rimproverare. Ti porto a casa mia».

Dopo una mezz'oretta siamo arrivati a casa mia.
Apro la porta e porto al piano di sopra Jolyon.
A casa mia non abbiamo una camera degli ospiti, quindi dovremo dormire nello stesso letto.

«Lenny, non mi hai dato il bacio» mi dice Jolyon.

Mi metto a ridere «Non mi risulta che siamo a casa tua».
Mi mette il broncio. «Dai Jolyon, spogliati».

Mi fa un sorriso pervertito.

«No! Non intendevo in quel senso!» mi affretto a dirgli.

Lui si toglie la maglia, scoprendo degli addominali da paura.
Ma, vicino allo stomaco, ha un livido grande quanto il pugno di una mano.

«Ehi, ti fa male?» gli chiedo.

«No, tranquillo» mi risponde.
Toglie anche i pantaloni e si butta nel letto.

Mi tolgo anch'io la maglia.
Sicuramente non ho gli addominali super scolpiti di Jolyon, ma non sono messo male neanche io.

«Wow, Lenny» dice Jolyon. «Cazzo quanto sei bello».

«Si vede proprio che sei ubriaco!» rido. Poi mi sfilo anche i pantaloni.

Non faccio in tempo a prendere il pigiama che Jolyon mi tira su di sé, sorridendomi. «Sto ancora aspettando quel bacio...».

«Puoi aspettare all'infinito» rispondo, girandomi così da scendere dal letto.
Vado a spegnere le luci e mi metto di nuovo a letto.

Sono leggermente a disagio, ma il sonno è talmente tanto che mi addormento molto presto, subito dopo di Jolyon.

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