Capitolo 19

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Jolyon's Pov

«Oggi non avevo proprio voglia di alzarmi» mi dice Abel.

Siamo davanti al mio armadietto, mentre prendo i libri che mi serviranno per la prima ora.

«Quando mai tu hai voglia di alzarti?» rido in risposta.

«Oggi ne avevo meno del solito» mi risponde Abel, stropicciandosi gli occhi.

«E questo chi è?» chiede una ragazza dai capelli rossi alla sua amica dai capelli biondi, guardando un punto dietro di me con un'espressione che fa ben intendere che non sta pensando a nulla di casto e puro.

«Non può essere...» le risponde l'amica. «Quello è Len Green?!».

Mi giro di scatto dietro di me e vedo un ragazzo che fatico a riconoscere come Len.
È vestito con una t-shirt e un paio di jeans neri e ha in testa un cappello rosso.
Ha la mano destra dentro la tasca dei jeans, mentre con la mano sinistra tiene la bretella dello zaino che tiene poggiato soltanto sulla spalla sinistra.
Cammina con le spalle e la testa dritta, mentre di solito cammina guardando il pavimento, a meno che con lui non ci sia la sua amica, Paxton.

Cazzo, che cosa gli è successo?

«Beh, questo Len Green è appena entrato nella lista dei ragazzi della scuola da farsi assolutamente» sorride la rossa.
Oh, tesoro, quasi mi dispiace per te che lui sia gay. Ho detto quasi.

Poi la ragazza comincia a camminare verso di Len, fissandolo bene negli occhi.
Eh no, puttana!

«Len!» gli urlo, correndo letteralmente davanti a lui.

«Ciao» mi saluta, facendomi un leggero sorriso. Le sue guance sono diventate leggermente rosse.

Vedo con la coda dell'occhio la ragazza che se ne torna indietro dalla sua amica.
Non puoi fottere con me, puttana da quattro soldi!

«Ti volevo chiedere se anche oggi pomeriggio dobbiamo studiare insieme» invento la prima cosa che mi viene in mente.

«Beh... penso di sì. Tu hai impegni?» mi chiede.

«A dire la verità no. Ma pensavo che, se vuoi, possiamo andare a prendere qualcosa fuori invece che stare sempre chiusi in casa. Ti va?» gli chiedo.
Esatto, sto trasformando una banale richiesta fatta su due piedi in una richiesta di appuntamento, sebbene non l'abbia detto letteralmente. Mi dovrebbero chiamare Cupido.

«S-sì va bene» mi sorride, e questa volta è diventato completamente rosso.

«Allora alla fine della scuola ti aspetto nella mia macchina» gli sorrido.

Me ne torno davanti al mio armadietto e tiro un'occhiataccia alla ragazza rossa di poco fa.

«Che cosa gli hai chiesto?» mi sorride malizioso Abel.

«Gli ho chiesto se aveva voglia di andare a prendere qualcosa, dopo scuola. E naturalmente ha risposto di sì» gli sorrido, chiudendo il mio armadietto. «Gli ho chiesto un appuntamento e ho tenuto lontano da lui una morta di cazzo in un colpo solo».

«Mica male!» mi sorride Abel.
La campanella suona. «Andiamo, la tua amata matematica ti attende» mi sorride, cominciando ad andare verso l'aula di matematica.

«Non vedo l'ora...» dico sarcastico, seguendolo.
Matematica a prima ora. Che vita di merda!

Len's Pov

«Oddio! Ti ha chiesto un appuntamento!» dice Kate, lanciando un paio di urletti.

Se non ci ha ucciso l'altro giorno, sono sicuro che la prof di letteratura classica ci ucciderà oggi se Kate non la smette di urlare.

«Chissà cosa farete questa notte...» mi sorride Kate.

«KATE!» le urlo.

«Lennox Green! Fuori dall'aula!» mi urla la prof.

Oh no!
Lancio un'occhiata a Kate, per poi uscire dalla classe sotto le occhiatacce della prof.

Non volendo farmi vedere fuori dall'aula vado verso il bagno maschile.

Nel corridoio vedo una ragazza dai capelli rossi, gli occhi azzurri e le lentiggini sul naso.
Questa mi sorride «Ma ciao!».

«Ciao» rispondo.
Penso di averla vista un paio di volte, nel cambio dell'ora o a mensa, ma comunque non le ho mai rivolto la parola e lei ha fatto la stessa cosa con me.

«Non so se mi conosci» mi sorride, attorcigliando una ciocca di capelli nel suo dito. «Mi chiamo Spencer».

«Len» le rispondo.

«Questo lo so già» fa una risatina.
Oddio, questa è una stalker!
«Sai, Len, non ti avevo mai notato» ok, non è una stalker «e mi chiedo come mai, dato che solitamente non mi lascio mai scappare le bellezze come la tua».

«Oh, grazie...?» le rispondo, non troppo sicuro.
Una ragazza che non conosco mi ha davvero fatto un complimento?

«Ti andrebbe di andare a prendere qualcosa fuori, uno di questi giorni?» mi chiede.
Naturalmente non voglio, ma ho paura di ferirla.
Per quanto io non sia ai livelli di bellezza di poter ferire una ragazza con un mio rifiuto, non voglio comunque.

Sto per risponderle, quando Kate spunta da dietro l'angolo.
«Len!» arriva verso di me. «La professoressa ti rivuole in classe».
Fissa Spencer, per poi fare un'espressione difficile da decifrare: sorpresa e... disgusto?

«Io devo andare» dico a Spencer.

«Certo, vai pure» mi sorride.

Così io e Kate ci avviamo verso la classe di letteratura.

«La conosci?» chiedo a Kate.

«Se conosco Spencer Hale? Vorrei risponderti di no» sbuffa.

«Che cos'ha?» le chiedo.

«Spencer Hale ha la mia età, andavamo nella stessa scuola. Diciamo che ha la fama di non essere una tanto difficile da farsi e per questo tutti i ragazzi le sono sempre andati dietro, fin da quando eravamo piccole» mi racconta.

«Mi ha chiesto di uscire, poco prima che tu arrivassi. E io sapevo a stento il suo nome» le confido.

«Tu avresti accettato?» mi chiede Kate.

«Vuoi scherzare? Ho già una persona con cui uscire» le faccio un sorriso leggermente malizioso.

«Wow! Quello era un accenno di sorriso pervertito?» ride Kate. «Benedetto Jolyon, riesce a tirare fuori il peggio di te!».

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