Capitolo 21

6.3K 358 354
                                    

«Ecco a voi!» ci sorride la signora Pattinson, portando i nostri waffle al tavolino.

«Grazie mille!» sorride Jolyon. Poi dà uno sguardo ai suoi waffle e scoppia a ridere «Signora Pattinson! Ancora con questa storia?».

Guardo i suoi waffle e vedo che, sopra la Nutella sciolta, con della panna c'è scritto Andrev.

«Non finirò mai» ride anche lei, tornando dietro al bancone.

«Mio padre, un pomeriggio, per farmi arrabbiare fece scrivere sopra i waffle 'Andrev', il mio secondo nome che non mi è mai piaciuto» mi spiega, sorridendomi. «Ma forse tu non capisci i drammi dei secondi nomi brutti».

«Non capisco i drammi dei secondi nomi brutti, ma conosco i drammi dei primi nomi brutti» rispondo, mangiando un pezzo di waffle. «Il mio nome completo è 'Lennox'».

«A me 'Lennox' piace» mi sorride Jolyon.
In questo momento mi sento più sciolto della Nutella sui waffle.

«Anche a me piace 'Andrev'» gli sorrido e sono sicuro di essere diventato rosso. «Ma non è inglese, giusto?».

«Esatto, è bretone. Mia madre è originaria della Bretagna» mi spiega, spalmando la panna su tutto il waffle, per poi mangiarne un pezzo con la sua solita postura perfetta.
«Tu invece perché ti chiami Lennox?».

«Perché i miei genitori hanno un pessimo gusto in fatto di nomi. Se fossi stato femmina mi avrebbero chiamato Willow» confesso.

Jolyon trattiene una risata. «Allora, ti piacciono i waffle, Willow?».

«Sono buonissimi, Andrev» gli sorrido.
Ok, non ditemi che stiamo flirtando altrimenti mi metto ad urlare. Sì, lo so, sembro una ragazzina di dodici anni in preda agli ormoni, ma che ci posso fare?

Continuiamo a mangiare i waffle parlando del più e del meno.
Ho scoperto che domani pomeriggio deve andare all'allenamento di basket, perché tra poco avranno una partita per nulla facile e devono allenarsi tutti al massimo.
Mi ha anche invitato ad andarci e io, giustamente, ho risposto che devo vedere. Se rispondo subito di sì è come se accendessi una freccia neon su di me con scritto 'sono innamorato di te' e non mi va proprio.

Finiamo i waffle e Jolyon va a pagare.
Vedo che la signora Pattinson lo ferma un po' più del dovuto, forse gli sta dicendo qualcosa...
Poi Jolyon mi raggiunge, sorridendo.
«Ti accompagno a casa?».

«Beh, sì grazie» rispondo. «Se vuoi puoi venire anche tu... così diamo un'occhiata in più alla presentazione orale» sono sicuramente diventato rosso.

«Certo, se non do disturbo» mi sorride in risposta lui.
Penso quasi di intravedere un leggero rossore sulle sue guance, ma sono sicuro che sia soltanto la mia impressione.

Saliamo in macchina e dopo una ventina di minuti siamo già a casa mia.
I miei genitori non ci sono, saranno sicuramente andati a fare la spesa.

Saliamo in camera mia e subito prendo il quaderno con lo schema della presentazione orale.
Abbiamo approfondito le tredici colonie, gli Atti di Navigazione, la guerra dei Sette anni, lo Sugar Act, il Boston Tea Party che è stata la prima cosa che abbiamo fatto, il Primo congresso continentale di Filadelfia, l'elezione di George Washington, la Conquista del West e lo sterminio degli indiani.
Abbiamo praticamente già fatto tutto, dobbiamo soltanto imparare a ripeterlo in modo scorrevole.

Jolyon guarda una mia foto sul comò: avevo quattro anni e stavo abbracciando un coniglio di pezza.
«Che dolce!» mi dice, sorridendomi.

«Quel coniglio si chiamava Peter, perché adoravo 'la storia di Peter il coniglio' di Beatrix Potter» sorrido anch'io.

«Anche mio padre mi leggeva le fiabe illustrate da Beatrix Potter» mi sorride, con un velo di malinconia. «Mia madre ha poi venduto tutti i libri».

Mi avvicino alla libreria e prendo proprio 'la storia di Peter il coniglio' e gliela porgo.
«So che non hai più quattro anni, ma se ti viene voglia di leggerla...».

Guarda il libro e mi fa un sorriso meraviglioso. Poi posa il libro sul comò e si avvicina a me.
Con una mano mi prende il viso.
«Sei sempre più interessante, Lennox Green. E anche adorabile». Chiude gli occhi.

Poi mi bacia.

Il mio corpo viene attraversato da infinite scosse elettriche e chiudo gli occhi anch'io, per godermi questa sensazione appieno.

È un normalissimo bacio.
Non ha aperto la bocca, non sta usando la lingua. Semplicemente mi ha preso il viso tra le mani e sta tenendo le sue labbra poggiate sulle mie.
È un bacio caldo, che riesce a mettermi sicurezza.

Si stacca da me e mi guarda con i suoi meravigliosi occhi azzurri.
Mi sorride, gli sorrido anch'io.

«Non pensavo fossi gay» gli rispondo.
Sì, è l'unica cosa che mi viene in mente da dire per togliere questo leggero imbarazzo che sto provando in questo momento, ok? Non giudicatemi!

«Non sono gay. Sono pansessuale» mi risponde, continuando a sorridere.

«Quindi ti piace il pane?» gli chiedo.

Scoppia a ridere e si allontana da me.
«Ok, non puoi essere serio!» e continua a ridere.

Perché ti allontani?! Vieni qui!
Mi riavvicino di nuovo a lui e gli do un bacio a stampo.

«Continuo a pensare che tu sia interessante» mi guarda, con un'espressione che mi fa venire realmente voglia di togliergli tutti i vestiti che ha indosso.
Poi ricomincia a baciarmi, dandomi dei baci più veloci di quello di prima e aprendo leggermente la bocca.
Non mi sento minimamente in imbarazzo adesso. Sebbene io non abbia mai baciato nessuno, e di conseguenza non lo so fare, non ho paura perché lui è sicuro ed è come se le sue stesse labbra mi indicassero i movimenti da fare.

Mi mette a muro e comincia a darmi dei baci umidi lungo il collo.
Non riesco a trattenere i gemiti.
Mi infila le mani sotto la maglia, toccandomi la schiena e a volte soffermandosi a giocare con l'orlo dei miei jeans.

«Jo-jolyon...» sussurro.

«Len» mi dice lui, con una voce roca.
Oddio, sento di aver appena sentito qualcosa muoversi lì sotto!

«Do-dobbiamo finire di studiare per la presentazione orale» continuo a sussurrare, tra i gemiti.

«Tanto qualcosa di orale la stiamo facendo lo stesso» risponde, con la solita voce roca.
Adesso si ci mette anche facendo battute? Questo è giocare sporco.

«Jo-jolyon... dobbiamo finirla...» continuo a dirgli sussurrando, dato che è l'unica cosa che riesco a fare.

«Va bene» si stacca dal mio collo.
Mette le mani nelle due tasche posteriori dei miei jeans e mi da un bacio veloce. «Andiamo a finire questa presentazione».
Poi si stacca completamente da me e si siede alla mia scrivania.

Faccio per sedermi sulla sedia «Ah, sappi che i tuoi genitori potrebbero scoprire, o sospettare,  quello che abbiamo fatto».

«Come?» gli rispondo preoccupato.

Lui mi indica il collo, così io corro subito nel bagno della mia camera a guardarmi allo specchio.
Vedo che ho un succhiotto rosso acceso e anche molto grande sul collo.

Oddio! E adesso come faccio?!

I Was WrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora